“…spesso poi mi risucchiano…”
“La storia è poi semplice…” Tutti sappiamo che succhiando succhiando si può arrivare molto in alto, ma se ci fai un video puoi arrivare fino ad ArteFiera. Così ha fatto Jen DeNike dove si vede lei che succhia e si fa succhiare dalle sue amiche le dita dei piedi. Potenza della libido nell’arte o dell’arte libidinosa? Su questa strada troviamo il solito bel nudo di culo che tenta di sedersi su sedie sempre diverse e sempre troppo piccole per le sue natiche. (Paola Pivi). A seguire la bella foto di chi viene fotografato mentre lui stesso fotografa la sua dolce metà nuda sul letto (Pellegrini, Mocellin). Più abbottonate, ma con delle zip, le opere di S. Arienti.
Per i più piccoli abbiamo la locomotiva che cammina ma non avanza, grazie a un semplice stratagemma tecnico ideato da Robert Barta. Oppure, l’art cube di Susid Pawel o l’Harry Potter orientale Lu Hunsheng che tenta di spiccare il volo su una scopa di saggina.
Per la serie i burloni, troviamo Roberto Ago con tanta voglia di ready made e le sue tapparelle in alluminio, vendute. Niente bollino rosso invece per la sua cornice Ikea 70x100 intonsa. Una domanda sorge spontanea da dove nasce tanta pulizia?
Il curriculum dice allievo di Garutti e Fabro.
Per la sezione macro opere Susy Gomez ha pensato e realizzato un enorme borsa di coccodrillo. Vita dura per gli scippatori.
Per comprare M. Schifano in sicurezza consiglio la galleria Giò Marconi.
Nel frattempo un uccellino si gode la fiera imprigionato in un ventilatore sperando che i due creativi (Pantano, Surace) non abbiano calori e decidano di attivare la sua gabbia. Artisti come potenziali boia? Ma quali saranno mai i delitti commessi dal pennuto? Per quel bastardo del pesce rosso consiglio il cestello della lavatrice.
Le stelle non dicono guai in vista i prossimi 7 anni, per A. Pirri, nonostante la gran quantità di specchi rotti. La superstizione va abolita.
Ma è veramente tuo marito? Ma lui dove lo hai scovato? Ma è tua sorella gemella?
Ma il marito è vero? Domande liberamente tratte dall’opera “Un matrimonio felice”.
Avrei pure io una domanda per Daniela Coscioni. Ma saranno pure cazzi vostri?
Ha proposito of question… “Come premiare gli artisti?” È il titolo del convegno di oggi all’art cafè, non posso perderlo. Tra i presenti P. Sacco dice qualcosa di sensato, peccato non sia la prima volta, ma poi non cambia nulla. Mentre continuo ad ascoltare sfoglio il catalogo del premio FURLA e leggo le date di nascita degli artisti selezionati; Mariateresa 1961, Norma 1962, Letizia 1963, Lorenza 1964, Marcello 1966. Scopro così di essere ancora un giovane artista italiano. Quindi, dico a me stesso, “C’è posto anche per me, devo solo trovare il modo di diventare un artista interessante”. Maturata questa idiota riflessione saluto quei pochi conoscenti che ancora hanno il coraggio di salutarmi e me ne vado.
Appena esco dalla sala m’imbatto nell’opera del fenomeno, il mago, il Michelangelo del cartone vincitore del premi Cairo, Chris Gilmour. A Roma sulla tuscolana c’è il negozio di un artigiano del giunco che fino a poco tempo fa esponeva una splendida moto realizzata interamente con canne di bambù, ma lui a Bologna non c'era e non credo abbia vinto premi, al massimo avrà venduto la sua opera a pochi euro.
Ho visto poi sculture di chewing gum, di cioccolata, fatte con tappi di bottiglia, con tavolette del domino, e chi sa che altro verrà fuori, ma io sono pronto a tutto, avanti stupitemi. Banalità delle banalità, le sculture più belle erano invece fatte di legno, quelle di Gerhard Demetz, pose di adolescenti catturati in attimi folgoranti.
Ho visto poi la sgommata sul fango di Sabine Gross, bella l’idea brutta l’opera.
Ho visto aggirarsi per la fiera Carmine Capuano con il suo cartello al collo professando il manierismo geometrico, brutta l’idea e brutto pure lui.
Ho visto felicemente un Felice Levini in versione Pitagora.
