lunedì 30 luglio 2007

Sei un Dio di Pino Boresta



Italiani? Brava gente!

Si dice che… i galleristi creano la fortuna o la disgrazia di un artista. È uno sporco lavoro ma qualcuno dovrà pur farlo?

















CHARLES SAATCHI Dice che non va mai a nessuna inaugurazione. Deve essere vero, anche alle mie non l’ho mai visto. Dice che adora gli artisti ma non li frequenta perché spesso sono persone non equilibrate. Visto che gli zoo si stanno spopolando speriamo che a qualcuno non venga l’idea di sostituire i vecchi inquilini con degli artisti. Dice che si considera un eremita e ha poca simpatia per giornalisti e fotografi. Disse un saggio “Devo farla finita con l’immagine che ho di me stesso. Così non sarò più ferito”. Dice che, ha un debole per l’Italia, e sono parecchi anni che aspetta che il Bel Paese produca un buon artista. Caro Charles dove hai cercato? Con chi ti sei consigliato?… Ahi; ahi, ahi! Dice che, i collezionisti non sono suoi rivali per il semplice fatto che non possono spendere le sue cifre. A tale proposito mi viene in mente uno slogan pubblicitario di qualche tempo fa che diceva “Spende bene chi spende meglio”. Può essere utile? Dice che, Andy Warhol è un dio, Jackson Pollock è un dio, Damian Hirst lo diventerà. Scusa Charles, che scuola bisogna frequentare, per questa laurea da Dio? Così se uno dei miei figli alla domanda “Che cosa vuoi fare da grande?” mi risponde “Voglio fare Dio” so a chi rivolgermi. Visto i tempi e sempre meglio non farsi trovare impreparato, non credi?

PHILOMENE MAGERS Dice che l’artista più sottovalutato è il sacro Dan Flavin, e vabbè! Ma poi aggiunge anche il fotografo Vincenzo Castella… Mah! Dice che ogni gallerista ha ciò che si merita: “Dio li fa e poi li accoppia”. Scusa, in che senso? In ogni modo, se questo è vero si capiscono molte cose. Dice che una volta ha esposto il quadro Black Painting di Ad Reinhardt ponendovi accanto una targa con le regole su come si dipinge. In molti hanno criticato, ma poi è arrivato il principe azzurro (un direttore di museo) e si è comprato l’uno e l’altro. Vale a dire, l’opera completa della cara Cenerentola Magers?


























WILLIAM ACQUAVELLA Dice che l’artista più sottovalutato è Fausto Melotti. Allora quelli di telemarket hanno ragione? Dice che vendere, oggi è un gioco da bambini, ma ha dimenticato i trucchi per convincere un collezionista ad acquistare. Venghino signori venghino, senza trucchi e senza inganni. Dice che il suo miglior affare è stato farsi convincere da L. Freud a posare per lui. Capito? Artisti & Company! Il ritratto paga sempre.


BARBARA GLADSTONE Dice che la forma d’arte più sottovalutata e l’astrattismo. Allora stiamo ancora a caro amico? Dice che, gli artisti sono molto coraggiosi perché mettono a nudo sé stessi. In tutti sensi, e sempre più spesso. Non incoraggiamoli. Dice che una volta riuscì a convincere per telefono, un collezionista, a comprare a scatola chiusa un’opera di CY Twombly e questi lo ringrazia tuttora. Forse ancora deve aprire la scatola?

THADDAEUS ROPAC Dice che gli artisti più sottovalutati sono Arnulf Rainer e Bernhard Martin. Su di noi, nemmeno una lacrima, canta Pupo. Dice che Cattelan ha copiato Tom Sachs con l’opera degli impiccati. Stiamo ancora a “maestra, maestra m’ha copiato”?! Dice che, lui è privo di pazienza e la trova solo quando si vuole arruffianare un artista che gli interessa. E come dice Califano “Tutto il resto è noia, noia, noia, noia, maledetta noia”.


