giovedì 26 marzo 2015

“L’artista superfluo/xus” di Pino Boresta



Alla ricerca dell’arte perduta





Ero dispiaciuto per non essere riuscito a visitare Documenta 13, ma poi sono stato alla conferenza della curatrice Carolyn Christov-Bakargiev all’Accademia di San Luca di Roma, e lì ho capito che andando a Kassel non avrei mai compreso a pieno il significato e il valore di molte di quelle opere da lei spiegate magistralmente. Ho realizzato che avrei corso il rischio di non riuscire a vedere molte delle opere più interessanti perché nascoste, come la piramide in cemento costruita all’interno delle fondamenta del Fridericianum Museum, o perché mimetizzate nel paesaggio, come la collinetta verde di fronte allo stesso museo, oppure perché troppo lontane, come quelle ad Alessandria d’Egitto, il Cairo o Banff, o ancora peggio perché distrutte dai talebani come i famosi Budda di Bamiyan o che si credevano demolite, come l’One Hotel di Alighiero Boetti a Kabul. 



Tutto questo lo trovo curioso e affascinante, ma non mi dispiace l’idea di aver evitato di ritrovarmi all’interno di una sorta di caccia al tesoro dove il premio consisteva nel raggiungere, scoprire e in fine comprendere il significato di un’opera, ma forse Carolyn voleva proprio questo. Diverse erano le opere fatte di compostaggio, sotto forma di lingotti, di montagnole, di discariche, mentre altre erano votate al fallimento (tema a me caro), come quel progetto nel quale si voleva fare accettare all’UNESCO l’atmosfera come patrimonio intoccabile dell’umanità. 

















Vi era anche un’opera pensata per spettatori non umani: una sorta di giardino rialzato fruibile solo da farfalle e insetti (anche privi di pass?). La curatrice ha rivelato inoltre che l’importanza rivestita da certe opere della sua Documenta è dovuta soprattutto dai viaggi da lei fatti con gli artisti, in quanto una volta esisteva solo l’opera e basta, che poteva essere valutata solo da chi vi si trovava davanti mentre oggi è l’intero sistema che è stato ripensato. Io sono d’accordo, tanto a me (le mostre) non me le fanno fare. Ma allora sarà pure presuntuoso pensare di poter portare in un sol posto tutte le novità dell’arte contemporanea che sorgono nelle varie parti del globo, ma se le cose stanno così cosa si può fare per non correre il rischio che l’artista e la sua opera diventino superflui?





















Pubblicato su; "Juliet" n. 166 February – March 2014

In foto:
Foto della curatrice durante uno dei momenti dell’inaugurazione
Foto dei Budda Bamiyan distrutti e dell’One Hotel di Alighiero Boetti a Kabul.
Foto del Fridericianum Museum con alcune opere composte da compostaggio esposte a Documenta 13.
Opera di fotocomposizione del ritratto di Carolyn Christov-Bakargiev.

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