Teatro Masini di Faenza
Successo al 2° Festival arte contemporanea di Faenza
La 24 ore di Pino Boresta
Domenica 19 aprile 2009
h 02:00 Suona la sveglia.
h 02:30 Mi vesto, esco, monto in macchina e parto.
h 08:45 Arrivo a Faenza.
h 09:00 Spalmo per la città le mie smorfie qua e là.
h 10:00/11:00 domenica 19 aprile 2009Auditorium Santa Umiltà
Coming Shows; la Biennale di Bergen
con Solveig Ovstebo, Marieke Van Hal
spettatori circa 15/20
Incontro Pier Luigi Sacco che mi presenta Bernd Fesel.
Ascolto in silenzio tutta la conferenza.
h 11:00/12:00 domenica 19 aprile 2009 dove ISA Ballardini
Dentro l’opera
con Luca Trevisan e Andrea Bruciati
spettatori circa 30/40
Entro vado in fondo alla sala vicino al fonico e alla sua strumentazione e parodiando lo spot pubblicitario della trasmissione “Anno Zero” salgo su una sedia e urlo a squarciagola “AAHOOOOOOOOOOOOO!........” Sbigottiti e attoniti tutti gli astanti si voltano verso di me e io grido: “Per andare alla Biennale da chi devo andare?”. Andrea Bruciati visibilmente divertito dice “Magnifico!”. Scendo dalla sedia e me ne vado e uscendo penso "Bene! Il ghiaccio è rotto e la prima è andata.”
h 11:00/12:00 domenica 19 aprile 2009dove MIC
Le biennali e il sistema dell’arte
con Carlo Bach, Jadranka Bentini, Silvia Evangelisti, Giuliano Gori, Annie Ratti
modera Cloe Piccoli
spettatori circa 200/250
Entro vado in fondo alla sala mi metto seduto in penultima fila, con il foglio del programma in mano chiedo al vicino conferma della sessione in atto, quindi faccio un bel respiro mi alzo in piedi su una sedia e urlo a squarciagola “AAHOOOOOOOOOOOOO!........” l’intero uditorio seduto nel lungo corridoio si volta di scatto all’unisono (è stato bellissimo sembrava la scena di un film), quindi grido: “Per andare alla Biennale da chi devo andare?” Poi strillo la stessa cosa in inglese. Mentre scendo dalla sedia e sto per andare via scatta un applauso, guardo l’orologio e mi dico: “Se mi sbrigo prima di mezzogiorno faccio in tempo a farne un'altra”. Questa ripensandoci è stata forse la più emozionante non per l’applauso, ma per la prospettiva dalla quale mi sono goduto la scena.
h 11:00/12:00 domenica 19 aprile 2009
dove ISIA
Auditorium Santa Umiltà
con Bernd Fesel, Donato Giuliani, Simon Roodhouse, Pier Luigi Sacco
modera Stefano Baia Curioni
spettatori circa 20/30
Entro vado in fondo alla sala vicino al fonico e alla strumentazione salgo su una sedia e urlo a
squarciagola “AAHOOOOOOOOOOOOO!........” Tutti i presenti si voltano verso di me e allora grido: “Per andare alla Biennale da chi devo andare?” Ripeto lo stessa cosa in inglese. Pier Luigi
Sacco sconcertato e molto preoccupato si alza di scatto e mi viene incontro ma prima che possa raggiungermi io sono già fuori verso la prossima meta. Molto bene, anche questa è fatta, ma ora i telefonini degli organizzatori incominciano a squillare all’impazzata da tutte le parti “Attenti c’è un pazzo che va in giro a strillare durante le conferenze” “ma chi è?” “Booh! Un certo Pino Foresta” “ No! Boresta non Foresta” “ Che facciamo? Chiamiamo la polizia, la sicurezza?” “ No! É meglio di no sarebbe peggio, lasciamolo fare infondo è innocuo è solo uno outsider, non è un pericolo lo conosciamo… facciamo solo in modo che se ne parli e si sparga la voce il meno possibile. Diamo inoltre direttive a chi redige i comunicati che non si faccia il minimo accenno al fatto, deve essere come se nulla fosse successo” “Hai ragione se facciamo finta di nulla e niente viene pubblicato tutto sarà dimenticato presto” “Ok! bene facciamo così”Questo dialogo non è frutto di un intercettazione ambientale ma solo il prodotto della mia fantasia, ogni riferimento a fatti luoghi e persone è puramente casuale.
