venerdì 17 febbraio 2012

8° ArtBlitz - 26/02/2010

Auditorium Parco della Musica di Roma






















Fluxus-blitz by Pino Boresta

Auditorium Parco della Musica (Rome)
BIENNIAL Fluxus - After Fluxus 20:30 Friday,
February 26, 2010
Psychic Interview # 2 Interviewed by George Maciunas Ramundas Malašauskas



























As soon as I arrived, I quickly visited the room dedicated to Maciunas and when Lucio Perotti started to play the piano a large number of people made a semicircle around him. After the first tune. I realized that it was my turn in the show. I took off my jacket, I stood next the piano and pianist and I started jumping and screaming “Be happy, there is Maurizio Cattelan .... be happy, there is Maurizio Cattelan ....” No one stopped me and the pianist continued to play, so the public did not understand if this was part of the performance or not. After a couple of minutes someone of the organization asked me very politely to stop. Nevertheless I was almost passing out from the effort. I pointed at my watch to tell her that I had nearly finished my blitz-perfomance. So I kept it up again for another couple of minutes. When I was almost exhausted I stopped, unexpectedly the entire audience cheered me by clapping.When I sat, visibly tired, on a chair in the foyer of the Auditorium someone asked me why I had made that action… I replied that it was, certainly, a tribute to three brilliant minds such as George Maciunas, Simon Cristicchi and Maurizio Cattelan but anyone could draw their own conclusions.



domenica 7 agosto 2011

Elenco 1993/2011

Hanno scritto qua e la di Pino Boresta:
Testi, lettere, commenti, comunicati, messaggi, email, articoli e stralci di articoli pubblicati e non.



1993 Stefania Di Mitri; testo elaborato dopo una visita al mio studio, un estratto è stato pubblicato sul catalogo “Il castello siamo noi”, fiera internazionale d'arte contemporanea Calcata 1993.

1994 Marina Frenquelli; stralcio da articolo pubblicato sul quotidiano “Velletri” il 30 luglio 1994.

1995 Barbara Martusciello; testo stilato in occasione della collettiva "Al Chiostro di S. Cosimato" e pubblicato sul catalogo autoprodotto nel maggio 1995.

1995 Anna Chiara Anselmi; estratto dall’articolo pubblicato su "Giorno e Notte" n. 42, del 31 maggio 1995.

1996 Alessandro Conti; estratto dall’articolo pubblicato su "Il Giornale" (Panorama – Roma), il 25 novembre 1996.

1997 Maria Campitelli; stralcio di articolo pubblicato sulla rivista d’arte “Artel” n.72 del 16/30 novembre 1997.

1997 anonimo; testo di una lettera anonima ricevuta nel novembre 1997.

1997 Anna Lombardi; testo pubblicato sul programma dell’evento “Sotto il cielo di Roma e Berlino” 1997.

1998 Maya Pacifico; stralcio di articolo pubblicato sulla rivista “Correnti di Marea” n.4 nel gennaio 1998.

1998 Cesare Pietroiusti; lettera di presentazione scritta il 28 febbraio 1998.

1998 Viviana Gravano; testo pubblicato sull’ Album Oreste Uno, da me autoprodotto.

1999 Luisa Perlo e Francesa Comisso; testo per una pubblicazione mai avvenuta.

2000 Gianluca Marziani; estratto dal testo pubblicato sul libro "Oreste alla Biennale", tradotto dalla versione in inglese dell’articolo “Stichers ideas-tagger actions” editore Charta.

2001 Pablo Echaurren; stralcio estratto da un testo pubblicato su “Posse” N° 2/3 gennaio 2001 edizioni Castelvecchi.

2002 Domenico Quaranta; testo pubblicato on line su Random Magazine l’11 dicembre 2002 e poi su altri siti Internet.

2003 Isabella Falbo e Giovanna Coppa; testo pubblicato sul catalogo “La febbre dell’oro” 2003.

2004 Giovanna Coppa; testo pubblicato sul catalogo “Torre d’avorio” 2004.

2004 Claudio Morici; stralcio dell’intervista a cura di Massimiliano Tonelli allo scrittore Claudio Morici pubblicata su Exibart.onpaper n.17 settembre/ottobre 2004.

2005 Francesca De Nicolò; testo pubblicato on line su Netartreview, Wikio ed altri siti Internet.

2005 Valeria Arnaldi; articolo pubblicato sul giornale (quotidiano) “Leggo” giovedì 3 marzo 2005.

2006 Anna Valeri Borsari; testo scritto di una corrispondenza via email del 2006.

2007 Redazione Exibart; pubblicato su Exibart.onpaper N. 42 agosto/settembre 2007 (speciale grandtour).

2008 Guglielmo Gigliotti; articolo pubblicato su “Vedere a Roma – Il giornale dell’arte” aprile 2008.

2009 Giacinto Di Pietrantonio; testo scritto di una corrispondenza via email del 2009.

2010 Luca Rossi; scritti estratti dalla sezione riservata ai commenti del sito di Exibart ad una notizia del 1 marzo 2010.

2011 Claudia Colasanti; testo scritto per la mostra “Fumo” e pubblicato on line su vari siti.






sabato 6 agosto 2011

1993 Stefania de Mitri


Carte scoperte

















Boresta è magro, esile. Di fisico asciutto e nervoso abitato di contrasto da un’indole quieta, paciosa, controllata. La sua interiorità è però in fibrillazione continua, un pulsare a catena di nuove ricerche espressive. Poco più che trentenne, Boresta ha già attraversato varie fasi di ricerca, espressione e traccia del suo permanente desiderio di sperimentarsi. Dal periodo dei tovaglioli, frutto di un soggiorno trascorso a Londra per motivi di studio, durante il quale dipinge i suoi soggetti con mezzi di fortuna, direttamente sui tovaglioli dei ristoranti dove lavora come cameriere per mantenersi, graffiando segni colorati attorno ed all’interno di volti maschili, che richiamano spesso i suoi tratti somatici. Autobiografia casuale o voluta? A questa serie un po’ casuale, che riprenderà più volte in seguito ma con spirito diverso, con più tecnica e meno impatto emotivo, segue naturalmente quella degli “Scratch Colours”, letteralmente “colori graffiati”. Ancora unghiate spesse di colori vivacissimi di sapore postespressionista.
















Il colore genera l’immagine e non viceversa. Sono figurativi su sfondi astratti che riprendono “paesaggi, animali, visi, donne, nei quali la gestualità e l’immediatezza nella realizzazione sono di fondamentale importanza in quando solo la stesura veloce con la spatola della vasta gamma dei colori disponibile rende l’effetto desiderato e cioè”, come da dichiarazione dello stesso Boresta, “un miscuglio colorato nel quale si può ancora distinguere agevolmente l’oggetto dell’opera non del tutto disfatto od annientato dalla componente astratta”. Il segno che definisce queste immagini è scuro e netto. Nuovamente la contraddizione di Boresta, teso nell’estrapolazione dal profondo di una realtà interiore sanguigna, talvolta violenta, come di un’eruzione di sentimenti a lungo sobbolliti sotto la linea piatta di un lago tranquillo solo in superficie, sotto la sua pelle di artista. Poco dopo, affascinato dalle tonalità bruciate dalle terre a dai corpi angolosi e levigati delle genti africane, realizza il ciclo dei “Nuba”, ispirato ad una tribù nera dell’Africa centrale. Questi lavori puntualizzano il lato selvaggio, primitivo presente in ciascuno di noi, quel lato troppo spesso soffocato dal vivere civile. In essi si riconosce la gioia del pittore di avere i colori già pronti sul suo tavolo da lavoro, la scelta delle terre a portata di mano, col piacere di riempire le linee sciolte dei corpi, non condizionate da null’altro che dalla loro libertà.
















È il ciclo dell’origine, dell’espansione, della liberazione. Dopo aver a lungo trattenuto all’interno le espressioni, dopo averle tirate fuori a fatica con graffi e rabbia sui tovaglioli e sugli scratch colours, ora finalmente possono fluire libere all’esterno, il primitivo tornare in superficie, riaffiorando nella dimensione odierna del pittore ma senza contrastarla, semmai integrandola di una luce nuova. Nei Nuba c’è più silenzio e meno tensione che non nei lavori precedenti. Si potrebbe dire che si gioca di più a carte scoperte. L’artista realizza in seguito la serie delle “Sinfonie”, grandi tele che richiamano alla mente l’espressionismo tedesco. Boresta stesso ne ha descritto lo stato d’animo di creazione: “dipingevo febbrilmente per la gioia di vedere le opere terminate, respirare la sfida con l’irrazionale, assaporare gli apparenti, casuali accostamenti di colori e di forme alla ricerca di un significato raggiungibile solo comprendendo l’importanza che un’opera riveste in quanto terminata, compiuta… un’opera ormai definita, quindi con una propria musica…” Nelle sinfonie i colori si fondono e si confondono, le ombre non sono più scure ma piene di colori a rappresentare simbolicamente la nascita dell’uomo nuovo, della coscienza ritrovata del sociale. Le sinfonie si distinguono – a seconda degli stati d’animo ma anche delle tecniche di esecuzione adottate dal pittore – in modulari o verticali, o anche verticali in ombra. Queste ultime realizzate in occasione della performance di action painting di Roma del 19 aprile 1991.
“Inconsciamente ho forse scelto le ombre perché esprimono e rappresentano la parte di noi più nascosta che non ci abbandona mai” Dice Boresta “e che ci portiamo sempre dentro nel bene e nel male…un’ombra come coscienza…Nelle ombre le differenze fra uomini diminuiscono” prosegue “ombre non più nere, ma con tutti i colori possibili, come se si fosse alla ricerca di nuove tonalità al di fuori dello spettro ottico…”





























Non a caso Boresta, nel pieghevole della sua prima personale realizzata nel 1989 nell’aula consiliare di Cerveteri, si è definito e continua tuttora a definirsi “un’espressionista simbolista… che fa una pittura che ferma la vita nell’attimo in cui l’artista la esegue…in una proiezione estetica dei momenti dell’anima…” Un’altra serie alquanto particolare è quella dei cartoni. Grandi pezzi da imballo per scatoloni, sui quali l’artista incolla profili variopinti di uomini e di donne che egli prende direttamente dal contesto che lo circonda. Sulla materia semplice Boresta appoggia se stesso ed i contorni della sua giovane compagna, modella frequente di tanti suoi quadri. In questi lavori colpisce il contrasto fra la base grezza e le silhouettes finemente ritagliate poste sopra di essa come su di un contesto sbagliato. Qui le persone non si confondono più con il contorno, ma si staccano nettamente dallo sfondo per esprimere la propria consapevolezza individuale in continuo movimento. Successivamente Boresta realizza la serie degli “Art Collage”, seguito di una ricerca del 1991 su collages a puzzle da opere famose dei grandi maestri del passato. Soffermandosi sui lati ombrosi e romantici della pittura rinascimentale congeniale in questo periodo, ne reinterpreta lo spirito nelle sue opere dapprima casuali, poi a tema definito (Omaggio a Francis Bacon, all’infanzia, alla vecchiaia, alla donna, ecc.).





























La tecnica adottata è originale ed armonica. Boresta inizia con una base composta da fogli di quotidiani, spesso terze pagine dedicate ai pittori che ama, talora spaziando altrove come per quella ad esempio dedicata all’attore Roberto Benigni con il quale condivide, sotto le sue acque chete, lo stile sagace di piccolo diavolo. Il foglio è incollato su un cartone grezzo, sul quale l’artista sovrappone inserti di quadri noti, particolari, ingradimenti, ripetuti, tagliati, riportati in positivo ed in negativo. Di volta in volta accompagnati da inserti irregolari di colore, dal taglio diritto oppure modulare, arrotondato, morbido, uno quasi a forma di fiore. A modo suo realizza collages nei collages. In uno di questi, particolare che a prima vista potrebbe sembrare minore rispetto alle dimensioni dell’insieme ma che sul finale minore non è, all’interno della quale colloca la copia miniaturizzata di un quadro altrettanto antico. In altri, come in quello dedicato all’infanzia, aggiunge ritagli di foto dai suoi quadri oppure interviene figurativamente sul momento come in quello nel quale dipinge direttamente uno dei suoi uomini composti di colore, poggiandolo alla base del cartone.













Successivamente utilizza come sfondi rettangolari di stoffe diverse, tenendo sempre però ferma l’attenzione sull’equilibrio delle tonalità e delle forme, delle linee e dei leggeri rilievi, e bilanciando il tutto di contenuti in movimento che portano l’osservatore all’esercizio del rimbalzo, per conseguenza dei richiami e delle evidenti e/o sottili ripetizioni che l’artista propone da un punto all’altro dell’opera. Abbandonata del tutto la carta di giornale, lavora solo su riproduzioni di quadri d’epoca, talvolta monocolori, seppia o verdini ad esempio, come base di nuove creazioni che ripropongono paesaggi o piccole città, oppure vedute campestri dei tempi andati. Incapace di resistere a lungo passivo, vi inserisce sopra riproduzioni di opere molto colorate o interviene direttamente lui con pennelli, rispecchiando ancora la sua indole contrastata, in superficie calma come quei quadri lievi e monocolori che pone sotto, ma che subito dopo copre e sovrasta con gli inserti accesi delle sue tinte o degli altri quadri che sceglie per dominarli.
























Altri lavori sono tuttora in corso per questo artista sempre in azione, appassionato nell’esporre la vita delle sue opere, nate da un impulso qualsiasi, covato per un po’ al suo interno per poi uscire fuori, trattenuto a fatica sui suoi materiali sovente poveri (tovaglioli, carta da spolvero, cartoni), quasi spillato sopra dalla forza della sua determinazione a creare, ad insistere nella ricerca, ad andare avanti nonostante tutto mantenendosi artista, non contaminato dalla commerciabilità del prodotto.



Stefania de Mitri


Un estratto è stato pubblicato sul catalogo “Il castello siamo noi”, Fiera internazionale d'arte contemporanea Calcata 1993.

In foto: Io, Francis Bacon e Roberto Benigni e alcune opere del 1988 della serie dei “Tovaglioli” alcuni dei quali autoritratti.

1994 Martina Frenquelli


Tempo licenziato










Giuseppe Boresta, già attivo come parte recitante con le sue “smorfie” in alcune performance romane, si installa in questo spazio contro il tempo, tentando di “licenziare” dalla mente dell’uomo la malinconia, riscoprendosi positivamente nonostante il dolore….(Maria Elena Crea-Critico d’Arte).




























La “smorfia” del Boresta nasce attraverso la sua stessa immagine riprodotta fino alla esasperazione, come superamento della situazione tragica dell’uomo.
Il “tempo” che scorre in tutte queste opere, è li a scandire il ciclo della vita dell’uomo, l’attesa, la nascita, la vecchiaia fino alla morte beffarda, sempre in agguato. Il tempo inesorabilmente lascia la sua traccia. Si può provare a rincorrerlo, a tornare indietro con la memoria, ma mai bloccarlo. Cercare di “bloccare” il tempo vuol dire protendersi verso la morte toccarla con mano e nel superamento di essa liberarsi dagli orrori, dalla tristezza e dalla “maschera” (come quella della smorfia del Boresta ) che ogni giorno, nella vita siamo costretti ad indossare come una seconda pelle.

Martina Frenquelli



























Pubblicato sul quotidiano di “Velletri” sabato 30 luglio 1994.

In foto: Due smorfie texture, una delle mie smorfie, foto di uno scheletro mummificato.


1995 Anna Chiara Anselmi


Mascherasmorfia
























Boresta presenta un’istallazione legata alla sfera della sessualità inserendo le sue “smorfie”, grottesche deformazioni del suo stesso volto stampate. Il significato provocatorio va ricercato nell’importanza che Boresta da non solo alle sue smorfie, ma anche all’atto del mascherarsi con esse che diviene, nel momento stesso in cui si compie, uno strumento di critica sociale che recupera istanze e modalità rivisitate alla luce di un “fare arte” che prende le mosse dalla stessa Pop Art.

Anna Chiara Anselmi































Pubblicato su "Giorno e Notte" n. 42, con il titolo Smorfie e leoni il 31 maggio 1995.

In foto: Alcuni miei lavori.


1995 Barbara Martusciello


L’attenzione


Pino Boresta con quelle da lui chiamate “Muffe” allestisce un vero e proprio percorso attraverso l’ambiente estremo prescelto. L’elemento-base che costituisce la parte preponderante dell’opera, cioè l’acqua, è portatore di evocative associazioni legate ad un’idea di natura nelle sue molteplici, cicliche trasformazioni. Le modificazioni della materia e l’attenzione verso i suoi mutamenti è l’indagine sottintesa in tutto il lavoro di Boresta: qui è riassunta nelle “ninfee” galleggianti, negli spartani contenitori pieni d’acqua.




























Quelle tracce inaffondabili (perché montate su polistirolo) accolgono muffe correlate a memoria d’archetipa derivazione, pressanti - come fiori messi a seccare tra le pagine d’un libro – su fogli scritti che ne fanno da supporto. La ricerca d’un valore estetico è evidente così come lo è quella d’un meta-linguaggio che sia il risultato dell’artista, inteso al pari di un processo alchemico legato alla trasfigurazione delle cose. A volte anche la guarigione dalla malattia (nel procedimento, per esempio, della penicillina che cura l’infezione; dell’olio che rimargina la piaga). Ed è a questo punto che tutto il lavoro di Boresta torna ad additare l’attenzione, cioè quella capacità ed impegno a considerare ogni elemento ed accadimento - esterno ed interno – al di la della consuetudine ma come se fosse un fatto eccezionale e straordinario.

Barbara Martusciello






























Testo scritto in occasione della collettiva "Al Chiostro di S. Cosimato", Ospedale Nuova Regina Margherita di Roma, e pubblicato su un catalogo da noi autoprodotto nel maggio 1995. 

In foto: Penicillina, e due mie opere del 1995 della serie intitolate “Muffe”.


1996 Alessandro Conti


Artesciùscià












Sicuramente sopra le righe è la performance di Pino Boresta. Lui non mette in mostra nulla. Si diletta a fare lo sciuscià. Spazzole e lucidi alla mano, pulisce le scarpe di chiunque si sieda sul suo sgabello. “Ora passo lo straccio in maniera decisa, adesso in maniera sensuale”, si diverte l’artista a intrattenere il beneficiario del trattamento. Insieme con le calzature lucide, Boresta rilascia pure un certificato di avvenuta pulizia. “Una ricerca d’arte veramente sociale” , precisa l’estroso Pino.


Alessandro Conti
































Stralcio dell’articolo “Scarpe d'Artista: arriva la carica dei 101” di Alessandro Conti pubblicato su "Il Giornale" (Panorama – Roma), il 25 novembre1996.

In foto: Io durante la performance “Ultimo degli sciuscià”, Certificato dell’avvenuta pulizia.