giovedì 2 agosto 2007

Isola io di Pino Boresta

























Marketta più marketta meno


L’i-sola sono io. “Io sono diversa da voi”, “Io faccio un altro mestiere, faccio l’artista concettuale”, “Io ho fatto questo e quello”, “Io ho lavorato con Tizio e Caio”, “Io frequento Pinco Pallino”, “Io ho interessi diversi da voi”, “Loro sentono che c’è un grande dislivello culturale”. Pur con tutte le ragioni del mondo cara Domiziana Giordano non credo che sia questo il modo migliore di porsi per dimostrare il proprio valore o quello di una categoria, sistematicamente derisa e bistrattata televisivamente. Ho ancora negli occhi e nelle orecchie la sconveniente e triste figura rifilata al bravo Adrian Tranquilli dall’insospettato Piero Chiambretti che si spacciava per uno sensibile all’arte contemporanea, che si tratti di un'altra marketta? Probabilmente appena la lampadina si accende e si va in onda è troppo forte e irresistibile la tentazione di farsi due risate alle spalle dell’artista di turno cascato nel tranello. La strada della Giordano non è quella giusta, ma bisogna riconoscergli il coraggio che molti altri non hanno.
Sicuramente Vanessa, Eva, Annie, Liliana, Bruna, Myriam, Grazia, Monica, Paola, Cesare, Alfredo, Stefano, Sergio, Renato, Tommaso, Paolo, Lorenzo, Luca, Salvatore, Massimo, Marco o Matteo si sarebbero comportati in maniera più adeguata, aiutando forse a una più corretta comprensione dell’arte odierna. Spesso artisti validi ed affermati rifiutano di partecipare a trasmissioni televisive, ma molti di più sono quelli che vi andrebbero volentieri, ma non hanno le chiavi giuste per entrarvi. Credo che se da una parte sia sbagliato a snobbare il mezzo televisivo d’altra bisognerebbe fare più attenzione a chi si delega il compito di avvicinare l’arte al grande pubblico. Credo che non sia lontano il giorno in cui spunterà l’artista d’assalto, capace di farsi rispettare e pronto a ribattere colpo su colpo con prontezza e sagacia. Ma è questo quello che vogliamo? È questo quello che serve all’arte? E soprattutto: a chi gioverebbe tutto ciò?
















Pubblicato su "Juliet" n. 132 April – May 2007

In foto; Domiziana Giordano, Piero Chiambretti, un opera di Adrian Tranquilli.

3 al prezzo di 1 di Pino Boresta

Pitttore pitttore metti....

Oggi vi propongo tre consigli al prezzo di uno.

Primo; cari amici artisti non andate mai dal braccio destro di un direttore di museo se non avete alla vostra sinistra qualcuno sufficientemente famoso. Lo sapevate che si può detenere l’esclusiva di certe manifestazioni artistiche? Al museo MACRO di Roma una certa Gioia (ma che di gioia non ne dispensa molta se non hai il pedigree) mi ha detto che non potevano e volevano organizzare eventi d’arte urbana (o street art) perché nella capitale vi era già la Fondazione Olivetti che lo faceva. E allora, dico io diamo più fondi a chi non si pone questi problemi e da ospitalità e libertà d’azione a tutte le forme d’arte sperimentale senza timore di invadere campi altrui come il museo MLAC dell’Università la Sapienza di Roma. La democrazia va sostenuta non credete?



Secondo; cari amici pittori non portate mai a un gallerista i vostri quadri, al limite e meglio un paio d'etti di mortadella, cosi non rischierete di essere morsi. Diversi anni fa avevo preso contatto con la gallerista Oddi Baglioni di Roma che per telefono mi aveva invitato a farle vedere qualcosa. Pensai che piuttosto che scartoffie, la cosa migliore fosse portare tre quadri 50x70. Non lo avessi mai fatto…. Neanche fossi entrato con una bomba. Appena mi ha visto entrare in galleria con questi, come cane rabbioso, mi ha praticamente azzannato alla gola e inviperita mi ha strillato di sparire immediatamente. “Si vede che è amante degli artisti concettuali!” direte voi, mentre io son pittore? O no? Mha!…



Terzo; cari amici artisti non annunciate mai la nascita di un vostro figlio con la felicità in volto a un critico che per scelta non li ha voluti, potreste sentirvi rispondere “Io odio i bambini per questo non ne ho mai voluti”. E poi dicono che sono gli artisti quelli privi di tatto, che tristezza…cara Laura.