JAN KRUGIER Dice che l’artista più sottovalutato è Picasso. Ho un sospetto… che sia un artista che tratta lui? Dice che gli artisti sopravvalutati sono molti. “Si può dare di più senza essere eroi” strilla il trio canterino sanremese Tozzi, Morandi, Ruggeri. Dice che gli artisti non sono più leali con il proprio gallerista. Questione di feeling…sostiene Cocciante. Dice che prima esistevano delle strategie, oggi bisogna solo essere bravi e rapidi a comprare e rivendere. Che ci sia il suo zampino nella Transavanguardia? Dice che il quadro più bello del mondo è il n. 10 di M. Rothko. Guarda caso anche questo è suo.

JUANA DE AIZPURU Dice che l’artista più sottovalutato è una donna, Dora Garcia, ma i suoi lavori interessano solo i curatori dei musei. Cara mia, il popolo è sovrano e un motivo ci sarà, o no? Di quelli italiani, che io conosco, con biennali a go-go e concorsi a ripetizione so io il perché. Dice che gli artisti sopravvalutati sono quelli che producono opere decorative capite dalle masse. A lei piacciono quelli complessi ed ermetici. Insomma quelli misteriosi e innovativi al punto tale che nessuno vi capisce un’emerita mazza. Continuiamo a farci del male! Come dice il Nanni nazionale. Dice che non si può creare un artista dal nulla. Certo! Meglio se ammanicati, impaccati di soldi e di buona famiglia.


MASSIMO DI CARLO Dice che l’artista più sottovalutato è Giorgio De Chirico. Eppure non sembrerebbe alla portata di tutti. Forse c’è De Chirico e De Chirico? Dice che l’artista più sopravvalutato è Damien Hirst. E chiamalo stupido? C’è chi cambia l’acqua all’acquario e chi lo squalo in formaldeide, a ognuno il suo. Dice che la cosa più odiosa del suo lavoro sono le cene dove si parla dei massimi sistemi, ma in realtà ognuno cerca di fare le scarpe all’altro. Che bella gente! Come dice Cristicchi. Dice che, il suo migliore affare e stato un G. Morandi comprato a 16 milioni nel 1976 e rivenduto a un miliardo nel 1993. Potenza della lira o erano altri tempi?

GEORGE FREI Dice che l’artista più sottovalutato è uno svizzero che per tutta la vita ha dipinto solo mucche, Franz Kuhn. Almeno quelle vere fanno il latte. Qualcuno dovrebbe suggerirgli di dipingere bottiglie: sono più gettonate e anche se le ha già fatte un certo Giorgio può sempre esporre le sue capovolte, in stile Baseliz. Ma forse può farlo anche con le vacche, chi sa? Dice che l’artista più sopravvalutato è Mario Merz e tutta l’arte povera perché chiunque poteva farla. Questa me puzza tanto come quelli che guardano un quadro di uno dei 3K (Klee Klein Kline) e dicono; “Questo posso farlo pure io”. Dice che Julian Schnabel possiede il physique du rôle e M. Cattelan è un bravo attore, a far lievitare le sue quotazioni. Ma chi è il regista? Dice che gli dà fastidio che tutti facciano finta di capire qualcosa, ma nessuno ha voglia di cercare nuovi talenti. Quello che dico sempre pure io.

HYUN-SOOK LEE Dice che gli artisti più sopravvalutati sono quelli cinesi. Vabbè, vecchie storie di confine. Dice che lei non ostacola l’ego degli artisti ma si rassegna ai loro capricci perché sono personalità con pochi freni inibitori. Nel senso che sono sempre arrapati o altro? Dice che è importante capire gli artisti un attimo prima che se ne accorgano gli altri. Allora, aspetta e spera l’attimo fungente!

MASSIMO DE CARLO Dice che gli artisti più sottovalutati sono i suoi e quelli più sopravvalutati quelli degli altri. Sincero! Ma bisogna vedere dentro le cose per capirne di più. Dice che, ha provato a lavorare con Gabriel Orozco ma non ha funzionato. Avanti un altro, c’è posto. Dice che Dan Flavin ha dei problemi con il tubo flessibile della doccia. Lunga vita a Dan. Non voglio che ci lasci senza spiegarci prima il perché di tale arcano. Dice che per ottenere un artista mette sul piatto le stesse armi degli altri: le straordinarie mostre da lui organizzate e la fitta rete di conoscenze costruitasi in questi anni. Attenzione! Quando si è in guerra e si combatte contro i carri armati conviene farsi tappetino, me lo ha spiegato una mia vecchia amica, o era un amico?