h 12:00/13:00 domenica 19 aprile 2009dove Teatro Masini
Le biennali degli artisti
con Cesare Pietroiusti intervistato da Angela Vettese
spettatori circa 400/500
Arrivo alla Piazza della Molinella ma a causa della pioggia mi dicono che il meeting si sta tenendo dentro al teatro. Entro, e mi guardo intorno, il teatro è bellissimo e quello che racconta Cesare è sempre interessante, vorrei godermi tutto di più ma sono lì per uno scopo ben preciso e non posso transigere, il lavoro viene prima di ogni cosa me lo ha insegnato il mio maestro. Intravedo una poltrona vuota la scavalco dal retro vi salgo sopra e strillo con quanto più fiato ho in gola
“AAHOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!........” centinaia di occhi spalancati dall’intera platea, logge, loggette e loggione vengono puntati su di me, e quindi grido: “Per andare alla Biennale da chi devo andare?” Poi la stessa cosa in inglese. Cesare Pietroiusti entusiasta dice “Fantastico!... però non l’ho riconosciuto” . Io nel frattempo avevo fatto la mia solita uscita repentina come da copione anche se questa volta mi soffermo poco fuori perché volevo rientrare per seguire il resto dell’intervista. Uno degli inservienti uscendo e scorgendomi nell’androne del teatro mi dice “Guarda che stanno rispondendo alla tua domanda”. Così mi affretto a rientrare e in effetti, la Vettese sollecitata da uno spettatore stava dicendo qualcosa del genere; “In fondo partecipare a una Biennale di Venezia non è cosi decisivo per la carriera e il successo di un artista visto che tantissimi artisti che hanno partecipato sono poi scomparsi nell’oblio più assoluto”. Angela ha sicuramente ragione, è per questo che io faccio di tutto per non correre questo rischio, e anche questo articolo ne è la prova. Avrei voluto però anche rispondergli che almeno loro l’occasione l’hanno avuta, ma questo botta e risposta non faceva parte del mio copione performativo, per una correttezza auto impostami non volevo togliere spazio ai personaggi ufficialmente invitati al festival. Del resto io la mia proposta all’organizzazione per una partecipazione ufficiale l’avevo fatta, visto che per 2 anni ho portato avanti un progetto che consiste in una petizione a mio favore per essere invitato alla Biennale di Venezia e della quale si era molto parlato e scritto. Li avevo informati che avevo raccolto 1000 adesioni, e che l’intera documentazione era stata spedita a Daniel Birnbaum (curatore della prossima Biennale di Venezia) ma ho ricevuto un email di risposta dall’organizzazione del festival che mi ha comunicato che era troppo tardi per inserirmi nella programmazione ormai definitivamente chiusa. Ma come dice Einstein è tutto relativo perché circa un mese dopo, esattamente il 9 aprile 2009, solo 7 giorni prima dell’inizio del festival esce un articolo su Exibart che annuncia “Il festival dell’arte Contemporanea di Faenza, guidato da……aggiunge nuove frecce all’arco del suo programma……Lorenzo Fusi……Arto Lindsay e Tomas Saraceno ……Hector Zamora e la pluribiennalista Lara Favaretto… Sissi e Bertozzi & Casoni”. Caro Albert quanto hai ragione.
h 13:00/15:00 domenica 19 aprile 2009
dove Piazza della Molinella
Pausa pranzo
Incontro Cesare Pietroiusti nell’info Point e non mi faccio sfuggire l’occasione per chiedergli perché al termine del suo intervento (al quale ho assistito) non ha voluto firmare la mia petizione dicendomi che ne avremmo parlato dopo.