Pubblicato su "Juliet" n. 131 February – March 2007

In foto; MACRO Museo, mortadella, Anisia Boresta.

mercoledì 1 agosto 2007

AAAA cercasi di Pino Boresta



























Cercasi disperatamente Pipilotti

Lo sapevate che per diventare artisti interessanti basta frequentare le persone giuste? Diverso tempo fa a una inaugurazione si formò un piccolo circolo di persone, tra questi anche il noto critico romano Ludovico Pratesi al quale ho sentito sostenere che secondo lui il lavoro di Paolo Canevari (artista romano della seconda generazione dell'ex pastificio di Via Ausoni) era diventato molto più interessante da quando era diventato il compagno di Marina Abramovic. La cosa mi ha alquanto stupito visto che poco tempo prima lo stesso critico, curatore della quadriennale di Roma, era stato letteralmente appiccicato al muro da Paolo, ma non per farne un opera come ha fatto qualche anno dopo il Maurizio nazionale con il De Carlo popolare, bensì perché si sentiva giustamente preso in giro per non essere stato invitato alla manifestazione, nonostante gli fosse stato promesso. Infatti, Pratesi solo pochi mesi prima, sosteneva che non trovava il suo lavoro sufficientemente maturo per partecipare all’evento romano, ma io che ho sempre apprezzato il lavoro di Canevari (anche se non gliel’ho mai detto) devo affermare in verità che non trovavo nel suo lavoro cambiamenti sostanziali che potessero giustificare una presunta improvvisa e pretestuosa maturazione. E chi sa, forse anche io se me la facessi con Pipilotti Rist finirei per diventare all’occhio di molti critici, curatori, galleristi un artista interessante? Quindi artisti immaturi, questo è quello che dovete pubblicare nel prossimo annuncio se volete diventare interessanti in virtù di una fulminea maturazione del vostro lavoro:
“AAAA cercasi Big artisti per relazione, eventualmente platonica, esclusi perditempo.”
















Pubblicato su "Juliet" n. 130 December ’06 – January ’07

In foto; un opera di M. Cattelan (M. De Carlo), Marina Abramovic e Paolo Canevari, Pipilotti Rist.

Chi può dirlo? di Pino Boresta




“Ehi, ho una nuova lamentela”

“Ehi, ho una nuova lamentela” Così recita il titolo dell’opera di un mio amico, artista bolognese immeritatamente scomparso, o per meglio dire ritiratosi dalla scena “artistica italiana” troppo presto, Andrea Sperni. Probabilmente qualcuno avrà avuto modo di conoscerlo o ne ricorderà sicuramente le opere. Rammento che uno dei motivi che contribuirono fortemente alla sua decisione di allontanarsi da questo mondo, fu il fatto di aver sperato per un certo periodo di essere scelto come artista dalla gallerista milanese Emy Fontana. Infatti, in un primo momento sembrava gradire molto il suo lavoro, ma poi gli preferì una certa Alessandra Spranzi. A differenza di altri artisti della galleria di questa scelta non sono mai riuscito scoprirne il motivo ed ancora oggi mi domando cosa l’avrà mai determinato. Con il senno del poi sarebbe interessante sapere se Emy pensa ancora di aver fatto la scelta giusta. Sicuramente nessuno ci darà mai una risposta, posso solo dire con certezza che la gallerista non cambierà mai la sua idea. Sostengo questo perché non ho mai sentito nessun gallerista italiano confessare un proprio sbaglio, ma piuttosto vantarsi di essersi rifiutato di esporre nella propria galleria artisti che sono poi diventati Alighiero Boetti, Fabio Mauri, Aldo Mondino etc. Forse Sperni non avrebbe mai raggiunto la notorietà di questi artisti o forse si! Chi può dirlo? Ma una cosa è certa, la delusione cocente per quello che era il mondo che lui aveva scelto ha determinato l’uscita di scena di un artista che avrebbe potuto fare e dire molte cose interessanti. Bhe, io queste cose posso dirle…. anche se le sanno molti altri, ma non tutti sono disposti ad essere presi continuamente a pesci in faccia. Del resto ognuno ha la sua dose di orgoglio ed io di incassatori come il sottoscritto ne incontro sempre meno.

Pubblicato su "Juliet" n. 129 October – November 2006

In foto; Opera di Andrea Sperni, Emi Fontana.