M.D. Tutti lo vogliono
Tutti voglio fare libri su Marcel Duchamp perché pare renda bene e tiri ancora parecchio nel mercato editoriale dell'arte contemporanea. Un business quello intorno all'antesignano dell'Arte Concettuale e Dada (accostamento quest'ultimo da lui sempre rifiutato nonostante le evidenti vicinanze non solo teoriche) più che mai florido e in continua ascesa. Chi sa se lui ne sarebbe stato contento? E pensare che io, solo qualche tempo fa, credevo che ormai non ci fosse più nulla da dire sull'opera e la vita di M.D. Un'idea che mi si rivela oggi quanto più sbagliata non potessi mai immaginare, visto che ho scoperto che ci sono almeno quattro, tra amici o semplici conoscenti (due critici, uno storico dell'arte e addirittura un artista) di cui non rivelerò i nomi neanche sotto tortura, che stanno scrivendo libri o saggi su Marcel Duchamp. Vorrei pertanto dire alle centinaia d'addetti ai lavori (nonché editori e case editrici) che si stanno accingendo a pubblicare nuovi libri su M.D. straripanti di avvincenti speculazioni mentali, zeppi di pensieri sicuramente non privi di retropensiero, imbottiti di elaborate analisi filosofiche, colmi all'inverosimile di originali riflessioni, gremiti di acute osservazioni e stupefacenti considerazioni, provvisti presumibilmente d'intelligenti e azzardate teorie e dell'immancabile eclatante scoperta, che: non sarebbe meglio... aspettate, aspettate, aspettate, ho perso il filo del discorso. Ritrovato! Voglio chiedere a tutti costoro non sarebbe saggio evitare di perdere tempo nel tentativo di essere o meglio di non essere neanche ricordati, ma piuttosto sicuramente dimenticati come uno dei tanti tra la moltitudine di coloro che hanno fatto o scritto un libro su M.D., e scegliere invece di essere sicuramente ricordati come il primo che ha avuto il coraggio di cimentarsi con audacia ed eroismo nella sfida di scrivere e pubblicare un libro su un'artista… per esempio come "Pino Boresta l'artista rifiutato"? Eppure come vedete, ho già pronto anche il titolo, ma non credo che questo sia sufficiente.
Pubblicato sul sito di “Artribune” il 5 aprile 2016
Questo il cappello a cura della redazione:
Ospitiamo un breve intervento di Pino Boresta – i nostri lettori ormai lo conoscono bene… – su Marcel Duchamp. E su quanto il mondo editoriale sia ancora interessato al papà dell’arte contemporanea. E meno a lui.
M.E.G.
Qui di seguito e a compendio dell’articolo riporto il mio testo aggiunto nei commenti all’articolo pubblicato su Artribune on-line il 5 aprile 2016.
Il caro Marcel Duchamp che mai mi abbandona mi ha risposto anche questa volta, ed ecco a voi cosa mi ha detto e cosa gli ho risposto:
MD: "Caro Borest il mondo sarebbe un posto più allegro se lo scambio fosse effettuato senza competizione. non c'è differenza fra i droghieri che entrano in competizione per vendere le loro banane e i soldati tedeschi e americani che si battono gli uni contro gli altri. (...) La competizione è peggio della servitù o della schiavitù”.
e continua così... Per cui è inutile che tu ti metta a gridare ai quattro venti che sei un grande arista che sei un genio.
PB: Scusa caro Marcel ma io non dico che sono un genio e me ne guardo bene anche perché se lo fossi non me la passerei così male.
MD: Ed allora perché Gabriele si e preso la briga di venirmi a rompere le palle mentre ero tutto intento ad attuare una variante vincente che mi avrebbe sicuramente portato alla prima vittoria certa nell'ennesima partita a Scacchi contro Pietro, informandomi tutto trafelato che qualcuno appena giunto da giù un certo Percy gli aveva detto che un tipetto sempre incazzato di nome Pino Boresta si era permesso di caldeggiare la pubblicazione di un libro su se stesso a fronte dei molteplici ed inutili su di me?
PB: Carissimo Duche ma figurati se io mi metto a competere con te, come mai potrei? Tu sei un grande che hai fatto e detto tante di quelle cose che meriti tutta l'attenzione che ti viene riservata. Quello che semplicemente volevo dire io è che a volte nella vita conviene fare delle scelte diverse da quelle che fanno tutti, e rischiare un minimo può portare vantaggi che uno mai penserebbe.
