giovedì 4 agosto 2011

1999 Luisa Perlo e Francesca Comisso


Laboratorio del quotidiano












Abbiamo conosciuto Pino Boresta a Paliano durante il progetto Oreste 1 nell’estate del 1998 e da allora ne seguiamo con attenzione il lavoro, vicino ai temi da noi indagati con le mostra Situazioni e nel testo Zebra Crossing, esplorazione artistiche nel territorio urbano.














La ricerca di Boresta prende forma in quello che egli stesso definisce il “laboratorio del quotidiano” con un riferimento alla teoria situazionista. A quella “vita quotidiana” che per i situazionisti costituiva, “la misura di tutto”, e di conseguenza “delle ricerche dell’arte”. In questo solco il rifiuto del carattere specialistico della pratica artistica, della sua prerogativa di momento separato dell’esistenza, segna le premesse del percorso di questo artista, che sviluppa nella dimensione operativa dell’azione partecipata. Boresta predispone strumenti finalizzati a una riqualificazione della sfera quotidiana. Mediante strategie ludiche trasforma l’interlocutore delle sue operazioni in coproduttore o artefice.



























È il caso delle “istruzioni per l’uso” ironicamente pleonastiche con le quali suggerisce di contaminare artisticamente la vita di tutti i giorni: La toeletta del mattino, l’atto sessuale il viaggio in autobus.
Il parametro dell’artisticità, che sostiene l’attribuzione di un valore aggiunto,
porta a attivare l’attenzione sui propri gesti ordinari, sugli automatismi, sulle azioni banali e ripetitive. E a conservarne la memoria sotto forma di “reperti”.
Questi ultimi non vengono formalizzati in opere, ma acquisiscono un valore testimoniale. Divengono “elementi di passaggio per l’informazione”, come le definisce lo stesso Boresta. In questo senso è funzionale l’assunzione del paradigma epistemologico del catalogo, che contraddistingue alcune direzioni a nostro parere estremamente significative della ricerca artistica contemporanea.

























La struttura catalogica nega il punto dell’oggetto unico, a causa della sua natura paratattica e consente a Boresta di conferire carattere di “esemplarità” a ciò che è considerato anonimo o insignificante, o che abitualmente viene gettato: dai “micro-rifiuti urbani” alle unghie tagliate. Con la raccolta delle figurine che compare in molti suoi progetti fa riferimento a questa struttura, l’artista ribalta il più possibile delle volte sul compilatore la scelta del contenuto, limitandosi a fornire indicazioni sulle modalità di compilazione. Attivando un gioco collettivo Boresta si sottrae in questo modo al ruolo di protagonista di una situazione da lui stesso predisposta.

















Nell’operazione Cerca e usa la smorfia, che porta avanti da anni contaminando la strada con riproduzioni grottesche della sua faccia, Boresta invita chiunque a far propria questa modalità operativa. La smorfia diventa in tal modo strumento per sdrammatizzare i microproblemi individuali. Usando l’affissione in una chiave che in termini situazionisti si definirebbe di détournement, Boresta compie azioni di sottile disturbo all’interno dei codici linguistici urbani, finalizzate a introdurre una dimensione dialogica nello spazio deputato alla comunicazione univoca, quella pubblicitaria. La smorfia commenta ironicamente il contesto in cui le immagini vengono affisse, come una sorta di sberleffo, ma apre anche uno spazio al commento a disposizione dei passanti occasionali.



Nella relazione, con modalità comprensibili e condivisibili da tutti, piuttosto che nei grandi temi dell’esistenza, con costanza e impegno Pino Boresta ha cercato e individuato i dispositivi essenziali e immediati per ridefinire i confini dell’esperienza artistica.




Luisa Perlo e Francesca Comisso

Testo per pubblicazione non avvenuta Torino 1999.


In foto:
- Due momenti di altrettanti miei interventi urbani (Reperti Arteologici Urbani e Progetto
Biglietto Arte).
- Due foto rivisitate di altrettanti azioni del progetto Residui Corporei.
- Un intervento su cartello stradale del progetto Cerca ed Usa la Smorfia.
- Adesivo urbano interattivo del progetto Cerca ed Usa la Smorfia.
- Il gruppo A.titolo durante la residenza di Oreste Uno (foto figurine dell’album)

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