Liberamente tratto (e commentato) dall’articolo “Il club dei galleristi” di Paola De Carolis, interviste di Diamante d’Alessio, nel supplemento “Style” (ottobre 2006) del “Corriere della Sera”. Con simpatia a tutti i personaggi citati ma ancora di più agli innominati.
Pubblicato su "Juliet" n. 131 February – March 2007

In foto; Charles Saatchi, Paul Klee, Ives Klein, Franz Kline.

Boia chi molla di Pino Boresta



“Boia chi molla” é di destra o di sinistra?

Non bisogna perdere nemmeno una opportunità per avere un po’ di visibilità, lo sappiamo bene tutti che ogni ghiotta occasione va sfruttata al meglio e il Giancarlo Politi è troppo furbo ed intelligente per farsi sfuggire simili occasioni. Eppure chiamare un esposizione “Padiglione Italia out of biennale” le avrà dato realmente un valore aggiunto? Inutile ciurlare nel manico (o come si dice) perché in realtà la cosa più interessante sono state le partecipazioni, tanto è vero che potrei spiegarvi una per una tutte le motivazioni, da quella affettiva a quella più squisitamente economica a quella di solo opportunismo etc., che hanno determinato ogni singola scelta dei rispettivi curatori e i suoi quattro moschettieri artisti (questo si che sarebbe stato un bel titolo per una mostra “1 critico x 4 moschettieri”, vedi bastava chiedere a me) compreso il misterioso giallo del critico – Andrea Bellini - che ha scelto di invitarne solamente 3, poi diventati addirittura 2. Ai più attenti non sarà di certo sfuggito. Volete sapere perché? Non vi resta che leggere sin da questo numero il piccolo spazio fisso intitolato proprio “Boia chi molla”, tra le notizie spray. Vi troverete tutto quello che avreste voluto sapere ma che gli altri non hanno il coraggio di dirvi. Ehi ragazzi!…altro che il libro di Damien Hirst, vi spiego io come stanno le cose.Anzi esorto tutti coloro che abbiano nuove verità e notizie scottanti a inviarmele in modo che questo nuovo spazio su Juliet diventi una sorta di monitoraggio del sistema, una specie di ARTreport che sveli arcani e misteri. Moggi, Giraudi, Artcupole dell’arte tremate. Proviamo per una volta a smantellare e resettare quello che oggi sembra essere diventato un clichè da rispettare? Per dirla scientificamente, il problema dell’arte oggi in Italia è l’attuale sistema culturale che effettua decisioni attuando una selezione deformante sulla base del possibile sfruttamento economico sociale dell’artista scelto come persona fisica e non nel suo lavoro. Intendo dire che ho notato come spesso le caratteristiche ritenute necessarie dall’art system per attrarre rapidamente l’attenzione di tutti quei soggetti che determinano il risultato, spesso illusorio del temporaneo successo, sembrerebbero essere considerate da un po’ di tempo sempre le stesse, e cioè la condizione economico-sociale del soggetto. Ho notato addirittura come questo, ultimamente, avviene spesso seguendo una regola proporzionale in base alla quale l’ascesa è tanto più rapida quanto più forti sonno le due componenti. Ciò determina una totale assenza di attenzione nei confronti di coloro che non essendo sfruttabili, quindi inutili e non funzionali ai loro programmi, vengono emarginati con una ostruzione sistematica in quanto ritenuti anche dannosi e forvianti. Salvo essere eventualmente riesumati postumi in caso di sopravvenuta utilità funzionale agli interessi divenuti manovrabili. E questa la chiamano democrazia dell’arte? Quando Angelo Capasso (su exibart.onpaper) dice che “l’arte è democratica ma si muove su un campo di battaglia” si sbaglia perché oggi in Italia “l’arte non è democrazia” ma “l’arte è privilegio”. Io credo che in quello che lui ha definito “campo di battaglia” ognuno utilizza le armi che ha disposizione tuttavia se sugli aerei non metti i piloti più bravi ma quelli più raccomandati e ricchi, che si sono comprarti il posto, difficilmente si può vincere una guerra, non credete? Ma che minchia sto dicendo? Quelli furbi non fanno neanche la guerra, vanno avanti fino al via e ritirano le 20.000 (come diceva un famoso cartoncino degli imprevisti del monopoli). E le nostre sconfitte in campo internazionali aumentano.
Ma qualcuno forse se ne sta accorgendo.
Non è un caso che l’articolo di una giornale, a forte tiratura faccia vedere, con tanto di grafico, come il 50% di quelli che trovano lavoro nel mondo è grazie a parenti e amici mentre in Italia questa percentuale sale addirittura al 85%. Sarà forse per questo che io non riesco a trovare un gallerista che mi sostenga? Non è un caso che finalmente da più parti si cominci a rivelare che nella totalità dei concorsi che vengono fatti in Italia per rivestire ruoli di ricercatore o qualsiasi altra posizione non sono mai i migliori a vincere, e tra quelli scelti i raccomandati sono sempre oltre il 90%. Sarà forse per questo che l’unico premio da me vinto è un concorso anonimo dove la scelta era determinata solo ed esclusivamente dalla qualità dell’opera? Non è un caso se in un sondaggio di una trasmissione televisiva quando si è chiesto se l’Italia sia il paese dei privilegiati il 95% ha risposto Si! Sarà per questo che ogni qual volta ho proposto ad associazioni, fondazioni ed istituzioni dei miei progetti mi sono sentito rispondere che l’idea era interessante ma non avevano risorse da potere mettere a mia disposizione? E poi mi vengono a chiedere di firmare le loro petizioni!….. Incominciavo a pensare che presto il cinismo galoppante del sistema non mi avrebbe più dato la possibilità di lamentarmi e vi assicuro che ne ho ben donde visto che continuano a farlo a gran voce tutti coloro che non ne avrebbero nessun motivo. Come dici? Ecco qui l’ennesimo sfigato? Si!…me l’ha scritto un certo Piero Golia in risposta ad un e-mail dove vi era il link di un mio lavoro di net-art che gli era giunto. “Sei solo uno sfigato” mi ha detto.
Ma chi è l’artista sfigato?
Quanti ce ne sono stati nella storia dell’arte?
E mi chiedo questo, cercando di non scomodare un Piero Manzoni qualsiasi. Se un artista come Maurizio Cattelan in un intervista afferma che considera il suo primo periodo come quello di un artista sfigato cosa devo fare? Devo prenderla come un complimento? Devo cercare di diventare un allievo di Alberto Garutti? O devo pescare un altro cartoncino degli imprevisti sperando che questa volta sia quello che dice “Andate sino a Largo Colombo, e se passate dal Via! ritirate le 20.000 lire” ?


