“Why not me to the Venice Biennial?”
a cura di Pino Boresta
ArtO' International Art Fair in Open City
Words and ideas: Sala Talks Palazzo dei Congressi Roma EUR
Ore 1200 – 14.00 Venerdì 3 Aprile 2009
Presenti: Cecilia Casorati (critica d’arte), Patrizia Mania ( storica e critica d’arte, Università della Tuscia), Daniele Capra (critico d’arte “Exibart”), Barbara Martusciello (critica d’arte), Marcello Carriero (critico d’arte, docente Università Tor Vergata, Roma), Caterina Iaquinta (storica d’arte), Giuliano Lombardo (artista).
Moderatore: Pino Boresta
Nell’incontro dal titolo “Why not me to the Venice Biennial?” che si è tenuto alla Fiera ArtO’ il 3 aprile alle ore 12:00 al Palazzo dei Congressi di Roma EUR, a mia cura e coordinamento, alcuni critici e storici d’arte nonché artisti sono stati invitati a discutere di un tema attuale e sempre molto dibattuto come quello delle scelte degli artisti per la Biennale di Venezia, partendo e prendendo spunto proprio dal mio ultimo progetto “Firma Boresta”, i quali oltre a rispondere a una legittima domanda che io stesso mi sono posto “La petizione può diventare un opera d’arte?” altre ne sono emerse prepotentemente.
· Perché certi artisti pur essendo bravi non faranno mai una Biennale di Venezia?
· Perchè certi artisti pur non meritandolo fanno anche più di una Biennale di Venezia?
· Dobbiamo rassegnarci a questo stato di cose?
· Un artista può candidarsi per partecipare a una Biennale di Venezia o deve sempre far finta che non sia interessato?
· Esistono canali alternativi a quelli conosciuti nel “sistema dell’arte” per proporsi per una Biennale di Venezia?
· I giochi sono sempre fatti, nel momento stesso in cui viene scelto il direttore della Biennale di Venezia o esistono dei margini di azione?
· Conta o no il lavoro di un artista per essere invitato alla Biennale di Venezia?
A queste domande si sono poi aggiunte quelle dei relatori e del pubblico presente e le vostre che potrete inviare ad salepepe_99@yahoo.it contribuendo così alla complessa molteplicità e ricchezza di opinioni utili anche in previsione di una eventuale pubblicazione.
Soele Boresta intervista Pino Boresta
Pa!?!, sei sicuro che questa che hai fatto sia un opera d’arte?Certo che lo è cara mia… cosa vuoi che sia? Questa domanda potrebbe essere posta al riguardo di qualsiasi opera e operazione artistica dei nostri giorni. Io credo che ogni opera o intervento artistico ha un tempo giusto e uno sbagliato per vivere, io in funzione della mia storia personale e di quella contingente che respiro ho ritenuto questo il momento perfetto, ma non è detto che lo sia stato.
Tu in quest’opera chiedi aiuto agli altri, come provocazione contro il sistema, ma in realtà i più credono che sia un’azione che mette in luce solo te, che ne pensi?Non ne sarei così certo, questo è solo quello che potrebbe sembrare o apparire a una prima superficiale analisi, sono convinto che il tempo mi darà ragione e tu sei il mio delegato
In questo mondo dell’arte, snob, suscettibile, sospettoso ed egocentrico come tu mi ripeti spesso, in che modo è stata accolta questa tua nuova provocazione artistica?Devo dire che è andata molto meglio di quello che avevo previsto. Ho raccolto quasi 1000 adesioni senza dovermi sbattere troppo, e spesso erano loro stessi a chiedermi di firmare, mentre io mi limitavo a distribuire il volantino che in molti hanno gelosamente conservato. Del resto te ne sarai accorta pure tu le volte che insieme a Mairo o da sola mi sei venuta ad aiutare?
Si! E allora come mai quella volta che hai lanciato i volantini alla conferenza stampa della Quadriennale di Roma ti hanno portato via a braccia e quasi ti volevano arrestare? Il giorno dopo ne hanno parlato pure i giornali.Amore mio, non ti preoccupare era solo una performance un azione studiata a tavolino. In questo mestiere avvolte occorre compiere gesti e azioni che ti vorresti risparmiarti ma che diventano necessari se vuoi dare voce a quello in cui credi. Del resto chi non risica non rosica non lo sai? E poi c’e stato pure chi tra il pubblico a gridato “Non toccatelo! Lasciatelo stare è Pino Boresta!” so! Soddisfazioni anche queste, grazie caro Piccio dei Stalker.
Ma perché tutti gli altri artisti non fanno quello che fai te?Gli artisti non sono tutti uguali e il loro comportamento e dettato dalle proprie capacità e attitudini, infatti, la diversità di quello che dicono, di quello che fanno e di come lo fanno rende tutto più interessante, è il bello della diretta non credi?
Come nei reality?Brava! Esattamente così, e bisogna fare molta attenzione al montaggio, ricordatelo sempre.