Potevo accettare il diniego di tutti quelli che (come H.H. Lim, ABO, Francesco Rutelli, Domenico Nardone, Pericle Guaglione Lucilla Catania, Massimo De Carlo, Daniele Puppi, Enzo Cucchi, Roberto D’Agostino, Thorsten Kirchhoff, Teresa Macrì, Elisabetta Benassi, Dobrilla De Negri, Anna Valeria Borsari, Renato Mambor, Roberto Pinto, Emanuela De Cecco, Oliviero Diliberto, Piero Mottola, Danilo Eccher, Stefano Arienti, Giulia Cavallaro, Guido Curto, Sabrina Mezzaqui) si erano rifiutati di firmare, ma non potevo accettare il suo senza una spiegazione, e chi conosce la mia storia sa bene il perché. Mi ha detto che non poteva firmare perché se c’era uno che lo meritava più di me quello era lui e molti altri prima di me, io gli ho risposto che forse aveva ragione, ma purtroppo l’idea l’avevo avuta io, e non poteva comportarsi come tanti altri rosiconi che mi hanno detto la stessa cosa ma che poi hanno simpaticamente firmato come Gianfranco Notargiacomo o Giovanni Albanese, sostenendo che trovavano l’idea geniale. Ho risposto a Cesare che se l’idea l’avesse avuta lui e mi avesse chiesto di firmare io non l’avrei firmata una volta, ma bensì 2,3,4 volte perché io lo stimo e lui sa. Il resto della discussione è stato una serie di questioni sul mio e il suo lavoro del quale abbiamo tante volte discusso e di cui non posso certo parlarne in questa sede, eppure un'affermazione va analizzata, e cioè quando sostiene che non se la sentiva di firmare anche perché parlando di questo mio progetto con altri aveva avuto modo di conoscere persone che avevano aderito solo per cortesia, amicizia, gioco, divertimento e senza credere realmente nel valore del mio lavoro. Gli ho risposto che anche noi alla Quadriennale con il gruppo dei “Giochi del senso e/o Nonsenso” quando con l’operazione “Invito alla XII Quadriennale” abbiamo deciso di accettare tutti coloro che volessero esporre nel nostro spazio la loro opera non abbiamo fissato meriti di valore ne limiti di principio o moralità. Tante è vero che alcuni pensando di prenderci per il culo ci hanno portato di tutto. Ricordo un tipo che addirittura ci portò due boccioni di piscio che noi abbiamo regolarmente esposto in bella vista e tante altre provocazioni delle quali non ci siamo affatto posti il problema se esporre o no. Per cui questo vale pure per il mio progetto “FIRMA BORESTA”. Inoltre, chi se ne frega se uno firma per un motivo o per l’altro…del resto l’arte relazionale non è altro che lo specchio della vita e di quello che in questa succede, e questo è quello che volevo dimostrare. Figurati se un candidato politico si preoccupa del motivo per il quale qualcuno lo vota, l’importante è che lo facciano. Il voto di Cesare (come tutti gli altri del resto) non mi avrebbe sicuramente assicurato l’invito alla biennale, ma per me avrebbe avuto un significato speciale. In ogni caso chi ha detto che la decisione reale di firmare di alcuni individui non sia quella che hanno detto a me piuttosto di quella raccontata a lui? In un paese dove gli exit poll non hanno mai azzeccato una previsione non si può fare certo affidamento su quello che dice la gente, ma piuttosto su quello che in definitiva fa, non credete? Ma ciò che più mi ha ferito della lunga discussione con Cesare sono alcune cose uscite allo scoperto