Sunto tratto dal comunicato ufficiale:
Domenica 3 luglio, a partire dalle ore 11 e sino alle ore 20, al Trevi Flash
Art Museum (Trevi PG, Palazzo Lucarini) si inaugura il PADIGLIONE ITALIA out of Biennale. Il PADIGLIONE ITALIA out of Biennale nasce come forma di protesta dimostrativa e attiva nei confronti del Presidente della Biennale di Venezia, Davide Croff e delle due curatrici della Biennale stessa, Maria De Corral e Rosa Martinéz, per non aver ripristinato il Padiglione Italia che, sin dagli inizi della storica rassegna, ha rappresentato sempre una vetrina e una grande opportunità, sia nazionale che internazionale, per gli artisti italiani. L'aver soppresso questo Padiglione (che sembra venga ripristinato e, speriamo, in maniera ampia e autorevole), ha significato un totale disprezzo nei confronti del paese organizzatore e finanziatore dell'evento. Ha anche significato una totale mancanza di sensibilità e professionalità da parte del nuovo Presidente Davide Croff, certamente ottimo manager ma pessimo conoscitore del sistema dell'arte italiano e internazionale. In ogni grande rassegna (Documenta, San Paolo, Corea, ecc.) il paese organizzatore e finanziatore dell'evento si ritaglia un significativo spazio per i propri artisti. Attitudine che qualsiasi osservatore internazionale comprende, giustifica e anzi avalla. Chi non capisce che il paese ospitante e finanziatore abbia qualche diritto più degli altri?