Ho visto i mandala in stile boettiano di S. Mezzaqui.
Ho visto gli omini di F. De Molfetta che giocavano a golf su un verde golf a giro collo
Ho visto il cuore ed il cervello fuori dalle scarpe di C. Costa.
Ho visto le impronte digital-sentimentali di M. Pellegrin.
Ho visto le inutili scritte ma fatte con migliaia di spilli di Nicus Luca.
Ho visto l’inaspettato astratto geometrico di E. Vedova intitolato “Il mondo è un reticolato”
Ho visto uno dei malinconici personaggi seduti di M. Sironi. Ogni volta che ne scopro uno ho come una scossa.
Ho visto i bozzetti di Christo che mi hanno ricordato i quadretti in rilievo di Roma vecchia. Altra cosa sono gli interventi di land art.
Ho visto il grande Sebastian Matta, ma continua a mancare il figlio, P. Echaurren.
Ho visto qualcuno che sbandiera ancora quel paravento di R. Cutrone.
Ho visto 2 pezzi di A. Gianvenuti, spariscono gli arti e rimane l’arte. Il puro mestiere della forma e del colore.
Ho visto Luca Cordero di Montezemolo, in veste di consulente artistico per un amico, affascinato dagli specchi colorati di HC Berg, più per il fatto che fossero in visual vortex che dalle scritte su questi. Non posso dargli torto.
A questo punto decido di cambiare il mio destino. Vado su alla hall 18 per la conferenza dell’associazione dei critici, non trovo nessuno e me ne vado, un successone dico io!
Ritorno su miei passi e continuo, ma le gambe si rifiutano, cosi mi siedo e scopro che… Un uomo solo è al comando! Ho trovato la nuova classifica di Flash Art sulle migliori gallerie italiane secondo i giovani artisti. Massimo De Carlo con 401 punti stacca tutti. Ben 18 punti sulla seconda in classifica. Più indietro Guenzani, Minini e Rumma. Spicca l’ottima posizione di Neon nona con 123 punti e quella di Viafarini 33° con 44 punti. Buona pure la prestazione di Careof 92°.
Udite udite la prima galleria della capitale è Monitor all’8° posto, poi bisogna aspettare il 19° di Magazzino d’Arte Moderna ed il 26° di Volume dietro alla galleria piacentina Placentia.
Stupisce vedere gallerie storiche come Sperone e Peola intorno al 70° posto con solo 20 e 19 punti e Stein addirittura 80° con 16. Da segnalare inoltre l’entrata in classifica di N.O. Gallery e quella di Fuorizona quasi fuori classifica.
Maaa…, qualcosa non mi convince, prendo carta e penna e mi faccio due conti. Scopro
che il totale dei punti della suddetta classifica risulta essere 5921 non divisibile per 55 che sono la somma dei punti potenziali a disposizione d’ogni votante. Pertanto, prendendo in considerazione l’ipotesi più prossima di 108 votanti e moltiplicandolo per 55 il risultato è il seguente 5940 punti. Sottraendo la somma dei punti delle 145 gallerie riportate, come già detto 5921, ottengo 19 punti non utilizzati. A chi sono andati? O meglio a chi non sono andati? Ora visto com’è spiegato nelle informazioni procedurali i votanti non erano costretti a votare necessariamente 10 gallerie, se ne deduce che vi è stato più di un giovane artista che non ha utilizzato tutti i punti a disposizione. Se così fosse questo sistema di votazione andrebbe migliorato. Non si può permettere che sia possibile votare meno di 10 gallerie perché questo va a forte svantaggi di coloro che utilizzano tutti e 55 i punti disponibili, non rendendo paritari tra loro i votanti. Se invece, tutti hanno segnalato rispettivamente 10 gallerie, visto che l’ultima galleria (la Civica di Modena) ha un solo punto, ci sono altre 19 gallerie con 1 punto non riportate.
Decido allora di passare allo stand di G. Politi per dirgli che a me le sue classifiche piacciono da impazzire, ma onde sventare ogni dubbio sul fatto che ci siano gallerie non riportate è necessario migliorare il sistema di votazione. Inoltre sarebbe utile conoscere le identità degli artisti votanti per avere un quadro più trasparente. Quando arrivo mi accorgo che non c’è. Questi direttori di riviste sono delle primule rosse non si trovano mai.
Riprendo la mia perlustrazione da dove l’avevo interrotta e finalmente vedo i bei quadri di A. Savinio. Mi hanno sempre detto superassero quelli del fratello di un paio di spanne.