che hanno distrutto quello che per tanti anni ho creduto che lui pensasse di me e del mio lavoro quando nel 28 febbraio 1998 in una lettera di presentazione per un concorso ha scritto quanto segue: “Conosco Pino Boresta dal 1993 e, da allora, ho più volte, e per progetti anche impegnativi, lavorato insieme a lui. Fra l’altro, egli era uno dei componenti del gruppo “Giochi del Senso e/o Nonsenso” che ha ideato, organizzato e gestito l’operazione “Invito alla XII Quadriennale” (settembre-novembre 1996). In tutti questi anni di lavoro fatto in comune, ho avuto modo di conoscere e apprezzare da un lato il suo lavoro di artista, dall’altro le sue qualità umane. Il lavoro di Boresta è fortemente caratterizzato dalla dedizione ad una sperimentazione che, in modo ostinato e capillare, cerca dimensioni comunicative inesplorate, occasioni di provocazioni visive e intellettuali e il confronto con i contesti sociali più vari. Con la stessa attitudine di apertura e quasi di sfida comunicativa, Pino sembra muoversi a suo agio sia nelle strade della città che dissemina di tracce e di stimoli, sia nei luoghi espositivi propriamente detti, che con il suo intervento, diventano sempre un po’ meno ingessati e convenzionali. L’impegno e la dedizione testardi e anti-economici sono del resto anche segni della personalità di Pino, la cui generosità alla comunicazione non è costruita o affettatamente colta, ma profondamente insita in lui. Spesso in questo senso, mi è sembrato di notare che per Boresta l’apertura e la franchezza fossero in un certo senso inevitabili, e quasi impensabili e incomprensibili, invece, le attitudini e le situazioni costruite sulla chiusura e sulla predeterminazione dei ruoli e dei significati.”. Queste vicende servono comunque per diventare più forti e per questo io ringrazio il caro Cesare per le riflessioni e analisi ulteriori che grazie a lui sono sorte in questo progetto, secondo cui a detta di alcuni ha smosso diverse coscienze.
h 15:00/16:00 domenica 19 aprile 2009
dove MIC
Le biennali degli artisti
con Monica Bonvicini, Massimiliano Gioni, Marina Sorbello.
spettatori circa 300/400
Entro e staziono infondo alla sala, tutte le sedie sono occupate. Ne prendo una da un sottoscala e la porto alla fine della sala. Incontro un sacco di amici Annalisa Cattani, Fabrizio Rivola, Adriana Torregrossa, Fabiola Faidiga, tutti in piedi alla fine della coda, c’è anche il simpatico e bravo Michele Robecchi al quale chiedo di farmi un po’ di spazio per piazzare la sedia. Faccio un bel respiro e pronti via! Salgo sulla sedia e urlo fortissimo “AAHOOOOOOOOOOOOOOO!........” Anche questa volta tutti sbigottiti e attoniti si voltano
verso di me e allora grido: “Per andare alla Biennale da chi devo andare?” Ripeto la stessa cosa in inglese scendo dalla sedia, ma questa volta non vado via perché mi esortano ad andare al desk per spiegare il mio gesto. Lanciata come una sfida ero quasi in procinto di andare nonostante avessi deciso di non farlo in base alle direttive performantiche che mi ero imposto, ma visto l’insistenza ero sul punto di andare quando Gioni ha stoppato il tutto preferendo continuare a parlare lui. Pertanto desisto e decido di raccogliere un po’ di firme e adesioni di coloro che erano li e continuavano a farmi domande.