Elenco curatori e artisti invitati a PADIGLIONE ITALIA out of Biennale

LUCA BEATRICE: Marco Cingolani, Valentina D'Amaro, Massimo Kaufmann, Aldo Mondino
ANDREA BELLINI: Piero Golia, Gabriele Picco (Gianni Caravaggio)
MAURIZIO COCCIA: Mario Consiglio, Giorgio Lupattelli, Elisa Macellari e
Alessandro Tinelli
CHIARA LEONI: Nicola Carignani, Deborah Ligorio, Rä di Martino, Mario Rizzi
GIANLUCA MARZIANI: Matteo Basilè, Robert Gligorov, Rafael Pareja, Adrian Tranquilli
GUIDO MOLINARI: David Casini, Luca Trevisani, Nico Vascellari, Luca Vitone
FRANCESCA PASINI: Chiara Camoni, Marta Dell'Angelo, Marcello Maloberti, Marcella Vanzo
BARTOLOMEO PIETROMARCHI: Elisabetta Benassi, Rossella Biscotti, Jorge Peris, Lorenzo Scotto di Luzio
GIANCARLO POLITI: Carla Accardi, Getulio Alviani, Enrico Castellani, Gabo, Angelo Mosca
ALESSANDRO RIVA: Aldo Damioli, Marco Petrus, Luca Pignatelli, Paolo
Schmidlin
MAURIZIO SCIACCALUGA: Davide Coltro, Giacomo Costa, Fulvio Di Piazza, Federico Guida

Pubblicato su "Juliet" n. 129 October – November 2006
In foto; Luciano Moggi, Opera digitale, Maurizio Cattelan, Alberto Garutti, Piero Golia.

Sei un mito di Pino Boresta

























Se gli 883 fossero degli artisti

Spulciando il catalogo di Artefiera apprendo che lo zero viene prima della “A” e non dopo la “Z”. Infatti, gli 0100101110101101.org sono i primi della lista alla faccia di Claudio Abate che non avrebbe mai pensato di essere battuto così, e soprattutto facendola in barba ai Vedovamazzei che il nome se lo sono pure scelto. Ma un dubbio mi attanaglia: se gli 883 fossero degli artisti visivi sarebbero prima o dopo gli 0100101110101101.org? Ma andiamo avanti: leggo in prima posizione‚ l’immancabile Carla Accardi con 5 gallerie al suo attivo, poi c’è Afro che la supera con ben 8 gallerie, segue Matteo Basilè sempre gettonatissimo con 6 e arrivo ad Alighiero Boetti che passa in testa con 10 spazi a suo favore. Continuando c’è Burri anche lui a quota 10, Campigli a 9, Capogrossi a 8, Castellani a 7, de Chirico che con 11 scavalca di una lunghezza, fino ad arrivare al grande Lucio Fontana che quest’anno sbanca e dà la biada a tutti con 28 gallerie che vendono sue opere. Prima della “R” troviamo Jannis Kounellis (vivente!) con 8 gallerie, il geniale Piero Manzoni con 5.






Poi abbiamo M.Marini con 5 (morto), A.Martini con 4 (morto), F.Melotti con 8 (morto), J.Mirò con 5 (morto), G.Morandi con 8 (morto), Nunzio con 7 che si gratta le palle vivamente e altrettanto fa Paladino con 12. Si continua con Picasso con 7 (qualcuno sostiene l’immortale, ma in che senso?) primo degli stranieri considerando Kounellis italiano d’adozione, Pistoletto con 9 sempre pimpante con il suo bel cappello viola (chi mi conosce sa che ho un debole per i borsalino). Finalmente arriviamo al magnifico Mimmo Rotella morto poco tempo fa, inspiegabilmente con una sola galleria che lo espone. Ora credo che questo punto meriti un’analisi, visto che l’altr’anno, quando lui era ancora in vita, la fiera era completamente invasa dai suoi decollage (qualche maligno sostiene che sapevano che stava male; chissà se è vero?) Cosa è successo? Come mai la logica del crudele mercato si è questa volta rifiutata di funzionare? (o forse ha funzionato meglio?) Sarebbe pertanto interessante sapere quale dei seguenti fatti può essere intervenuto: Tutti i galleristi per rispetto nei confronti dell’importante artista hanno deciso di onorarlo non esponendolo (ma forse vendendolo); a differenza della galleria Aminta di Siena hanno deciso di aspettare che la naturale domanda faccia lievitare i prezzi delle opere che nel frattempo vengono conservate in magazzino; non hanno fatto in tempo a inserirlo perché il catalogo era già in stampa. Vorrei terminare qui ma l’alfabeto me lo impedisce, perciò vi dico che superando la “R” abbiamo Salvo 5, Severini 6, Spalletti 7, Warhol 6, Zorio 6 e a chiudere Italo Zuffi 1 condannato a essere quasi sempre ultimo della lista per motivi famigliari. Ma meglio ultimi con una sola galleria che promuove il tuo lavoro che non esserci per niente come succede invece per molti bravi artisti che meriterebbero e invece continuano a mancare, come Cesare Viel o Sergio Lombardo (che in realtà ho visto esposto con un suo bel monocromo nero, ma chi sa come vanno queste cose?) La prossima volta mi dedicherò alle classifiche di Flash Art e staremo a vedere che cosa ne viene fuori.




