Perché la gente avvolte reagiva in maniera strana alla tua richiesta di firmare per mandarti alla Biennale?Ma! Sai la gente è strana, del resto se io sono strano perché non possono esserlo pure loro, ne hanno tutto il diritto, e anche se la raccolta delle firme è avvenuta quasi sempre nei luoghi e nelle occasioni frequentate dal ristretto pubblico dell’arte, molti hanno creduto e credono che raggiungere un certo numero di firme mi dia diritto di pretendere e reclamare realmente l’invito alla Biennale Venezia, e chi sa forse hanno ragione!
Tu mi dici che da ogni esperienza c’è qualcosa di buono da imparare tu cosa hai imparato da questo progetto?É vero! Purtroppo no so bene che cosa questa esperienza mi abbia realmente insegnato, forse è stata un’opportunità per constatare, scoprire e verificare che sono circondato da varie categorie di amici e nemici indipendentemente dal fatto che abbiano deciso di firmare o no. In un primo momento avevo pensato di aver scoperto che in realtà esistevano due categorie di amici e due di nemici più una svariata gamma di conoscenze; amici sinceri quelli che firmano, amici fasulli quelli che non firmano, nemici furbi quelli che firmano, nemici stupidi quelli che non firmano, e che tra i vari conoscenti sia che firmano o no pensavo vi fossero un sacco di sprovveduti, impreparati, incompetenti, inesperti, ingenui, ignoranti, opportunisti, ipocriti, ma anche un sacco di persone di fine intuito, gente intelligente, competente, esperta, colta e intenditrice, chiaramente parlo solo per ciò che concerne le competenze riguardo all’arte contemporanea sia ben chiaro. Ma ora credo che questa era un analisi troppo semplicistica. Ora spero solo che non abbaia ragione chi sostiene che pensare semplice spesso ci si azzecca.
Allora quelli che firmano sono i buoni e gli altri i cattivi?No! Bella mia non è così, e non è quello che volevo dire, anzi è più che legittimo che molti si rifiutino di firmare specialmente chi non capisce quello che gli si chiede. Sicuramente sono rimasto dispiaciuto, quando a rifiutarsi è stato qualche amico. Ma questa che mi fai è una domanda che continua ancora a rimbalzarmi da una parte all’altra della mente e che sta dando vita ad una serie di riflessioni interessanti che mettono a dura prova il mio pensiero schizofrenico facendomi credere cose diverse e opposte tra loro. Ho provato a scrivere qualcosa al riguardo, ma è venuta fuori una versione confusa e non sufficientemente matura, quindi ho deciso di aspettare che tu cresca mi aiuterai a trovare la risposta giusta, o almeno quella più intelligente.
Mi ricordo che un ragazzo alla fiera d’arte di Viterbo ti ha chiesto “Ma cosa pensi di dimostrarci con un’operazione come la tua?” Ma poi è arrivata quel auto blu ad alta velocità che quasi ci investiva, dopo abbiamo scoperto che dentro c’era Vittorio Sgarbi. Cosa avresti risposto al ragazzo?Non lo so, forse che c’è sempre un modo per non arrendersi? Forse che anche se non si hanno i santi in paradiso si può trovare il modo per farsi ascoltare? Forse certificare che si può ancora trovare il coraggio di dimostrare quello in cui si crede realmente? Ma soprattutto dare prova di disporre di prontezza di riflessi nel schivare coloro che ti vogliono schiacciare che nel mio caso non è certo Vittorio.
Pensi realmente che il direttore della Biennale di Venezia avrebbe dovuto invitarti?Certamente! Perchè tu pensi che non me lo meriti?
Daniel Birnbaum è un bravo critico e tutti affermano che sia molto attento a quello che succede intorno a lui, ma questo non è sufficiente a garantire a un bravo artista la partecipazione alla Biennale di Venezia, sono altri i meccanismi che fanno scattare l’invito. Ho capito fin da subito che l’importante era affrontare il tutto senza la più flebile bastarda fiammella di speranza, ma non so se ci sono riuscito.
Allora il mancato invito lo vivi come un fallimento?Per ogni domanda esiste una risposta, ma ora non c’è più tempo per rispondere a questa domanda perché è ora di andare a letto.
Fine
Un successo fallimento o fallimento successo?
Non so se questo mio lavoro “Firma Boresta” faccia parte di quelle operazioni definite di critica sociale utilizzate come strumento di partecipazione. Credo pero che piangersi addosso non serva a nulla e sia necessario canalizzare le proprie frustrazioni nel modo migliore. Per questo ho pensato ad una protesta il cui processo stesso per attuarla diventi un operazione artistica. Trovo che elevare la lamentela a vera e propria forma d’arte sia oltre che divertente anche un occasione creativa meritevole di essere indagata fino in fondo. Lavorando intorno a questa idea ho dato vita al progetto ed il via alla raccolta delle firme per una petizione a mio favore affinché fossi invitato alla 53° Biennale di Venezia. Ho quindi realizzando una serie di azioni e prodotti come bandiere, volantini, adesivi, manifesti, CD, inserzioni pubblicitarie, e molto altro non tanto per raggiungere un obbiettivo fallito in partenza ma piuttosto nel tentativo di fallire il meglio possibile. Quindi un progetto nato per fallire, che raggiunge lo scopo dimostrando il suo assunto finale, e che si compie pur avendo tentato di tutto perché ciò non avvenisse.