E finalmente vedo alla galleria Martano le belle opere di Pinot Gallizio. Vari pezzi che andavano dal 1958 al 1962.
E finalmente vedo il magnifico Bill Viola dedicarsi anche lui alle espressioni e smorfie del viso, realizzando un video in slow motions di sei teste riprodotte (sempre la sua) su un display al plasma. E da tempo che glielo dico “Make a face!…You won’t solve your problems like this, but it will surely lighten your weight.”
E finalmente vedo da Gino (galleria Neon) la famosa falsa copia della rivista di Flash Art realizzata da M. Cattelan con in copertina riprodotta l’immagine di una sua installazione intitolata “strategie”. Opera composta da una piramide di vere riviste di Flash Art. Quel Flash Art che gli dedicherà in seguito più di una vera copertina. Non andrà altrettanto bene ad Angelo Rossi e Zak Manzi anche loro artefici di una copia inedita della stessa rivista e non solo.
E finalmente vedo con piacere un americano a Bologna. L’artista-contro che dopo tanti anni di strada trova il suo posticino nel gotha dell’arte. Parlo di Shepard Fairey detto Obey, presente alla galleria francese Magda Danysz. Non c’è spazio invece per chi in Italia negli stessi anni faceva e fa le stesse operazioni. Devi morire!..ta..ta..ta..ta.
E finalmente vedo un quadro del misterioso G. De Dominicis, anche lui contestatore radicale del sistema dell’arte. Trovo qui una delle poche possibilità di farlo visto che per sua volontà le opere non possono essere riprodotte. Non sono svenuto.
Ed infine, prima del buio totale, vedo gli ultimi 4 cerini di R. Hains meglio del suo pezzo stile M. Rotella. Il caro Mimmo finalmente fuori dai magazzini visibile alla Galleria spirale 2000 con dei bellissimi décollage, grazie a dio senza nessun Marilyn Monroe.
Il pensiero cade melanconico nel ricordo di quell’unica volta che proprio ad ArteFiera ho avuto l’opportunità di conoscere il grande Mimmo Rotella poco tempo prima che morisse. Poche parole ma sufficienti per scolpirlo nella mia memoria.
Saluto tutti e mi faccio sottile sottile, ricordando che qualcuno ha detto “Di ogni opera d’arte bisogna scovare la capacità di comunicare e l’originalità della sua concezione” Ed io cosa ho fatto?
Per i più piccoli abbiamo la locomotiva che cammina ma non avanza, grazie a un semplice stratagemma tecnico ideato da Robert Barta. Oppure, l’art cube di Susid Pawel o l’Harry Potter orientale Lu Hunsheng che tenta di spiccare il volo su una scopa di saggina.
Per la serie i burloni, troviamo Roberto Ago con tanta voglia di ready made e le sue tapparelle in alluminio, vendute. Niente bollino rosso invece per la sua cornice Ikea 70x100 intonsa. Una domanda sorge spontanea da dove nasce tanta pulizia?
Il curriculum dice allievo di Garutti e Fabro.
Per la sezione macro opere Susy Gomez ha pensato e realizzato un enorme borsa di coccodrillo. Vita dura per gli scippatori.
Per comprare M. Schifano in sicurezza consiglio la galleria Giò Marconi.
Nel frattempo un uccellino si gode la fiera imprigionato in un ventilatore sperando che i due creativi (Pantano, Surace) non abbiano calori e decidano di attivare la sua gabbia. Artisti come potenziali boia? Ma quali saranno mai i delitti commessi dal pennuto? Per quel bastardo del pesce rosso consiglio il cestello della lavatrice.
Le stelle non dicono guai in vista i prossimi 7 anni, per A. Pirri, nonostante la gran quantità di specchi rotti. La superstizione va abolita.
Ma è veramente tuo marito? Ma lui dove lo hai scovato? Ma è tua sorella gemella?
Ma il marito è vero? Domande liberamente tratte dall’opera “Un matrimonio felice”.
Avrei pure io una domanda per Daniela Coscioni. Ma saranno pure cazzi vostri?