Vedendo passare Pier Luigi Sacco che mi guardava fortemente irritato e indispettito, lo fermo chiedendogli il perché di tanto astio, infondo è solo una happening che animava il festival e che faceva riflettere. Gli faccio presente che quasi tutti lo trovavano piuttosto pertinente e in linea con il tema del festival e in molti casi rendeva la platea molto più attenta e questo era un bene in un festival di arte contemporanea dove si parla delle forme più avanzate di espressione. Se fosse stato Tino Sehgal al mio posto sicuramente ne sarebbe stato felice, e poi su via, un po’ di leggerezza! In giro c’è di peggio di cui preoccuparsi; come chi si fa inculare dai cani, chi mostra il video mentre si fa scopare dal gallerista, o chi usa le donne nude come sopramobili, io invece urlo solo la mia verità che male faccio? Gli ho detto anche che mi dispiaceva che lui mi guardasse in cagnesco e che anzi mi sarei aspettato che si complimentasse con me con pacche sulle spalle perché rendevo così il suo festival più vivace e interessante, visto anche tutte le belle cose intelligenti, importanti e giuste che scrive. “Gli artisti migliori sono da altre parti e non hanno vita facile - Exibart.onpaper n. 48” . Non pensavo che venendo dalle sue parti gli dessi così fastidio. Come sempre le parole rimangono parole e i fatti sono un'altra cosa e io non ho mai chiesto aiuto a nessuno né a lui né ad altri ma un po’ di giusto e meritato rispetto sarebbe forse pure giunto il momento di concedermelo o no? Testimone d’eccellenza di tutta questa pacata e piacevole conversazione con Pier Luigi è stato Michele Robecchi che ha seguito da vicino e con interesse la diatriba sostenendo di avere un particolare interesse sull’argomento, la cosa mi ha fatto molto piacere, ma chi sa anche lui cosa pensa realmente, forse un giorno me lo dirà o lo scriverà? Chi sa?
h 16:00/17:00 domenica 19 aprile 2009dove Teatro Masini
Le biennali dei curatori
con Massimiliano Gioni intervistato da Carlos Basualdo
spettatori circa 500/600
Entro e mi fermo in fondo alla sala accanto al fonico. Noto che più di qualcuno degli astanti in piedi e dalle logge mi ha riconosciuto e comincia a sbirciarmi con la coda dell’occhio. Decido cosi di non fare nulla e chiedo al gentile fonico di utilizzare la sedia vuota del collega assente, me lo concede e per un po’ ascolto quello che dice Massimiliano che stava confessando di aver paura di passare alla storia per il curatore specializzato nelle biennali. Nel frattempo la situazione intorno a me si rilassata e capisco che è giunto il momento di agire; salgo sulla sedia e urlo più forte che mai “AAHOOOOOOOOOOOOOOOOO!........” Meno sbigottiti e attoniti delle volte precedenti tutti i presenti si voltano e puntano gli occhi verso di me e io grido come un invasato: “Per andare alla Biennale da chi devo andare?” Anche questa volta faccio la versione in inglese. Carlos Basualdo si spaventa, ma non fa una piega, Massimiliano Gioni invece si lamenta perché era la seconda volta con lui presente e scocciato aggiunge rispondendomi “Non certamente cosi!”, gli ribatto che forse dovrebbe valutare una diversa alternativa d’approccio. Qualcuno dal pubblico ad alta voce gli chiede di rispondere alla mia domanda “urlata”, ma lui svicola sostenendo che lo avrebbe fatto dopo magari in privato perché a lui interessa tutto, gli chiedo “Anche io ti interesso?” Mi risponde “Certamente! Mi interessano tutti?”. Allora chiamo a testimone l’intera platea e dico; “Avete sentito cosa ha detto? È interessato a me e al mio lavoro, staremo a vedere”. A tutt’oggi non ho avuto sue notizie chi sa forse é il caso, nei prossimi giorni, che gli ricordi il mio email. Al termine dell’intervista Carlos chiede se ci sono domande e in molti aspettavano che io intervenga. Un signore davanti a me si gira e mi dice “Perché non interviene ora?” Gli rispondo “Perché conosco tutte le risposte?” .
A seguito di ciò il 23 aprile 2009 alle ore 9.59 su Facebook mi scrive Stefano Pasquini
“Devo dire che sono rimasto deluso dal fatto che non hai fatto una domanda a Gioni. Alla fine sei un timidone, tutto il teatro aspettava te.”
