PROGETTI 3-6-7-8-10
3. Muffe – Muffe.
Mildews – Mildews
Installazione, Luglio 1994.
6. Ritmi – Ritmi.
Rhythms – Rhythms
Installazione, Giugno 1995.
7. Progetto Biglietto Arte – P.B.A.
Art Ticket Project – A.T.P.
Intervento Urbano, Giugno 1995.
8. Ritrovamenti Arteologici Urbani – R.A.U.
Urban Arteological Finder – U.A.F.
Intervento Urbano, Luglio 1995.
10. Cerca e Usa la Smorfia – C.U.S.
Look for a Face and Use it – L.F.U.
Intervento Urbano, Agosto 1995.
3° Project
Pino Boresta con quelle da lui chiamate "Muffe" allestisce un vero e proprio percorso attraverso l’ambiente estremo prescelto. L’elemento-base che costituisce la parte preponderante dell’opera, cioè l’acqua, è portatore di evocative associazioni legate ad un’idea di natura nelle sue molteplici, cicliche trasformazioni. Le modificazioni della materia e l’attenzione verso i suoi mutamenti è l’indagine sottintesa in tutto il lavoro di Boresta: qui è riassunta nelle "ninfee" galleggianti, negli spartani contenitori pieni d’acqua. Quelle tracce inaffondabili (perché montate su polistirolo) accolgono muffe correlate a memoria d’archetipa derivazione, pressanti - come fiori messi a seccare tra le pagine d’un libro – su fogli scritti che ne fanno da supporto. La ricerca d’un valore estetico è evidente così come lo è quella d’un meta-linguaggio che sia il risultato dell’artista, inteso al pari di un processo alchemico legato alla trasfigurazione delle cose. A volte anche la guarigione dalla malattia (nel procedimento, per esempio, della penicillina che cura l’infezione; dell’olio che rimargina la piaga). Ed è a questo punto che tutto il lavoro di Boresta torna ad additare l’attenzione, cioè quella capacità ed impegno a considerare ogni elemento ed accadimento - esterno ed interno – al di la della consuetudine ma come se fosse un fatto eccezionale e straordinario.
Barbara Martusciello
Qui il link di una intervista:
http://www.undo.net/cgi-bin/oreste/diario_oreste2/diario.pl?action=interna&id=937858133
6° Project
Con la porta zen sequenza di ideogrammi cinesi (opere dall'artista chiamate Ritmi) su pagine ingiallite di una vecchia storia, sciogliere con il pensiero e la logica ciò che a prima vista - spesso ingannevolmente - appare impenetrabile, oppure fermarsi di fronte a questi tomi ravvicinati di polistirolo facendosi spaventare dalle apparenze. Essere o non essere violenti, coraggiosi, vivi. Essere o non essere audaci nell’esistere. Koan o no Koan, questa è il problema.
Stefania de Mitri
7° Project
Il Progetto Biglietto Arte nasce nel 1995, quando Cesare Pietroiusti e Giuliano Lombardo chiesero a Boresta di presentare un progetto da pubblicarsi sul secondo numero del bollettino "DisordinAzioni", diretto dallo stesso Giuliano Lombardo. Con questo intervento Boresta non si limita più semplicemente ad interrogare o coinvolgere il suo pubblico, ma lo invita a diventare direttamente protagonista della creazione artistica, se non nel momento della concezione dell’opera d’arte, quantomeno in quello della sua realizzazione. Timbrando un qualunque biglietto per il trasporto pubblico in una data precisa e stabilita dall’artista stesso (Boresta ne indica 19, tra il giugno 1995 ed il settembre 2002), esso può essere "trasformato" in un’opera d’arte: unica accortezza richiesta è quella di applicare sul retro del biglietto il talloncino, appositamente distribuito da Boresta stesso ai passanti di varie zone della città, recante la scritta: "il presente biglietto diverrà opera d’arte a tutti gli effetti solo se timbrato nella seguente data". Dietro l’apparente semplicità dell’operazione si nascondono significati più complessi: innanzitutto, come abbiamo già detto, l’idea che chiunque possa diventare in qualche modo creatore, o quanto meno agire direttamente all’interno del processo artistico messo in moto da Boresta agente diretto del processo artistico. È proprio in questo incontro, in questo scambio tra artista e pubblico, tra creatore e fruitore, che risiede il fulcro dell’intera operazione: il gesto del timbrare il biglietto viene in questo modo sottratto al normale fluire delle banali azioni quotidiane, isolato ed arricchito di nuovi significati, entra a far parte dei momenti da ricordare, ed acquisisce pertanto un’importanza nuova, sia per l’artista che per il suo pubblico. In opposizione all’arte che si esaurisce nella "trovata", nell’immagine provocatoria, nella strizzatine d’occhio al pubblico smaliziato e già tediato, è questo un tentativo invece di creare emozioni vere, che possano far da ponte fra arte e vita reale, ed eventualmente offrire stimoli utili alla vita stessa. Rivoluzione necessaria nell’arte, non può essere limitata al cambiare tecniche e supporti, né nel fare arte concettuale: vero cambiamento, vera rivoluzione sta proprio in questa relazione con l’esistenza umana, nella capacità di suscitare emozioni e sensazioni che appartengano alla vita reale.
