lunedì 21 aprile 2008

2004 Giulia Franchi















Guardami in faccia

"…a cosa servirebbero le molteplici possibilità di movimento del nostro viso se non anche a farci assumere sempre nuove espressioni. Bisogna indagare le possibilità espressive del nostro viso perché queste possono risultare utili a noi come agli altri." In queste parole di Pino Boresta troviamo i presupposti di gran parte del suo lavoro. L’espressione del viso portata al limite attraverso la smorfia non è solo uno strumento di introspezione di se stessi e della propria immagine, ma un gesto dissacrante, disorientante, volto a suscitare una riflessione negli altri. Rielaborando in maniera quasi ossessiva il proprio ritratto realizza, nel giugno del 1994, la serie Smorfie Texture. L’immagine fotocopiata, mediante l’uso di colori ad olio, viene riprodotta su "pagine di vita quotidiana" (la mappa della Biennale di Venezia, la contestazione di una multa, un vecchio curriculum), su cui Boresta interviene ulteriormente applicando materiali comuni, collegati alla propria esperienza personale. L’opera è stata esposta più volte ed è diventata un omaggio alle vittime civili del secondo conflitto mondiale in occasione della collettiva "I Tempi del Tempo" presso la sala delle lapidi di Velletri, I suoi lavori, infatti, acquisiscono volutamente significati diversi a seconda del contesto e delle realtà con cui vengono a contatto. Questo studio sulla smorfia ha dato il via ad una serie di progetti culminati nella performance Gold Emotion, realizzata nel 1999 nell’ambito di Oreste 2, in cui grazie ad una forte capacità espressiva, l’artista ha attraversato tutti i propri stati emotivi fino ad irrompere in un pianto catartico. Il suo è un invito a mettersi davanti ad uno specchio e a provare qualche bella smorfia… "Forse è questa la strada per buttare giù quel muro di indifferenza, freddezza, apatia, insensibilità, cinismo che in questa società si sta sempre più diffondendo"


















































Da una parte la smorfia, l’immenso potere e le infinite possibilità espressive del volto, dall’altra la volontà di un contatto, di suscitare una reazione, un coinvolgimento emotivo. C’è questo alla base del lavoro di Pino Boresta, ma c’è anche di più. L’intento critico, spesso dissacrante, il bisogno di destabilizzare, di indurre al ragionamento, di riaccendere un pensiero spesso offuscato e annichilito. Di "costruire stati di riflessione indipendenti e personali, con l'obliterazione di attimi insignificanti della nostra esistenza colti dal continuo fluire della vita quotidiana."





























E tutto ciò passa attraverso mille strade diverse, dagli adesivi che invadono le città "guardandoti in faccia" e chiedendoti un intervento (sui cartelli stradali o nei Manifesti Elettorali Rettificati), alle tante immagini ludiche (Boresta su barattoli di latta). Dal riferimento ad una sessualità liberata, impudica, anticonvenzionale ed ironica (Sposi Con optional o Dove Vanno gli Spermatozoi), agli interventi urbani (Documenti Urbani Rettificati). 





Dagli album di figurine in cui vengono coinvolti amici, familiari, artisti e spettatori, alle Texture che ripetono uguale e diverso al contempo il volto dell’artista. Nella performance Gold Emotion, con cui si inaugura questa mostra (la realizzazione del video è a cura di Raffaella Bordini e Francesco Milizia), c’è un po’ di tutto questo. Il viaggio di Boresta attraverso gli stati emotivi, non è solo un percorso introspettivo e personale, ma un viaggio collettivo, liberatorio, un invito a lasciarsi andare a sensazioni spesso represse, minimizzate, a condividere quel finale pianto catartico.

Giulia Franchi e Francesca Messina























Testi di due diverse mostre una intitolata "Guardami in faccia" 2004.



In foto; esempio di smorfia trovata su internet, 2 smorfie texture, elaborazione fotografica di Gold Emotion, M.E.R. - Manifesti Elettorali Rettificati, S.C.O. - Sposi Con Optinal project, spermatozoo e ovulo.



Qui il video:

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