giovedì 26 marzo 2015

“Migliorare vale la pena?” di Pino Boresta


 Il mio pazzo mondo













Qualcuno ha scritto che esiste un’influenza negativa, quasi malefica, che le persone stupide possono avere su quelle più intelligenti. Pertanto da più parti viene caldamente consigliato di non sottovalutare il pericolo che la frequentazione e vicinanza di uno stolto può rappresentare. Ho riflettuto sulla questione cercando di capire a quale delle due categorie io appartenessi, ma in tutta sincerità devo confessare che non ho ancora risolto la questione. Credo in ogni caso che un artista nel corso della sua vita, più che dagli ottusi, debba tenersi alla larga dai tanti infingardi, imbroglioni e lestofanti che infestano il mondo dell’arte, anche se la cosa non è facile e in alcuni casi appare quasi impossibile. È possibile però imparare come evitare stupidaggini e passi falsi. Infatti, le più recenti ricerche scientifiche sul cervello hanno scoperto che il nostro sistema di neuroni non è fisso e immutabile come si pensava. 











I ricercatori hanno dimostrato che, grazie alla dotazione di cellule staminali di cui il nostro cervello è dotato, con il passare del tempo non aumentano solo le sinapsi ma abbiamo anche l’opportunità di rigenerare il nostro encefalo diventando più intelligenti. Bisogna però fare attenzione dato che potremmo anche peggiorare le nostre capacità se la mente non venisse intellettualmente nutrita adeguatamente. Pertanto io credo che uno dei compiti dell’arte dovrebbe essere quello di avere la presunzione di pensare che proprio grazie a lei sia possibile non dico diventare tutti più intelligenti, ma un po’ meno stupidi forse si. Perché una complessa e sfaccettata capacità di analisi critica in ogni direzione è utile ed aiuta a costruirsi parametri esistenziali capaci di superare le difficoltà e le prove della vita con comportamenti non autodistruttivi ed autolesionisti. 

















Ma anche tutto questo non ci mette al sicuro da possibili difficili situazioni che la vita potrebbe portarci ad incontrare, per cui potrebbe avere ragione Charles Bukowski quando dice: «Non cerco mai di migliorarmi o di imparare qualcosa, rimango esattamente come sono. Non sono uno che impara, sono uno che evita. Non ho voglia di imparare, mi sento perfettamente normale nel mio mondo pazzo; non voglio diventare come gli altri».


























Pubblicato su; "Juliet" n. 167 April – May 2014

In foto:
Radiografie di sinapsi e neuroni.
Un vero cervello umano, e un immagine al computer riguardante lo studio della attività celebrali.
Una mia fotocomposizione del ritratto di Charles Bukowski.
Due citazioni da Artribune di Michel Gondry e Louise Bourgeois.

Nessun commento: