Cataloghi all'indice
Chi mi
conosce sa della mia passione per i cataloghi delle fiere d’arte.
Credo sia una deformazione professionale, cosi che ogni volta che me
ne capita uno tra le mani non posso fare a meno di andare a spulciare
l’indice dei nomi degli artisti e l’analisi scatta immediata.
Guardate un po’ cosa ne è venuto fuori su uno di quelli del 2008,
di cui non darò nessuna indicazione perché sarete voi a dover
scoprire di quale fiera si tratta. Non posso mica fare tutto io...
Fin dai primi giorni di scuola, con il primo appello e poi con le
interrogazioni, ci accorgiamo subito di quanto quella maiuscola
iniziale del nostro cognome condizionerà in seguito la nostra vita.
Forse sarà
per questo che sfogliando questo vecchio catalogo la mia attenzione
cade sul contingente d'artisti all'indice con la stessa iniziale nel
cognome.
Pertanto
dopo attenta analisi vi comunico che a vincere anche questa volta
sono gli artisti con la “S”,
sono infatti ben 77 e tra questi l’immancabile Spalletti nazionale
(Ettore), lo Steinbach di importazione (Haim), il magnifico Scipione
che in realtà si chiamava Bonichi Gino, mentre del Serse non ci è
dato sapere il vero nome, a questi si aggiungono due Shaw (David e
Jim), una Smith (Kiki), una Sicilia (Jose Maria) unica regione
italiana presente in tutto il catalogo. In seconda posizione con 74
artisti la “M” nelle
cui file troviamo i vari Matta, Mattiacci, Mattii (due Roberto uno
pure Sebastian più Eliseo e Carla), i Migliora, Migliore, Migliorini
(Marzia, Bartolomeo, Nino), i Muniz e Munoz (Vik e Juan) i due Merz
non marito moglie ma Mario e Gerhard e chiudo con il due volte
Mondino ma sempre al nome di Aldo, sarà sempre lo stesso? Terza
piazza con 65 nominati la “B”.
Questa è la mia categoria di appartenenza ma anche questa volta non
mi trovo… c’è invece Basilè (Matteo) qui presente grazie al
cognome della nonna, ci sono i B&B Botto e Bruno il Balla
italiano e quello no (Giacomo e Atul), i Bianchi (Diego e Domenico),
i Bianco ( e Valente).
Arriviamo così ai quarti classificati della
“C” con 61
individui, tutti fuori dalle piazze d’onore i vari Cuoghi sia che
siano uno come Roberto, sia che siano due con Corsello, sia che siano
Castellani (Enrico), sia che siano Campanini (Pierpaolo, tutto
attaccato) e vale per i Calzolari (Pier Paolo, staccato), come per i
Carboni (Luigi). Al quinto posto con 49 presenze troviamo la “P”
dove sguazzano Pesce, Pinna e Vele (Gaetano, Alex, Perino-) e non
pago ivi troverai un Pugno (Roberta), un Papa (Marco), un Panino
(Steven), due Piccinini (Patricia e Simone) due Pivi (Leonardo e
Paola), Prine e Prini (Ashley ed Emilio). Invece 48 sono quelli con
la “G” dove
razzolano i due Gallo (Vincent e Giuseppe), i tre Graham (Dan, Peter,
Rodney), i Goldechiari e il Golden e basta (Nan). A tre lunghezze
seguono quelli della “D”
con 45 in-scritti tra i quali tre con il “de” minuscolo di de
Beeck, de Chirico, de Jong e otto con il “De” maiuscolo di De
Bruyckere, De Cock, De Dominicis, De Kooning, De Liberato, De Maria,
De Paolis, De Paris, speriamo che un giorno qualcuno mi spieghi anche
la differenza.
Con due artisti in meno, cioè 43 quelli della “L”
che perdono terreno ma non la luce, visto che tra loro c’è Light
(Michael) e la colpa non è certo di Land (Peter), ne di Long
(Richard) che di strada ne macina assai. Appaiati in nona posizione
entrambe con 41 entità troviamo le lettere “A”
e inaspettatamente la “K”
che denota così la forte internazionalizzazione degli artisti
presenti. Merito dei galleristi o dei curatori? Andatevi a spulciare
la lista delle gallerie e tirerete le vostre conclusioni. Numerosi
anche i personaggi elencati sotto la “R”,
per la precisione 36 e nulla da indicare. Buona la prova di quelli
della “H” tra i
quali mi piace ricordare Halley e Holler (Peter e Jenny) il perché
me lo tengo per me. Seguono a pari merito in dodicesima posizione con
24 anime la “T” dove
mi chiedo chi sarà quel tale Tal (R) e alla “V”
dove rinnovo la mia curiosità su quei prefissi dei cognomi questa
volta tra i “van” di van Eeden, van Golden, van Lamsweerde, van
Lieshout, van Warmerdam, ed i “von” di von Bonin e von Nagel.
Nelle zone basse troviamo i 22 del settore “F”
dove scorgo l’ex compagno di camera, a
“Fuori Uso 1997”, Favelli (Flavio).
Pochi ma buoni i 20 aggregati
sotto la “W” dove
individuo il mitico Weiner (Lawrence). Uno in meno a quella sporca
dozzina, cioè 11 quelli del gruppo “N”
(non quello storico). Quasi in conclusione e nessuno da segnalare
nelle tre pattuglie di 9 elementi ciascuna della “E”
della “J”
e della“Z”. Solo 6
i soggetti raggruppati sotto la “O”
e la “I” e non
certo a causa di Innocent (Troy) ne di Ozzola (Giovanni). In
penultima posizione i 3 gatti della “U”
e della “X”, sarà
colpa del fattore?... Chiude la “Q”
dove tutta sola Q. Knight Margot ci lascia con l’enigma di quella
qu puntata.
Pubblicato sul sito di
“Artribune” il 6 aprile 2013
Questo
il cappello a cura della redazione:
Siamo
in piena fiera, MiArt per la precisione. E alle fiere c’è sempre
un oggetto dallo statuto incerto, un po’ vintage e un po’
esercizio di stile, un po’ strumento di lavoro e un po’
certificatore di apocalittici e integrati. Insomma, il catalogo, che
spesso costa anche parecchio. Ma se serve a una performance
scrittoria come questa di Pino Boresta, ben vengano.
M.E.G.
In foto:
Ritratto digitale di Ettore
Spalletti (una mia opera).
Ritratto digitale di Haim Steinbach
(una mia opera).
Ritratto digitale di Gino Bonichi detto Scipione (una mia opera).
Ritratto digitale di Kiki Smith
(una mia opera).
Ritratto digitale di Josè Maria
Sicilia (una mia opera).
p.s.
Questo scritto non è un articolo, ma un’opera d’arte.
p.s.
Questo scritto non è un articolo, ma un’opera d’arte.
Nessun commento:
Posta un commento