giovedì 14 novembre 2019

Faccia a Faccia



Agendo/e a contatto


















POSTFAZIONE
 “La mano scrive, la mano tocca, la mano ascolta, la mano questa volta impara ad ascoltare. La mano ascolta colui che legge, la mano ascolta colui che vibra, la mano questa volta registra il fremito, registra quel fremito altrui come regalo prezioso che conserverà e forse passerà a qualcun altro”.
Fare un’esperienza per contatto potrebbe essere una forma di conoscenza a rischio ma possibile, e a mio parere oggi esteticamente più che mai necessaria, nella cosiddetta arte contemporanea. Per questo motivo ho deciso di intraprendere questa mia performance durante l’esperimento relazionale tenutosi a Montefiascone nell’agosto 2017 e denominato Face to Face, a cura di Giorgio de Finis e dell’associazione ArteLiberaTutti (Marinella Breccola, Martin Figura, Carmine Leta, Saskia Menting, Francesco Marzetti, Martapesta, Regula Zwickyl). Ho ritenuto utile mettere in atto questa mio intervento anche per contestare il mondo del virtuale e tentare una risposta emotiva e politica che potesse ridurre le distanze e recuperare quel senso di responsabilità che colma quella solitudine dell’individualismo imperante, che genera mostri come quelli che al grido di “Allah Akbar” commettono orribili stragi che li portano solo alla sconfitta di loro stessi.
E forse se si vuole fare veramente una nuova esperienza nel campo dell’arte, oggi più di ieri, bisogna rinunciare al feticcio digitale (dove via Internet il proselitismo impera) e tornare al contatto umano, quello vero, quello del tastare le cose con mano anche quando ciò non sembrerebbe necessario, né richiesto, né opportuno, ma di fatto dovuto a tutti coloro che come San Tommaso vogliono toccare, vogliono mettere il dito nella piaga per sentire le emozioni reali che vibrano all’interno del corpo del Cristo o di un altro essere umano dentro il quale scorre sangue e non sequenze binarie del tipo 1100101110101101.
Ebbene sì! Perché toccare la parte nuda del corpo di una persona, mentre vi legge cosa ha scritto nelle pagine del diario di bordo di una vita intera, ho creduto potesse dare corso a un nuovo tipo di esperienza emozionale e in controtendenza alle abitudini della Generazione Y, sempre connessa. Ho creduto che in un mondo dove l’esperienza virtuale è vista come l’indagine più importante da indagare e sviluppare, fare qualche passo indietro e tornare al contatto reale, quello del corpo, quello della carne nuda e cruda, fosse la cosa giusta da fare. Ho creduto che rendere partecipe qualcun altro, oltre che dei miei pensieri, anche del batticuore del mio fragile corpo, e dello scorrere delle emozioni pulsanti in questo, potesse in qualche modo aiutare ambedue ad avere qualche informazione utile in più per accorciare quella distanza che sembra dividere sempre di più gli uomini del futuro. Ho voluto vedere fino a che punto ci si poteva spingere nel mettere in correlazione mondi diversi creando un cortocircuito in virtù della mise en place di una situazione imbarazzante, e analizzare così come questo dissimile mondo di ognuno di noi avrebbe reagito. E se pure oggi sembra che abbia tutto chiaro, in realtà ho fatto ogni cosa senza preoccuparmi di capire il perché delle motivazioni che mi inducevano a farla, ma piuttosto delle immotivazioni, poiché è già da qualche tempo che ho percepito che è tra le immotivazioni che ti spingono a non fare certe azioni che bisogna indagare, perché è qui che il campo d’azione e d’investigazione è molto più vasto e interessante. E non chiamate tutto questo “presentimento”, perché l’artista non ha presentimenti, l’artista ha intuizioni o tutt’al più pre-intuizioni. Grazie a questo mio approccio intuizionale sono riuscito a spostare lo spettatore verso un ruolo di partecipante, innescando una fruizione operativa tipica dell’Opera Aperta.
“E poi lo stato dei corpi si invertì e quella mano parlò. Quella mano che prima ascoltava, ora se vuole parlerà e dirà… dirà cosa ha prodotto in lei ciò che ha ascoltato. E io diventai lo spettatore”.


















Questa è la spiegazione del progetto/performance riportato anche nel catalogo:
Arte, Varie e Io
Io possiedo una serie di agende sulle quali annoto tutti i miei appunti e sono di quattro tipi: ci sono quelle dove annoto argomenti riguardanti l’arte che trovo leggendo le riviste di settore e non, poi vi sono quelle dove annoto appunti riguardanti argomenti vari (di ogni tipo), in genere stralci di libri che ho letto, e quindi una terza dove annoto i miei pensieri scritti in prima istanza su foglietti e fogliacci sparsi qui e lì in ogni dove. Vi è anche una quarta serie di agende dove riporto tutti i numeri e i conti delle mie personalissime manie (in una di queste ci sono anche quelle che io chiamo litanie), questa per chiari motivi non sarà inclusa nel pacchetto per questo lavoro.

Per Face to Face porterò un’agenda per ogni serie e l’azione si svolgerà nel seguente modo:
Io e il visitatore saremo seduti uno di fronte all’altro.
Dopo aver spiegato la differenza di contenuto delle tre agende gli chiederò di sceglierne una e dirmi un giorno dell’anno. A questo punto io aprirò l’agenda proprio in quel giorno e leggerò cosa vi è scritto in quella pagina, mentre lui poggerà la sua mano su uno dei seguenti punti del mio corpo.
Queste le 10 unità:
Mano del visitatore sulla mia testa.
Mano del visitatore sul mio collo.
Mano del visitatore sulla mia spalla.
Mano del visitatore sul mio petto.
Mano del visitatore sulla mia pancia.
Mano del visitatore sul mio braccio.
Mano del visitatore sulla mia mano.
Mano del visitatore sulla mia coscia.
Mano del visitatore sul mio polpaccio.
Mano del visitatore sul mio piede.

