lunedì 28 aprile 2008

2002 Valentina Storace


Non sono le B.R.

Pino Boresta è noto per quei bizzarri interventi urbani creati quasi nottetempo: autoadesivi riproducenti le sue smorfie ovali sovrapposti sui luoghi deputati alla Norma. Dove c'è una regola, o proposta di essa (segnaletica stradale, cartelloni elettorali e pubblicitari) Boresta appiccica, con ironia, una smorfia una boccaccia un "disordinamento". Ama usare anche materiali deperibili, recuperati e trasformabili come biglietti di autobus, microrifiuti, ecc. Spesso brandelli di quotidianità vengono utilizzati e riutilizzati per fermare attimi insignificanti della nostra esistenza. Brandelli di quotidianità per una riutilizzazione multipla finalizzata a fermare attimi insignificanti della nostra esistenza.















Boresta riutilizza e rettifica anche oggetti che hanno già un loro mercato. Con quest’opera (realizzata per la prima volta nel 1994) rivolta gli assuefatti del quotidiano, proponendo barattoli di fagioli il cui logo è la foto della sua faccia sempre ironica che rifiuta il formalismo del suo apparire. Lattine di cibo "industriale" dal sapore omologato. Ceci, lenticchie, fagioli distinguibili fra loro (verrebbe da pensare) solo per le diverse smorfie che Pino associa ad essi... Un gioco a dare identità a ciò che per definizione ne è priva: la merce. 



























In un'infinita gamma di deformazioni facciali, la centralità del corpo è affermata attraverso lo strumento della fotografia che fissa facce buffe, corporeità deformata e dilatata, che asseconda la cilindricità del barattolo per diventare etichetta senza mantenere alcuna..."etichetta". Riutilizza prodotti inscatolati pronti per l'uso che, per il gusto del gesto artistico, diventano B.R., sigla che non significa Brigate Rosse, ma più semplicemente Barattoli Rettificati



(Sbarattoliamo una Smorfia). Anche Boresta, come molti altri artisti, rifiuta l'allestimento canonico, il contesto museale, preferendo l'azione, il gesto come prodotto artistico che sa di familiare, di quotidiano, maneggevole, una sorta di usa e getta. Ma quello che non getta sicuramente via sono i materiali molteplici di documentazione dell'evento. I quali diventano anzi altra opera o mezzo per il passaggio dell'informazione. La smorfia, ci dice, è una risorsa indispensabile per poter risolvere, affrontare, modificare molteplici situazioni. Essa strappa sorrisi, avvicina, sdrammatizza, può evitare parole per comunicare ugualmente e forse più efficacemente desideri, sentori, dolori. Non è trascurabile il fatto poi che riutilizzare un prodotto preesistente, non tolga a quest'ultimo il suo scopo originario, ossia essere consumato (preferibilmente entro la data di scadenza riportata sul retro). Preparati al sugo o in umido, i legumi Boresta possono essere acquistati. Per proseguire il processo creativo innescato dal suo gesto e far sì che l'opera continui a durare nel tempo e a trasformarsi, un suggerimento: riciclate il contenitore per altri usi.

Valentina Storace


Testo scritto in occasione della mostra all’Associazione Futuro nel febbraio 2002

In foto; smorfie CUS su segnaletica stradale e su cartelloni pubblicitari, ticket rettificati, performance "sbarattoliamo una smorfia", barattoli rettificati.



Qui video di Sbarattoliamo una smorfia:
https://www.youtube.com/watch?v=svBTSU4TbYI
https://www.youtube.com/watch?v=b9HP_igN7-I
https://www.youtube.com/watch?v=arMz2YQSvRQ

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