venerdì 8 giugno 2018

Soele Boresta intervista Pino Boresta

Nel 2009 Soele Boresta intervista Pino Boresta

Pa!?!, sei sicuro che questa che hai fatto sia un opera d’arte? Certo che lo è cara mia… cosa vuoi che sia? Questa domanda potrebbe essere posta al riguardo di qualsiasi opera e operazione artistica dei nostri giorni. Io credo che ogni opera o intervento artistico ha un tempo giusto e uno sbagliato per vivere, io in funzione della mia storia personale e di quella contingente che respiro ho ritenuto questo il momento perfetto, ma non è detto che lo sia stato.

Tu in quest’opera chiedi aiuto agli altri, come provocazione contro il sistema, ma in realtà i più credono che sia un’azione che mette in luce solo te, che ne pensi? Non ne sarei così certo, questo è solo quello che potrebbe sembrare o apparire a una prima superficiale analisi, sono convinto che il tempo mi darà ragione e tu sei il mio delegato

In questo mondo dell’arte, snob, suscettibile, sospettoso ed egocentrico come tu mi ripeti spesso, in che modo è stata accolta questa tua nuova provocazione artistica? Devo dire che è andata molto meglio di quello che avevo previsto. Ho raccolto quasi 1000 adesioni senza dovermi sbattere troppo, e spesso erano loro stessi a chiedermi di firmare, mentre io mi limitavo a distribuire il volantino che in molti hanno gelosamente conservato. Del resto te ne sarai accorta pure tu le volte che insieme a Mairo o da sola mi sei venuta ad aiutare?

Raccolta firme del progetto "Firma Boresta"




Si! E allora come mai quella volta che hai lanciato i volantini alla conferenza stampa della Quadriennale di Roma ti hanno portato via a braccia e quasi ti volevano arrestare? Il giorno dopo ne hanno parlato pure i giornali. Amore mio, non ti preoccupare era solo una performance un azione studiata a tavolino. In questo mestiere avvolte occorre compiere gesti e azioni che ti vorresti risparmiarti ma che diventano necessari se vuoi dare voce a quello in cui credi. Del resto chi non risica non rosica non lo sai? E poi c’e stato pure chi tra il pubblico a gridato “Non toccatelo! Lasciatelo stare è Pino Boresta!” so! Soddisfazioni anche queste, grazie caro Piccio dei Stalker.

Ma perché tutti gli altri artisti non fanno quello che fai te? Gli artisti non sono tutti uguali e il loro comportamento e dettato dalle proprie capacità e attitudini, infatti, la diversità di quello che dicono, di quello che fanno e di come lo fanno rende tutto più interessante, è il bello della diretta non credi?

Come nei reality? Brava! Esattamente così, e bisogna fare molta attenzione al montaggio, ricordatelo sempre.

Perché la gente avvolte reagiva in maniera strana alla tua richiesta di firmare per mandarti alla Biennale? Ma! Sai la gente è strana, del resto se io sono strano perché non possono esserlo pure loro, ne hanno tutto il diritto, e anche se la raccolta delle firme è avvenuta quasi sempre nei luoghi e nelle occasioni frequentate dal ristretto pubblico dell’arte, molti hanno creduto e credono che raggiungere un certo numero di firme mi dia diritto di pretendere e reclamare realmente l’invito alla Biennale Venezia, e chi sa forse hanno ragione!

Tu mi dici che da ogni esperienza c’è qualcosa di buono da imparare tu cosa hai imparato da questo progetto? É vero! Purtroppo no so bene che cosa questa esperienza mi abbia realmente insegnato, forse è stata un’opportunità per constatare, scoprire e verificare che sono circondato da varie categorie di amici e nemici indipendentemente dal fatto che abbiano deciso di firmare o no. In un primo momento avevo pensato di aver scoperto che in realtà esistevano due categorie di amici e due di nemici più una svariata gamma di conoscenze; amici sinceri quelli che firmano, amici fasulli quelli che non firmano, nemici furbi quelli che firmano, nemici stupidi quelli che non firmano, e che tra i vari conoscenti sia che firmano o no pensavo vi fossero un sacco di sprovveduti, impreparati, incompetenti, inesperti, ingenui, ignoranti, opportunisti, ipocriti, ma anche un sacco di persone di fine intuito, gente intelligente, competente, esperta, colta e intenditrice, chiaramente parlo solo per ciò che concerne le competenze riguardo all’arte contemporanea sia ben chiaro. Ma ora credo che questa era un analisi troppo semplicistica. Ora spero solo che non abbaia ragione chi sostiene che pensare semplice spesso ci si azzecca.

Allora quelli che firmano sono i buoni e gli altri i cattivi? No! Bella mia non è così, e non è quello che volevo dire, anzi è più che legittimo che molti si rifiutino di firmare specialmente chi non capisce quello che gli si chiede. Sicuramente sono rimasto dispiaciuto, quando a rifiutarsi è stato qualche amico. Ma questa che mi fai è una domanda che continua ancora a rimbalzarmi da una parte all’altra della mente e che sta dando vita ad una serie di riflessioni interessanti che mettono a dura prova il mio pensiero schizofrenico facendomi credere cose diverse e opposte tra loro. Ho provato a scrivere qualcosa al riguardo, ma è venuta fuori una versione confusa e non sufficientemente matura, quindi ho deciso di aspettare che tu cresca mi aiuterai a trovare la risposta giusta, o almeno quella più intelligente.

Mi ricordo che un ragazzo alla fiera d’arte di Viterbo ti ha chiesto “Ma cosa pensi di dimostrarci con un’operazione come la tua?” Ma poi è arrivata quel auto blu ad alta velocità che quasi ci investiva, dopo abbiamo scoperto che dentro c’era Vittorio Sgarbi. Cosa avresti risposto al ragazzo? Non lo so, forse che c’è sempre un modo per non arrendersi? Forse che anche se non si hanno i santi in paradiso si può trovare il modo per farsi ascoltare? Forse certificare che si può ancora trovare il coraggio di dimostrare quello in cui si crede realmente? Ma soprattutto dare prova di disporre di prontezza di riflessi nel schivare coloro che ti vogliono schiacciare che nel mio caso non è certo Vittorio.

Pensi realmente che il direttore della Biennale di Venezia avrebbe dovuto invitarti? Certamente! Perchè tu pensi che non me lo meriti?
Daniel Birnbaum è un bravo critico e tutti affermano che sia molto attento a quello che succede intorno a lui, ma questo non è sufficiente a garantire a un bravo artista la partecipazione alla Biennale di Venezia, sono altri i meccanismi che fanno scattare l’invito. Ho capito fin da subito che l’importante era affrontare il tutto senza la più flebile bastarda fiammella di speranza, ma non so se ci sono riuscito.

Allora il mancato invito lo vivi come un fallimento? Per ogni domanda esiste una risposta, ma ora non c’è più tempo per rispondere a questa domanda perché è ora di andare a letto.

Fine



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