Una volta che avrò finito di leggere, se avanzerà del tempo, la mano del visitatore dovrà mantenere il contatto con la parte del mio corpo che gli sarà stata casualmente assegnata e potrà scegliere se stare zitto per il tempo restante dei 10 minuti della performance, oppure esporre il suo punto di vista su ciò che gli è stato appena letto, dove potrebbe aver trovato un pizzico di premonizione, un consiglio o uno spunto di riflessione.

















Qui alcuni esempi di quello che si potrebbe trovare nelle tre agende:

Agenda “Arte” alla pagina 28 novembre 1988
“Non trovo disdicevole per un artista parlare dei problemi nel proprio lavoro, e dunque delle emozioni che prova di fronte al mondo e alla vita. Se non fa questo, infatti, cosa ci sta a fare un artista? Capisco d’altra parte che un certo ripiegamento intimistico esistenziale possa in qualche modo tradire le attese di coloro che nell’arte chiedono una visione più politica delle cose, e dunque un impegno essenzialmente sociale e civile. Bene io non sono sicuro che tale impegno possa e debba essere così diretto come si pretendeva fino a non molti anni fa. Anche parlare di rose o di amore, in altri termini, ha una sua connotazione politica quando tutti parlano dei movimenti del marco e della lira”.
Emilio Isgrò

Agenda “Varie” alla pagina 23 giugno 1988
“Quando a una persona rimane soltanto la fama attribuitagli come un favore della benevolenza di una corte spettacolare, può cadere in disgrazia da un momento all’altro. Una notorietà antispettacolare è diventata una cosa rarissima: io sono uno degli ultimi viventi a possederne una; a non averne mai avuta un’altra. Ma è diventata anche estremamente sospetta. La società si è proclamata ufficialmente spettacolare. Essere noto al di fuori delle relazioni spettacolari equivale già a essere noto come nemico della società”.
Guy Debord

Agenda “Io” alla pagina 26 gennaio 1984
“Fin da giovane ho sempre cercato qualcosa di mio, profondamente mio, che potessi far da solo senza bisogno di
nessuno, senza il bisogno degli altri che diventavano sempre meno affidabili. Qualcosa che mi facesse stare con me, qualcosa che mi facesse stare bene quando lo facevo, ma che non fosse del tutto sconnesso con il mondo circostante, ma che anzi in qualche modo servisse e fosse utile a questo mondo circostante. E ho trovato l’arte. Bisogna sbrigarsi a fare qualcosa, a lasciare una traccia di sé prima che il caso ti porti via, via per sempre”.
Pino Boresta






















Questa la breve storia di questa mia ultima fatica che potrete trovare, esclusa la postfazione, sul catalogo FACE To FACE ‒ The maieutic machine.

Vi troverete anche tanti altri testi e storie singolari scritte dai seguenti partecipati: Pasquale Altieri, Paolo Angelosanto, Francesco Bancheri, Barracuda Trio, Fabio Benincasa, Sara Bernabucci, Gabriele Boccaccini, Fausta Bonaveri, Pino Boresta, Nicoletta Braga, Gerafin Brunur, Paolo Buggiani, Livia Cannella, Joshua Cesa, Mario Ciccioli, Anna Maria Civico, Angelo Colagrossi, Cobol Pongide, Mauro Cuppone, Gianfranco D’Alonso, Giovanni De Angelis, Aurelia Delfino, Giorgio de Finis, Massimo De Giovanni, Daniela De Paulis, Francesco D’Incecco, Salvatore Dominelli, Santino Drago, EPVS, Alessandro Ferraro, Martin Figura, Francesca Fini, Giulia Fiocca, Marco Fioramanti, Hans Janos Fischer, Simona Frillici, Roberta Gentili, Riccardo Chiodi/ Piotr Hanzelewicz, Andreas Kloker, Hans-Hermann Koopmann, Natasa Korosec, Illimine Collective, Itto, Andrea Lanini, La Voce dell’Innocenza, Carmine Leta, Ada Lombardi, Giuliano Lombardo, Nora Lux, Mauro Magni, Marcello Mantegazza, Salvatore Manzi, Florencia Martinez, Nicolas Martino, Martapesta, Francesco Marzetti, Riccardo Marziali, Massimo Mazzone, Antonio Milana, Veronica Montanino, Maria Giovanna Musso, Omino 71 Eredi, Massimo Orsi, Anna Maria Panzera, Monica Pirone, Anna Pironti, Cristina Pistoletto, Carlo Prati, Elisa Resegotti, Giulia Fiocca/Lorenzo Romito, Paola Romoli Venturi, Barbara Salvucci, Cinzia Sarto, Stefano Sevegnani, Ivana Spinelli, Silvia Stucky, Stefano Taccone, Francesco Saverio Teruzzi, Alberto Timossi, Daniele Vazquez, Samuele Vesuvio, Daniele Villa Zorn, Paola Zanini, Luciano Zucaccia, Regula Zwicky.




Questo il cappello a cura della redazione:
L’artista romano descrive la sua performance andata in scena nel 2017, durante un esperimento relazionale tenutosi a Montefiascone, e poi confluito in un libro, a cura di Giorgio de Finis.


In foto:
Due momenti della performance, due ritratti omaggio ad Emilio Isgrò ed a Guy Debord, il catalogo di Face to Face.

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