Pubblicato su "Juliet" n. 127 April – May 2006

In foto; Alighiero Boetti, Gli 883, Mimmo Rotella, Michelangelo Pistoletto, Sergio Lombardo.

mercoledì 18 luglio 2007

Vibrazioni ad ArteFiera di Pino Boresta





“…spesso poi mi risucchiano…”


“La storia è poi semplice…” Tutti sappiamo che succhiando succhiando si può arrivare molto in alto, ma se ci fai un video puoi arrivare fino ad ArteFiera. Così ha fatto Jen DeNike dove si vede lei che succhia e si fa succhiare dalle sue amiche le dita dei piedi. Potenza della libido nell’arte o dell’arte libidinosa? Su questa strada troviamo il solito bel nudo di culo che tenta di sedersi su sedie sempre diverse e sempre troppo piccole per le sue natiche. (Paola Pivi). A seguire la bella foto di chi viene fotografato mentre lui stesso fotografa la sua dolce metà nuda sul letto (Pellegrini, Mocellin). Più abbottonate, ma con delle zip, le opere di S. Arienti.
Per i più piccoli abbiamo la locomotiva che cammina ma non avanza, grazie a un semplice stratagemma tecnico ideato da Robert Barta. Oppure, l’art cube di Susid Pawel o l’Harry Potter orientale Lu Hunsheng che tenta di spiccare il volo su una scopa di saggina.
Per la serie i burloni, troviamo Roberto Ago con tanta voglia di ready made e le sue tapparelle in alluminio, vendute. Niente bollino rosso invece per la sua cornice Ikea 70x100 intonsa. Una domanda sorge spontanea da dove nasce tanta pulizia?
Il curriculum dice allievo di Garutti e Fabro.
Per la sezione macro opere Susy Gomez ha pensato e realizzato un enorme borsa di coccodrillo. Vita dura per gli scippatori.
Per comprare M. Schifano in sicurezza consiglio la galleria Giò Marconi.
Nel frattempo un uccellino si gode la fiera imprigionato in un ventilatore sperando che i due creativi (Pantano, Surace) non abbiano calori e decidano di attivare la sua gabbia. Artisti come potenziali boia? Ma quali saranno mai i delitti commessi dal pennuto? Per quel bastardo del pesce rosso consiglio il cestello della lavatrice.
Le stelle non dicono guai in vista i prossimi 7 anni, per A. Pirri, nonostante la gran quantità di specchi rotti. La superstizione va abolita.
Ma è veramente tuo marito? Ma lui dove lo hai scovato? Ma è tua sorella gemella?
Ma il marito è vero? Domande liberamente tratte dall’opera “Un matrimonio felice”.
Avrei pure io una domanda per Daniela Coscioni. Ma saranno pure cazzi vostri?
Ha proposito of question… “Come premiare gli artisti?” È il titolo del convegno di oggi all’art cafè, non posso perderlo. Tra i presenti P. Sacco dice qualcosa di sensato, peccato non sia la prima volta, ma poi non cambia nulla. Mentre continuo ad ascoltare sfoglio il catalogo del premio FURLA e leggo le date di nascita degli artisti selezionati; Mariateresa 1961, Norma 1962, Letizia 1963, Lorenza 1964, Marcello 1966. Scopro così di essere ancora un giovane artista italiano. Quindi, dico a me stesso, “C’è posto anche per me, devo solo trovare il modo di diventare un artista interessante”. Maturata questa idiota riflessione saluto quei pochi conoscenti che ancora hanno il coraggio di salutarmi e me ne vado.