Ha proposito of question… “Come premiare gli artisti?” È il titolo del convegno di oggi all’art cafè, non posso perderlo. Tra i presenti P. Sacco dice qualcosa di sensato, peccato non sia la prima volta, ma poi non cambia nulla. Mentre continuo ad ascoltare sfoglio il catalogo del premio FURLA e leggo le date di nascita degli artisti selezionati; Mariateresa 1961, Norma 1962, Letizia 1963, Lorenza 1964, Marcello 1966. Scopro così di essere ancora un giovane artista italiano. Quindi, dico a me stesso, “C’è posto anche per me, devo solo trovare il modo di diventare un artista interessante”. Maturata questa idiota riflessione saluto quei pochi conoscenti che ancora hanno il coraggio di salutarmi e me ne vado.
Appena esco dalla sala m’imbatto nell’opera del fenomeno, il mago, il Michelangelo del cartone vincitore del premi Cairo, Chris Gilmour. A Roma sulla tuscolana c’è il negozio di un artigiano del giunco che fino a poco tempo fa esponeva una splendida moto realizzata interamente con canne di bambù, ma lui a Bologna non c'era e non credo abbia vinto premi, al massimo avrà venduto la sua opera a pochi euro.
Ho visto poi sculture di chewing gum, di cioccolata, fatte con tappi di bottiglia, con tavolette del domino, e chi sa che altro verrà fuori, ma io sono pronto a tutto, avanti stupitemi. Banalità delle banalità, le sculture più belle erano invece fatte di legno, quelle di Gerhard Demetz, pose di adolescenti catturati in attimi folgoranti.
Ho visto poi la sgommata sul fango di Sabine Gross, bella l’idea brutta l’opera.
Ho visto aggirarsi per la fiera Carmine Capuano con il suo cartello al collo professando il manierismo geometrico, brutta l’idea e brutto pure lui.
Ho visto felicemente un Felice Levini in versione Pitagora.
Ho visto i mandala in stile boettiano di S. Mezzaqui.
Ho visto gli omini di F. De Molfetta che giocavano a golf su un verde golf a giro collo
Ho visto il cuore ed il cervello fuori dalle scarpe di C. Costa.
Ho visto le impronte digital-sentimentali di M. Pellegrin.
Ho visto le inutili scritte ma fatte con migliaia di spilli di Nicus Luca.
Ho visto l’inaspettato astratto geometrico di E. Vedova intitolato “Il mondo è un reticolato”
Ho visto uno dei malinconici personaggi seduti di M. Sironi. Ogni volta che ne scopro uno ho come una scossa.
Ho visto i bozzetti di Christo che mi hanno ricordato i quadretti in rilievo di Roma vecchia. Altra cosa sono gli interventi di land art.
Ho visto il grande Sebastian Matta, ma continua a mancare il figlio, P. Echaurren.
Ho visto qualcuno che sbandiera ancora quel paravento di R. Cutrone.
Ho visto 2 pezzi di A. Gianvenuti, spariscono gli arti e rimane l’arte. Il puro mestiere della forma e del colore.
Ho visto Luca Cordero di Montezemolo, in veste di consulente artistico per un amico, affascinato dagli specchi colorati di HC Berg, più per il fatto che fossero in visual vortex che dalle scritte su questi. Non posso dargli torto.
A questo punto decido di cambiare il mio destino. Vado su alla hall 18 per la conferenza dell’associazione dei critici, non trovo nessuno e me ne vado, un successone dico io!
Ritorno su miei passi e continuo, ma le gambe si rifiutano, cosi mi siedo e scopro che… Un uomo solo è al comando! Ho trovato la nuova classifica di Flash Art sulle migliori gallerie italiane secondo i giovani artisti. Massimo De Carlo con 401 punti stacca tutti. Ben 18 punti sulla seconda in classifica. Più indietro Guenzani, Minini e Rumma. Spicca l’ottima posizione di Neon nona con 123 punti e quella di Viafarini 33° con 44 punti. Buona pure la prestazione di Careof 92°.
Udite udite la prima galleria della capitale è Monitor all’8° posto, poi bisogna aspettare il 19° di Magazzino d’Arte Moderna ed il 26° di Volume dietro alla galleria piacentina Placentia.
Stupisce vedere gallerie storiche come Sperone e Peola intorno al 70° posto con solo 20 e 19 punti e Stein addirittura 80° con 16. Da segnalare inoltre l’entrata in classifica di N.O. Gallery e quella di Fuorizona quasi fuori classifica.
