sabato 6 agosto 2011

1994 Martina Frenquelli


Tempo licenziato










Giuseppe Boresta, già attivo come parte recitante con le sue “smorfie” in alcune performance romane, si installa in questo spazio contro il tempo, tentando di “licenziare” dalla mente dell’uomo la malinconia, riscoprendosi positivamente nonostante il dolore….(Maria Elena Crea-Critico d’Arte).




























La “smorfia” del Boresta nasce attraverso la sua stessa immagine riprodotta fino alla esasperazione, come superamento della situazione tragica dell’uomo.
Il “tempo” che scorre in tutte queste opere, è li a scandire il ciclo della vita dell’uomo, l’attesa, la nascita, la vecchiaia fino alla morte beffarda, sempre in agguato. Il tempo inesorabilmente lascia la sua traccia. Si può provare a rincorrerlo, a tornare indietro con la memoria, ma mai bloccarlo. Cercare di “bloccare” il tempo vuol dire protendersi verso la morte toccarla con mano e nel superamento di essa liberarsi dagli orrori, dalla tristezza e dalla “maschera” (come quella della smorfia del Boresta ) che ogni giorno, nella vita siamo costretti ad indossare come una seconda pelle.

Martina Frenquelli



























Pubblicato sul quotidiano di “Velletri” sabato 30 luglio 1994.

In foto: Due smorfie texture, una delle mie smorfie, foto di uno scheletro mummificato.


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