“Boia chi molla” é di destra o di sinistra?
Non bisogna perdere nemmeno una opportunità per avere un po’ di visibilità, lo sappiamo bene tutti che ogni ghiotta occasione va sfruttata al meglio e il Giancarlo Politi è troppo furbo ed intelligente per farsi sfuggire simili occasioni. Eppure chiamare un esposizione “Padiglione Italia out of biennale” le avrà dato realmente un valore aggiunto? Inutile ciurlare nel manico (o come si dice) perché in realtà la cosa più interessante sono state le partecipazioni, tanto è vero che potrei spiegarvi una per una tutte le motivazioni, da quella affettiva a quella più squisitamente economica a quella di solo opportunismo etc., che hanno determinato ogni singola scelta dei rispettivi curatori e i suoi quattro moschettieri artisti (questo si che sarebbe stato un bel titolo per una mostra “1 critico x 4 moschettieri”, vedi bastava chiedere a me) compreso il misterioso giallo del critico – Andrea Bellini - che ha scelto di invitarne solamente 3, poi diventati addirittura 2. Ai più attenti non sarà di certo sfuggito. Volete sapere perché? Non vi resta che leggere sin da questo numero il piccolo spazio fisso intitolato proprio “Boia chi molla”, tra le notizie spray. Vi troverete tutto quello che avreste voluto sapere ma che gli altri non hanno il coraggio di dirvi. Ehi ragazzi!…altro che il libro di Damien Hirst, vi spiego io come stanno le cose.Anzi esorto tutti coloro che abbiano nuove verità e notizie scottanti a inviarmele in modo che questo nuovo spazio su Juliet diventi una sorta di monitoraggio del sistema, una specie di ARTreport che sveli arcani e misteri. Moggi, Giraudi, Artcupole dell’arte tremate. Proviamo per una volta a smantellare e resettare quello che oggi sembra essere diventato un clichè da rispettare? Per dirla scientificamente, il problema dell’arte oggi in Italia è l’attuale sistema culturale che effettua decisioni attuando una selezione deformante sulla base del possibile sfruttamento economico sociale dell’artista scelto come persona fisica e non nel suo lavoro. Intendo dire che ho notato come spesso le caratteristiche ritenute necessarie dall’art system per attrarre rapidamente l’attenzione di tutti quei soggetti che determinano il risultato, spesso illusorio del temporaneo successo, sembrerebbero essere considerate da un po’ di tempo sempre le stesse, e cioè la condizione economico-sociale del soggetto. Ho notato addirittura come questo, ultimamente, avviene spesso seguendo una regola proporzionale in base alla quale l’ascesa è tanto più rapida quanto più forti sonno le due componenti. Ciò determina una totale assenza di attenzione nei confronti di coloro che non essendo sfruttabili, quindi inutili e non funzionali ai loro programmi, vengono emarginati con una ostruzione sistematica in quanto ritenuti anche dannosi e forvianti. Salvo essere eventualmente riesumati postumi in caso di sopravvenuta utilità funzionale agli interessi divenuti manovrabili. E questa la chiamano democrazia dell’arte? Quando Angelo Capasso (su exibart.onpaper) dice che “l’arte è democratica ma si muove su un campo di battaglia” si sbaglia perché oggi in Italia “l’arte non è democrazia” ma “l’arte è privilegio”. Io credo che in quello che lui ha definito “campo di battaglia” ognuno utilizza le armi che ha disposizione tuttavia se sugli aerei non metti i piloti più bravi ma quelli più raccomandati e ricchi, che si sono comprarti il posto, difficilmente si può vincere una guerra, non credete? Ma che minchia sto dicendo? Quelli furbi non fanno neanche la guerra, vanno avanti fino al via e ritirano le 20.000 (come diceva un famoso cartoncino degli imprevisti del monopoli). E le nostre sconfitte in campo internazionali aumentano.
Ma qualcuno forse se ne sta accorgendo.