Maaa…, qualcosa non mi convince, prendo carta e penna e mi faccio due conti. Scopro
che il totale dei punti della suddetta classifica risulta essere 5921 non divisibile per 55 che sono la somma dei punti potenziali a disposizione d’ogni votante. Pertanto, prendendo in considerazione l’ipotesi più prossima di 108 votanti e moltiplicandolo per 55 il risultato è il seguente 5940 punti. Sottraendo la somma dei punti delle 145 gallerie riportate, come già detto 5921, ottengo 19 punti non utilizzati. A chi sono andati? O meglio a chi non sono andati? Ora visto com’è spiegato nelle informazioni procedurali i votanti non erano costretti a votare necessariamente 10 gallerie, se ne deduce che vi è stato più di un giovane artista che non ha utilizzato tutti i punti a disposizione. Se così fosse questo sistema di votazione andrebbe migliorato. Non si può permettere che sia possibile votare meno di 10 gallerie perché questo va a forte svantaggi di coloro che utilizzano tutti e 55 i punti disponibili, non rendendo paritari tra loro i votanti. Se invece, tutti hanno segnalato rispettivamente 10 gallerie, visto che l’ultima galleria (la Civica di Modena) ha un solo punto, ci sono altre 19 gallerie con 1 punto non riportate.
Decido allora di passare allo stand di G. Politi per dirgli che a me le sue classifiche piacciono da impazzire, ma onde sventare ogni dubbio sul fatto che ci siano gallerie non riportate è necessario migliorare il sistema di votazione. Inoltre sarebbe utile conoscere le identità degli artisti votanti per avere un quadro più trasparente. Quando arrivo mi accorgo che non c’è. Questi direttori di riviste sono delle primule rosse non si trovano mai.
Riprendo la mia perlustrazione da dove l’avevo interrotta e finalmente vedo i bei quadri di A. Savinio. Mi hanno sempre detto superassero quelli del fratello di un paio di spanne.
E finalmente vedo alla galleria Martano le belle opere di Pinot Gallizio. Vari pezzi che andavano dal 1958 al 1962.
E finalmente vedo il magnifico Bill Viola dedicarsi anche lui alle espressioni e smorfie del viso, realizzando un video in slow motions di sei teste riprodotte (sempre la sua) su un display al plasma. E da tempo che glielo dico “Make a face!…You won’t solve your problems like this, but it will surely lighten your weight.”
E finalmente vedo da Gino (galleria Neon) la famosa falsa copia della rivista di Flash Art realizzata da M. Cattelan con in copertina riprodotta l’immagine di una sua installazione intitolata “strategie”. Opera composta da una piramide di vere riviste di Flash Art. Quel Flash Art che gli dedicherà in seguito più di una vera copertina. Non andrà altrettanto bene ad Angelo Rossi e Zak Manzi anche loro artefici di una copia inedita della stessa rivista e non solo.
E finalmente vedo con piacere un americano a Bologna. L’artista-contro che dopo tanti anni di strada trova il suo posticino nel gotha dell’arte. Parlo di Shepard Fairey detto Obey, presente alla galleria francese Magda Danysz. Non c’è spazio invece per chi in Italia negli stessi anni faceva e fa le stesse operazioni. Devi morire!..ta..ta..ta..ta.
E finalmente vedo un quadro del misterioso G. De Dominicis, anche lui contestatore radicale del sistema dell’arte. Trovo qui una delle poche possibilità di farlo visto che per sua volontà le opere non possono essere riprodotte. Non sono svenuto.
Ed infine, prima del buio totale, vedo gli ultimi 4 cerini di R. Hains meglio del suo pezzo stile M. Rotella. Il caro Mimmo finalmente fuori dai magazzini visibile alla Galleria spirale 2000 con dei bellissimi décollage, grazie a dio senza nessun Marilyn Monroe.
Il pensiero cade melanconico nel ricordo di quell’unica volta che proprio ad ArteFiera ho avuto l’opportunità di conoscere il grande Mimmo Rotella poco tempo prima che morisse. Poche parole ma sufficienti per scolpirlo nella mia memoria.
Saluto tutti e mi faccio sottile sottile, ricordando che qualcuno ha detto “Di ogni opera d’arte bisogna scovare la capacità di comunicare e l’originalità della sua concezione” Ed io cosa ho fatto?
pino boresta
Pubblicato su “Orizzonti n. 31 Luglio – Ottobre 2007"
in foto; Opere di Paola Pivi, (Pantano, Surace), Gerhard Demetz, Chris Gilmour, Bill Viola.
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