Appena esco dalla sala m’imbatto nell’opera del fenomeno, il mago, il Michelangelo del cartone vincitore del premi Cairo, Chris Gilmour. A Roma sulla tuscolana c’è il negozio di un artigiano del giunco che fino a poco tempo fa esponeva una splendida moto realizzata interamente con canne di bambù, ma lui a Bologna non c'era e non credo abbia vinto premi, al massimo avrà venduto la sua opera a pochi euro.
Ho visto poi sculture di chewing gum, di cioccolata, fatte con tappi di bottiglia, con tavolette del domino, e chi sa che altro verrà fuori, ma io sono pronto a tutto, avanti stupitemi. Banalità delle banalità, le sculture più belle erano invece fatte di legno, quelle di Gerhard Demetz, pose di adolescenti catturati in attimi folgoranti.
Ho visto poi la sgommata sul fango di Sabine Gross, bella l’idea brutta l’opera.
Ho visto aggirarsi per la fiera Carmine Capuano con il suo cartello al collo professando il manierismo geometrico, brutta l’idea e brutto pure lui.
Ho visto felicemente un Felice Levini in versione Pitagora.
Ho visto i mandala in stile boettiano di S. Mezzaqui.
Ho visto gli omini di F. De Molfetta che giocavano a golf su un verde golf a giro collo
Ho visto il cuore ed il cervello fuori dalle scarpe di C. Costa.
Ho visto le impronte digital-sentimentali di M. Pellegrin.
Ho visto le inutili scritte ma fatte con migliaia di spilli di Nicus Luca.
Ho visto l’inaspettato astratto geometrico di E. Vedova intitolato “Il mondo è un reticolato”
Ho visto uno dei malinconici personaggi seduti di M. Sironi. Ogni volta che ne scopro uno ho come una scossa.
Ho visto i bozzetti di Christo che mi hanno ricordato i quadretti in rilievo di Roma vecchia. Altra cosa sono gli interventi di land art.
Ho visto il grande Sebastian Matta, ma continua a mancare il figlio, P. Echaurren.
Ho visto qualcuno che sbandiera ancora quel paravento di R. Cutrone.
Ho visto 2 pezzi di A. Gianvenuti, spariscono gli arti e rimane l’arte. Il puro mestiere della forma e del colore.
Ho visto Luca Cordero di Montezemolo, in veste di consulente artistico per un amico, affascinato dagli specchi colorati di HC Berg, più per il fatto che fossero in visual vortex che dalle scritte su questi. Non posso dargli torto.
A questo punto decido di cambiare il mio destino. Vado su alla hall 18 per la conferenza dell’associazione dei critici, non trovo nessuno e me ne vado, un successone dico io!
Ritorno su miei passi e continuo, ma le gambe si rifiutano, cosi mi siedo e scopro che… Un uomo solo è al comando! Ho trovato la nuova classifica di Flash Art sulle migliori gallerie italiane secondo i giovani artisti. Massimo De Carlo con 401 punti stacca tutti. Ben 18 punti sulla seconda in classifica. Più indietro Guenzani, Minini e Rumma. Spicca l’ottima posizione di Neon nona con 123 punti e quella di Viafarini 33° con 44 punti. Buona pure la prestazione di Careof 92°.
Udite udite la prima galleria della capitale è Monitor all’8° posto, poi bisogna aspettare il 19° di Magazzino d’Arte Moderna ed il 26° di Volume dietro alla galleria piacentina Placentia.
Stupisce vedere gallerie storiche come Sperone e Peola intorno al 70° posto con solo 20 e 19 punti e Stein addirittura 80° con 16. Da segnalare inoltre l’entrata in classifica di N.O. Gallery e quella di Fuorizona quasi fuori classifica.