Non è un caso che l’articolo di una giornale, a forte tiratura faccia vedere, con tanto di grafico, come il 50% di quelli che trovano lavoro nel mondo è grazie a parenti e amici mentre in Italia questa percentuale sale addirittura al 85%. Sarà forse per questo che io non riesco a trovare un gallerista che mi sostenga? Non è un caso che finalmente da più parti si cominci a rivelare che nella totalità dei concorsi che vengono fatti in Italia per rivestire ruoli di ricercatore o qualsiasi altra posizione non sono mai i migliori a vincere, e tra quelli scelti i raccomandati sono sempre oltre il 90%. Sarà forse per questo che l’unico premio da me vinto è un concorso anonimo dove la scelta era determinata solo ed esclusivamente dalla qualità dell’opera? Non è un caso se in un sondaggio di una trasmissione televisiva quando si è chiesto se l’Italia sia il paese dei privilegiati il 95% ha risposto Si! Sarà per questo che ogni qual volta ho proposto ad associazioni, fondazioni ed istituzioni dei miei progetti mi sono sentito rispondere che l’idea era interessante ma non avevano risorse da potere mettere a mia disposizione? E poi mi vengono a chiedere di firmare le loro petizioni!….. Incominciavo a pensare che presto il cinismo galoppante del sistema non mi avrebbe più dato la possibilità di lamentarmi e vi assicuro che ne ho ben donde visto che continuano a farlo a gran voce tutti coloro che non ne avrebbero nessun motivo. Come dici? Ecco qui l’ennesimo sfigato? Si!…me l’ha scritto un certo Piero Golia in risposta ad un e-mail dove vi era il link di un mio lavoro di net-art che gli era giunto. “Sei solo uno sfigato” mi ha detto.
Ma chi è l’artista sfigato?
Quanti ce ne sono stati nella storia dell’arte?
E mi chiedo questo, cercando di non scomodare un Piero Manzoni qualsiasi. Se un artista come Maurizio Cattelan in un intervista afferma che considera il suo primo periodo come quello di un artista sfigato cosa devo fare? Devo prenderla come un complimento? Devo cercare di diventare un allievo di Alberto Garutti? O devo pescare un altro cartoncino degli imprevisti sperando che questa volta sia quello che dice “Andate sino a Largo Colombo, e se passate dal Via! ritirate le 20.000 lire” ?
Ma qualcuno forse se ne sta accorgendo.
Non è un caso che l’articolo di una giornale, a forte tiratura faccia vedere, con tanto di grafico, come il 50% di quelli che trovano lavoro nel mondo è grazie a parenti e amici mentre in Italia questa percentuale sale addirittura al 85%. Sarà forse per questo che io non riesco a trovare un gallerista che mi sostenga? Non è un caso che finalmente da più parti si cominci a rivelare che nella totalità dei concorsi che vengono fatti in Italia per rivestire ruoli di ricercatore o qualsiasi altra posizione non sono mai i migliori a vincere, e tra quelli scelti i raccomandati sono sempre oltre il 90%. Sarà forse per questo che l’unico premio da me vinto è un concorso anonimo dove la scelta era determinata solo ed esclusivamente dalla qualità dell’opera? Non è un caso se in un sondaggio di una trasmissione televisiva quando si è chiesto se l’Italia sia il paese dei privilegiati il 95% ha risposto Si! Sarà per questo che ogni qual volta ho proposto ad associazioni, fondazioni ed istituzioni dei miei progetti mi sono sentito rispondere che l’idea era interessante ma non avevano risorse da potere mettere a mia disposizione? E poi mi vengono a chiedere di firmare le loro petizioni!….. Incominciavo a pensare che presto il cinismo galoppante del sistema non mi avrebbe più dato la possibilità di lamentarmi e vi assicuro che ne ho ben donde visto che continuano a farlo a gran voce tutti coloro che non ne avrebbero nessun motivo. Come dici? Ecco qui l’ennesimo sfigato? Si!…me l’ha scritto un certo Piero Golia in risposta ad un e-mail dove vi era il link di un mio lavoro di net-art che gli era giunto. “Sei solo uno sfigato” mi ha detto.