Rispondo il 23 aprile 2009 alle ore 11.57 sempre su Facebook
Non l'ho fatto perché conosco tutte le riposte e la mia performance-blitz non prevedeva questa aspetto di confronto. Io avevo proposto all'organizzazione di invitarmi ufficialmente ma non mi hanno voluto. Deludere le aspettative dei miei sostenitori è poi quello che riesco a fare meglio e devo dire che ne sono anche piuttosto orgoglioso.
Inoltre, credo, che sia ora che anche qualcun altro incominci a tirare fuori le palle, e il fatto che tutto il teatro aspettasse un mio intervento l’ho avvertito distintamente, ma è proprio per questo che non l’ho fatto… mai fare quello che gli altri si attendono da te, se si vuole stimolare qualche interesse bisogna evitare di essere prevedibili.
Se poi qualcuno vuole un confronto in quanto curioso di saperne di più organizzi pure un incontro io sarò molto felice di parteciparvi, ma figurati se quelli come Gioni e company accettano: hanno tutto da perdere e nulla da guadagnare, per questo vado avanti per la mia strada, che non consiglio a nessuno di seguire.
h 17:00/18:00 domenica 19 aprile 2009dove Teatro Masini
Coming Shows: Documenta 13
con Carolyn Christov – Bakargien intervistata da Carlos Basualdo.
spettatori circa 600/700
Mi accomodo su una poltrona in fondo alla sala accanto a due simpatiche ragazza contente che fossi lì perché ormai conoscendomi si sarebbero così risparmiate lo spavento dell’urlo iniziale. L’intervista a Carolyn è piacevole e con Carlos sono molto affiatati, a un certo punto improvvisano pure la macchietta del paziente e dello psicoanalista dove Carolyn fa la paziente e Carlos lo psicologo. La Christov chiarisce subito che non avrebbe parlato e detto nulla sulla prossima Documenta da lei curata ed era lì solo perché gli amici che l’avevano invitata non le avevano detto che le avrebbero fatto domande al riguardo. Pertanto incomincia a leggere dei testi scritti che però essendo in inglese prima li deve leggere e poi li traduce in italiano. Qualcuno a questo punto comincia ad alzarsi ed andare via, per questo capisco che è il momento di agire sia per lei che per me. Velocemente mi arrampico sulla poltrona e strillo “AAHOOOOOOOOOOOOOOOOO!........” Ancora una volta si girano tutti verso di me, ma stavolta mi stavano aspettando, cambio però il cliscè della domanda urlando così: “Per andare a Documenta cosa devo fare?”. Lei pacatamente e con flemma anglosassone mi risponde: “Devi leggere …” .e fa il nome di qualcuno di cui stava leggendo alcune citazioni. Mi rimetto seduto e penso che anche io avrei qualche scrittore da consigliarle e chi sa, forse, dopo lo farò.
h 18:00 domenica 19 aprile 2009dove Teatro Masini
C you 2010
con Claudio Casadio, Carlos Basualdo, Pier Luigi Sacco, Angela Vettese.
spettatori circa 400/500
Seduto sempre nello stesso posto ascolto la breve chiusura del festival con i soliti convenevoli e ringraziamenti di rito e l’annuncio del tema della terza edizione che sarà “L’opera”, saluti applausi e tutti via velocemente a casa.
Domenica 19 aprile 2009
h 19:30 Parto da Faenza
Lunedì 20 aprile 2009
h 01:30 Arrivo a casa a Segni (Roma)
h 02:00 Sono a letto e penso; censurino pure le mie incursioni ma speriamo che non distruggano le registrazioni audio video perché montate in sequenza tutte 7 con un minuto prima del blitz e un minuto dopo sono un opera fichissima che potrei donare proprio all’organizzazione del festival di Faenza per ringraziarli di non avermi invitato.
In foto: Teatro Masini di Faenza, Pier Luigi Sacco - Carlos Basualdo - Angela Vettese (serie di disegni digitali), foto opera composizione digitale dei partecipanti al festival/convegno.