Maaa…, qualcosa non mi convince, prendo carta e penna e mi faccio due conti. Scopro
che il totale dei punti della suddetta classifica risulta essere 5921 non divisibile per 55 che sono la somma dei punti potenziali a disposizione d’ogni votante. Pertanto, prendendo in considerazione l’ipotesi più prossima di 108 votanti e moltiplicandolo per 55 il risultato è il seguente 5940 punti. Sottraendo la somma dei punti delle 145 gallerie riportate, come già detto 5921, ottengo 19 punti non utilizzati. A chi sono andati? O meglio a chi non sono andati? Ora visto com’è spiegato nelle informazioni procedurali i votanti non erano costretti a votare necessariamente 10 gallerie, se ne deduce che vi è stato più di un giovane artista che non ha utilizzato tutti i punti a disposizione. Se così fosse questo sistema di votazione andrebbe migliorato. Non si può permettere che sia possibile votare meno di 10 gallerie perché questo va a forte svantaggi di coloro che utilizzano tutti e 55 i punti disponibili, non rendendo paritari tra loro i votanti. Se invece, tutti hanno segnalato rispettivamente 10 gallerie, visto che l’ultima galleria (la Civica di Modena) ha un solo punto, ci sono altre 19 gallerie con 1 punto non riportate.
Decido allora di passare allo stand di G. Politi per dirgli che a me le sue classifiche piacciono da impazzire, ma onde sventare ogni dubbio sul fatto che ci siano gallerie non riportate è necessario migliorare il sistema di votazione. Inoltre sarebbe utile conoscere le identità degli artisti votanti per avere un quadro più trasparente. Quando arrivo mi accorgo che non c’è. Questi direttori di riviste sono delle primule rosse non si trovano mai.
Riprendo la mia perlustrazione da dove l’avevo interrotta e finalmente vedo i bei quadri di A. Savinio. Mi hanno sempre detto superassero quelli del fratello di un paio di spanne.
E finalmente vedo alla galleria Martano le belle opere di Pinot Gallizio. Vari pezzi che andavano dal 1958 al 1962.

E finalmente vedo il magnifico Bill Viola dedicarsi anche lui alle espressioni e smorfie del viso, realizzando un video in slow motions di sei teste riprodotte (sempre la sua) su un display al plasma. E da tempo che glielo dico “Make a face!…You won’t solve your problems like this, but it will surely lighten your weight.”
E finalmente vedo da Gino (galleria Neon) la famosa falsa copia della rivista di Flash Art realizzata da M. Cattelan con in copertina riprodotta l’immagine di una sua installazione intitolata “strategie”. Opera composta da una piramide di vere riviste di Flash Art. Quel Flash Art che gli dedicherà in seguito più di una vera copertina. Non andrà altrettanto bene ad Angelo Rossi e Zak Manzi anche loro artefici di una copia inedita della stessa rivista e non solo.
E finalmente vedo con piacere un americano a Bologna. L’artista-contro che dopo tanti anni di strada trova il suo posticino nel gotha dell’arte. Parlo di Shepard Fairey detto Obey, presente alla galleria francese Magda Danysz. Non c’è spazio invece per chi in Italia negli stessi anni faceva e fa le stesse operazioni. Devi morire!..ta..ta..ta..ta.
E finalmente vedo un quadro del misterioso G. De Dominicis, anche lui contestatore radicale del sistema dell’arte. Trovo qui una delle poche possibilità di farlo visto che per sua volontà le opere non possono essere riprodotte. Non sono svenuto.

Ed infine, prima del buio totale, vedo gli ultimi 4 cerini di R. Hains meglio del suo pezzo stile M. Rotella. Il caro Mimmo finalmente fuori dai magazzini visibile alla Galleria spirale 2000 con dei bellissimi décollage, grazie a dio senza nessun Marilyn Monroe.
Il pensiero cade melanconico nel ricordo di quell’unica volta che proprio ad ArteFiera ho avuto l’opportunità di conoscere il grande Mimmo Rotella poco tempo prima che morisse. Poche parole ma sufficienti per scolpirlo nella mia memoria.
Saluto tutti e mi faccio sottile sottile, ricordando che qualcuno ha detto “Di ogni opera d’arte bisogna scovare la capacità di comunicare e l’originalità della sua concezione” Ed io cosa ho fatto?

pino boresta

Pubblicato su “Orizzonti n. 31 Luglio – Ottobre 2007"

in foto; Opere di Paola Pivi,
(Pantano, Surace), Gerhard Demetz, Chris Gilmour, Bill Viola.