MD: Si! Sì, la solita storia del genio incompreso del grande artista emarginato e incompreso, ragazzi miei mettetevi in testa che siete troppppiii, troppi artisti, e tutti troppo bravi. Per cui prima prendete coscienza del fatto che morirete incompresi, sconosciuti, e se non siete figli di papà, pure poveri in canna, meglio per voi se vi rassegnate e vivrete il resto della vostra vita più sereni.
PB: Ma scusa caro Rrose perché vuoi impedirmi di percorrere e intraprendere la mia strada? Perché tenti di scoraggiarmi in codesto modo? Lascia che io sbagli come, probabilmente è successo pure a te, almeno qualche volta. In fin dei conti cosa ho da perdere? Un po' di serenità? Si forse tendenzialmente potrei vivere più tranquillo e sarei un po' meno incazzato, ma quanto più noiosa sarebbe la mia esistenza?
MD: Va bene, va bene e allora non ti lamentare e non andare in giro a lagnarti, e sopratutto smettila di compiangerti in ogni momento, diventi patetico.
PB: E no! Caro il mio Sélavy questo non l'accetto, a me patetico tu non me lo dici, non me lo puoi dire tu che avevi detto che con l'arte avevi chiuso per dedicarti solo agli scacchi, e invece poi sei tornato alla carica. A me non mi azzittiscono, io mi lamento quanto mi pare piace e anzi ho più volte fatto diventare tutto questo proprio un’opera d'arte.
MD: Io invece penso che se stessi un po' in silenzio non ti farebbe male.
PB: Proprio no! Caro il mio Duchamp io non sto affatto in silenzio e "Silenzio è Morto" come ho già spiegato e tu invece preoccupati del tuo amico che sostiene che il tuo silenzio è sopravvalutato.
MD: Si! Buono quel Joseph Beuys lasciati servire che da qua su, che la vista è ottima ne ho viste di belle su di lui e di quello che dicono del suo lavoro, ma questa è un’altra storia ed è meglio non allargare troppo il cerchio della discussione, già troppo ampio a mio parere, per cui fai quello che vuoi. Io ho provato a darti qualche consiglio ma in verità devo dirti che apprezzo il fatto che tu voglia fare di testa tua, come del resto ho sempre fatto pure, salvo quella storia delle sculture del Brancusi che per dare retta a lui ci ho rimesso un sacco di soldi.
PB: Eh! Si bravo caro M.D. questa è una cosa che mi sono chiesto più volte anche io e di cui non mi capacito. Non sono riuscito a capire... che favori così grandi aveva mai fatto lui per te? Cosa aveva mai fatto di così importante per te il Constantin per costringerti quasi a indebitarti pur di farti comprare tutte quelle sue sculture? E il fatto che l'hai fatto per amicizia e stima nei suoi confronti non ci ho mai creduto neanche un po'.
MD: Questo caro Borest non posso dirtelo ora ma se ti informi vedrai che da qualche parte alcune informazioni le puoi trovare.
PB: Si! Vabbè mo mi metto a fare in detective... e chissà potrebbe proprio essere questa "l'immancabile eclatante scoperta" di cui parlo nel mio articolo? Anzi lo sai che ti dico? La cosa mi intriga parecchio e quasi quasi se trovo qualcosa sai che faccio? Scrivo un libro su di te, così troverò finalmente qualcuno che mi paghi almeno un minimo per il mio lavoro intellettuale mai retribuito.
MD: Ecco bravo incomincia a portare qualche frutto a casa di tutto questo tuo fin ora inutile fare, fare, fare... allora da me non hai imparato proprio niente? Si può ottenere molto con molto poco, basta saperci fare. Ah senti ma dove trovo questo tuo fantomatico articolo che mi sono incuriosito e voglio leggerlo?
PB: Questo per me è un grande onore maestro... ecco lo trova qui:
http://www.artribune.com/professioni-e-professionisti/who-is-who/2016/04/marcel-duchamp-secondo-pino-boresta/
In foto:
- Gruppo di smorfie adesive.
- Un mio Autoritratto digitale (una mia opera).
- Ritratto digitale di Marcel Duchamp in versione Rrose Sélavy (una mia opera).
- Ritratto digitale di Joseph Beuys (una mia opera della serie AQPAC)
- Un mio omaggio a Costantin Brancusi (una mia opera).
- Foto opera composizione di un ritratto di Duchamp.
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