Ma chi è l’artista sfigato?
Quanti ce ne sono stati nella storia dell’arte?
E mi chiedo questo, cercando di non scomodare un Piero Manzoni qualsiasi. Se un artista come Maurizio Cattelan in un intervista afferma che considera il suo primo periodo come quello di un artista sfigato cosa devo fare? Devo prenderla come un complimento? Devo cercare di diventare un allievo di Alberto Garutti? O devo pescare un altro cartoncino degli imprevisti sperando che questa volta sia quello che dice “Andate sino a Largo Colombo, e se passate dal Via! ritirate le 20.000 lire” ?
Sunto tratto dal comunicato ufficiale:
Domenica 3 luglio, a partire dalle ore 11 e sino alle ore 20, al Trevi Flash
Art Museum (Trevi PG, Palazzo Lucarini) si inaugura il PADIGLIONE ITALIA out of Biennale. Il PADIGLIONE ITALIA out of Biennale nasce come forma di protesta dimostrativa e attiva nei confronti del Presidente della Biennale di Venezia, Davide Croff e delle due curatrici della Biennale stessa, Maria De Corral e Rosa Martinéz, per non aver ripristinato il Padiglione Italia che, sin dagli inizi della storica rassegna, ha rappresentato sempre una vetrina e una grande opportunità, sia nazionale che internazionale, per gli artisti italiani. L'aver soppresso questo Padiglione (che sembra venga ripristinato e, speriamo, in maniera ampia e autorevole), ha significato un totale disprezzo nei confronti del paese organizzatore e finanziatore dell'evento. Ha anche significato una totale mancanza di sensibilità e professionalità da parte del nuovo Presidente Davide Croff, certamente ottimo manager ma pessimo conoscitore del sistema dell'arte italiano e internazionale. In ogni grande rassegna (Documenta, San Paolo, Corea, ecc.) il paese organizzatore e finanziatore dell'evento si ritaglia un significativo spazio per i propri artisti. Attitudine che qualsiasi osservatore internazionale comprende, giustifica e anzi avalla. Chi non capisce che il paese ospitante e finanziatore abbia qualche diritto più degli altri?
Elenco curatori e artisti invitati a PADIGLIONE ITALIA out of Biennale
LUCA BEATRICE: Marco Cingolani, Valentina D'Amaro, Massimo Kaufmann, Aldo Mondino
ANDREA BELLINI: Piero Golia, Gabriele Picco (Gianni Caravaggio)
MAURIZIO COCCIA: Mario Consiglio, Giorgio Lupattelli, Elisa Macellari e
Alessandro Tinelli
CHIARA LEONI: Nicola Carignani, Deborah Ligorio, Rä di Martino, Mario Rizzi
GIANLUCA MARZIANI: Matteo Basilè, Robert Gligorov, Rafael Pareja, Adrian Tranquilli
GUIDO MOLINARI: David Casini, Luca Trevisani, Nico Vascellari, Luca Vitone
FRANCESCA PASINI: Chiara Camoni, Marta Dell'Angelo, Marcello Maloberti, Marcella Vanzo
BARTOLOMEO PIETROMARCHI: Elisabetta Benassi, Rossella Biscotti, Jorge Peris, Lorenzo Scotto di Luzio
GIANCARLO POLITI: Carla Accardi, Getulio Alviani, Enrico Castellani, Gabo, Angelo Mosca
ALESSANDRO RIVA: Aldo Damioli, Marco Petrus, Luca Pignatelli, Paolo
Schmidlin
MAURIZIO SCIACCALUGA: Davide Coltro, Giacomo Costa, Fulvio Di Piazza, Federico Guida
Pubblicato su "Juliet" n. 129 October – November 2006
In foto; Luciano Moggi, Opera digitale, Maurizio Cattelan, Alberto Garutti, Piero Golia.
Nessun commento:
Posta un commento