Dunque, non un fallimento, ma un successo su tutta la linea in quanto non è sufficiente sperare di sbagliarsi affinché un sogno si avveri. E io rispondendo a Franco Battiato potrò continuare a pensare “Almeno, n’avessi avute di occasioni perdendole”.
Pino Boresta
PINO CONTRO I MULINI A VENTO
“Sventurata la terra che ha bisogni di eroi.” B.Brecht, Vita di Galileo
“Sventurata la terra che ha bisogni di eroi.” B.Brecht, Vita di Galileo
Fantastica e coraggiosamente testarda l’operazione di Pino Boresta di chiedere di essere preso in considerazione per la madre di tutte le biennali, quella veneziana. A cavallo tra situazionismo, performance, happening, baraccata circense e operazione concettuale. Non proprio una spina nel fianco, ma un insistito solletico alla critica che - talvolta con la puzza sotto il naso - celebra, nella selezione degli artisti da invitare, il rito di affermazione delle proprie ambizioni intellettuali, se non, meno dignitosamente, quelle individuali. E di fatti, nonostante i tanti artisti che affollano la città lagunare (ma capita anche per Documenta o altre manifestazioni), siamo soliti ricordare la Biennale in base al curatore. Quella di Szeemann, di Bonito Oliva o di Bonami. E così faremo per quella di Birnbaum, o per le mostre dei commissari dell’italico Padiglione. Gli artisti, probabilmente soccomberanno alla critica.
Pare opportuno, inoltre, valutare se una presenza alla Biennale può incidere nella carriera di un artista. Ovviamente talvolta sì, talvolta no: cioè non sempre. Il che ci induce a dire che - forse - non è nemmeno così importante fare parte di quel carrozzone se poi non si mette in moto un circolo virtuoso. A contare è quindi, oltre alla qualità intrinseca del proprio lavoro, la capacità di saper approfittare dell’opportunità per mirare ad una critica ed un collezionismo internazionale, a un mercato ai vertici, piuttosto che alla farfallina veneziana nella propria collezione di mostre da sfoggiare. D’altro canto è facile, avere in mente degli artisti che hanno fatto successo che sono stati in biennale, ma dovremmo pure considerare le decine di schiappe che giacciono irrimediabilmente nel dimenticatoio!
Diciamocelo, sembra una lotta contro i mulini a vento quella di Pino alla Biennale. Ma allora perché proporsi ed insistere, quasi eroicamente, con la propria candidatura, raccogliere firme, fare pubblicità, scrivere lettere, come da molto sta facendo con spirito battagliero? Essenzialmente per idealismo, per spirito gonadoclasta, per il piacere di rompere le palle, con finta ingenuità. Per discutere, divertirsi, incazzarsi. Per confrontarsi e possibilmente mettersi a soqquadro. Anche solo for art’s sake.
Daniele Capra
Il primo scritto è il comunicato e testo pubblicato all’interno del catalogo di ArtO’ nel mese di marzo 2009. Gli altri documenti erano invece tutti presenti all’interno della cartellina stampa distribuita all’incontro.
In foto:
- Alcuni momenti del mio intervento nella sala del Palazzo dei Congressi di Roma.
- Le foto dei vari relatori in quest’ordine: Marcello Carriero, Cecilia Casorati , Daniele Capra, Barbara Martusciello, Giuliano Lombardo, Caterina Iaquinta, Patrizia Mania.
- Alcuni momenti della raccolta firme del progetto “Firma Boresta”.
Daniele Capra
Il primo scritto è il comunicato e testo pubblicato all’interno del catalogo di ArtO’ nel mese di marzo 2009. Gli altri documenti erano invece tutti presenti all’interno della cartellina stampa distribuita all’incontro.
In foto:
- Alcuni momenti del mio intervento nella sala del Palazzo dei Congressi di Roma.
- Le foto dei vari relatori in quest’ordine: Marcello Carriero, Cecilia Casorati , Daniele Capra, Barbara Martusciello, Giuliano Lombardo, Caterina Iaquinta, Patrizia Mania.
- Alcuni momenti della raccolta firme del progetto “Firma Boresta”.
- Figurina dell’Album di Oreste Uno di Picco Carceri.
- Foto di Vittorio Sgarbi, Daniel Birnbaum, Franco Battiato.
- Opera installazione dal titolo “Pino Boresta contro i mulini a vento”.
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