sabato 7 novembre 2020

Anche se perdiamo non vado (forse).

       Anche se perdiamo non vado (forse).



























       Anche se perdiamo non vado da nessuna parte (magari mi chiamassero).


Mentre in Italia ogni secondo che passa l'orologio del nostro debito pubblico aumenta in maniera impressionante, in Germania, alla stessa impressionante velocità diminuisce.

Come è possibile? È possibile perché pur non sapendo per certo se sia vero che in Germania i diritti dei lavoratori siano meno tutelati, una cosa è certa è l’ho capita da tempo: in Germania quelli come me (ed i miei figli in futuro) non sono costretti a fare lavori come il bidello (grazie dio guadagnato con i denti, ma soprattutto grazie alla mia tenacia) per sopravvivere, ma vengono espletati da quelle persone che passano le loro giornate nei bar delle città il più delle volte lamentandosi (se non disperandosi) a ragione che non trovano e non troveranno lavoro, perché il lavoro che potrebbero fare loro, lo faccio io. E sono in molti quelli come me, e non parlo in quanto artista (ma un po’, anche, si), ma in quanto a capacità e possibilità d’impiego in mansioni e impegni che potrebbero essere (divenire) delle risorse per il proprio paese, e in altri paesi lo sono. Non perché io sia più intelligente di tanti altri o di quelli che passano la loro vita al bar a non far nulla, ma perché io studio, studio, studio, studio ogni singolo giorno della mia vita e metto il cuore in quello che faccio per migliorare, insomma sono uno che s’impegna ma Italia non serve a molto perché le dinamiche di meritocrazia non funzionano ma il più delle volte non esistono proprio.
Del resto è inutile che ci nascondiamo dietro un dito c’è sempre stato e ci sarà sempre a chi piace studiare e a chi no, non possiamo essere tutti uguali. Un paese che non tiene conto di questo, e si comporta in maniera irragionevole e si muove solo a fini di tornaconto personale, mettendo persone impreparate, sbagliate, incompetenti, senza talento e incapaci a rivestire ruoli importanti e a svolgere compiti per i quali non hanno studiato una vita intera (come invece hanno fatto altre professionalità e continuano a fare), sta mandando il nostro paese in rovina.
Invece, grazie all’investimento su figure, come ho la presunzione di pensare di appartenere pure io, altre nazioni come la Germania crescono e migliorano in un’escalation virtuosa dovuta alle scelte che fanno, e quindi succede quello che ho descritto all’inizio di questo scritto. Nonostante ciò io non me ne vado e non me andrò perché non conosco il tedesco e ho disgraziatamente capito tutto questo troppo tardi, o se forse l’avevo capito, non ho agito di conseguenza. Ma esserne ora più che mai convinto e cosciente spero che possa servire, almeno, in qualche modo ad aiutare i miei figli. È per questo che domenica voterò M5S. Si! Loro che pur con i loro limiti, difetti, ingenuità stanno comunque facendo migliorare la classe dei politici professionisti, se non altro nelle intenzioni, nelle parole e nei programmi che gli vengono copiati. M5S i quali al netto di qualche truffaldino che è riuscito a infiltrarsi non potranno di certo fare peggio di altri partiti dove i disonesti, i furbi i ladri sono i primi che sono stati candidati.
Per cui, comunque vada, non so quanto possa interessarvi, ma io a differenza di Grillo, come vi ho già detto non me andrò. Non me ne andrò (ma magari mi trovassero) come hanno fatto tanti italiani che per raggiungere la giusta affermazione che meritavano, in virtù del loro sconfinato talento, sono dovute andare all’estero dove hanno trovato chi li ha saputi giustamente valorizzare (vedi Cecilia Bartoli, il più grande mezzosoprano vivente del mondo a detta anche di tutta la critica mondiale, e non sono io a dirlo ma le riviste specializzate). Ma si sa che in Italia come ho più volte detto, regna la regola del dispetto, quando non della malafede. Ed allora ci meritiamo tutto quello che ci succede e che ci succederà se non riusciremo a cambiare le cose e diverrà inutile continuare a lamentarsi.

pino boresta

Questo articolo pubblicato anche su Il cannocchiale. 

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