S.B.
8° Project
La definizione data da Pino Boresta stesso dei suoi Ritrovamenti Arteologici Urbani è quella di "Intervento Urbano": in questo caso si tratta di un percorso attraverso le vie della città (nella fattispecie Roma, con partenza dalla fontana della Barcaccia di Piazza di Spagna), nel corso del quale l'artista raccoglie quelli che lui chiama "Microrifiuti Urbani", oggetti "scartati", rifiuti appunto, appartenenti alle tipologie più disparate: tappini di bottiglie di birra, cerotti, pezzi di pacchetti sigarette, frammenti di etichette... Boresta ha effettuato i suoi Ritrovamenti Arteologici Urbani in due occasioni di due giorni ciascuna, il 5 e 10 luglio 1995 ed il 19 e 20 settembre 1996, sempre partendo da Piazza di Spagna, per compiere diversi percorsi nelle vie del centro storico di Roma. In tutte le occasioni l’evento è stato pubblicizzato anche attraverso volantini e manifesti appesi, nei quali Boresta invitava a partecipare tutti coloro che lo desiderassero, nel tentativo di coinvolgere anche, o piuttosto soprattutto, quel pubblico che di norma resta estraneo al mondo dell'arte. Per tutti costoro, era stata preparata un’apposita scheda da compilare e completare con il proprio Ritrovamento, che doveva quindi essere autenticata dall'artista stesso. I "Reperti Arteologici" reperiti nella prima occasione sono stati raccolti in sacchetti di plastica, e, in un secondo momento, incollati ed assemblati in diverse tabelle a seconda del luogo del ritrovamento (su ogni tavola i rifiuti sono stati divisi, per colori, forme o del tipo di materiale e sul retro è specificato il nome della via da cui provenivano gli oggetti). Per l’intervento effettuato nel settembre 1996, invece, i RAU sono stati raccolti in un espositore unico suddiviso in vari comparti, uno per ogni luogo ritrovamento. L'interesse per il "rifiuto" torna frequentemente nell'opera dell'artista, non tanto per un'adesione all'estetica del trash, quanto piuttosto perché è un soggetto che ben si presta a quel capovolgimento delle gerarchie che Boresta ricerca in vari modi attraverso tutta la sua opera: il rifiuto, lo scarto, viene promosso a oggetto arte, in un'azione dalla doppia implicazione, che da un lato vuole ampliare il concetto di arte, coinvolgendovi oggetti e soggetti (gli anonimi raccoglitori invitati a partecipare) che normalmente ne sono esclusi, e dall'altro inficia profondamente il concetto stesso di opera d'arte, concetto che Boresta sente ancora troppo legato a componenti esclusivamente estetico-formali. Contaminazione della giornata ribaltamento del confine tra ciò che è arte e ciò che non lo è, tra chi è artista e chi non lo è.
S.B.
10° Project
C.U.S. è questo uno degli interventi più popolari di Boresta, quello che ha reso noto, se non altro il suo viso, a molti degli abitanti delle principali città d’Italia (ma soprattutto di Roma). "Cerca e Usa la Smorfia" è, per tematiche e modalità, vicino a DUR, di cui in qualche modo è il progenitore: Boresta ha preparato una serie di adesivi, che ritraggono il suo volto deformato da smorfie (un ghigno, un espressione di esagerato stupore o sofferenza, ecc, ecc...), e li ha affissi in giro nelle strade delle città, invitando chiunque lo desideri a fare altrettanto. Il progetto prevede diverse modalità di intervento: in alcuni casi le smorfie sono sagomate, ed il loro effetto "disordinante" nasce soprattutto dall'accostamento con il contesto nel quale vengono apposte, in altri casi l'adesivo prevede uno spazio in cui il partecipante è invitato a scrivere quello che pensa della pubblicità e della sua presenza ormai ubiqua nella vita quotidiana dei centri urbani grandi o piccoli che siano. I materiali così ottenuti vengono poi raccolti e catalogati in base a criteri cronologici o, più raramente, geografici; la varietà e la vastità delle reazioni del pubblico è sorprendente: alcuni intervengono in maniera ludica, altri con insulti, alcuni sono scettici, altri invece accolgono volentieri la provocazione ed assecondano il gioco di Boresta. Poco importano tuttavia le intenzioni che hanno mosso i partecipanti: l’importante è la loro adesione al gioco, la traccia lasciata all’interno di un contesto urbano che tende a de-limitare e circoscrivere i momenti di riflessione critica o anche semplicemente ludica. Ritroviamo in CUS alcuni dei temi ricorrenti in tutto l'operare artistico di Boresta, ed in primis l'estensione del concetto di arte e soprattutto di artista, attraverso l'invito a partecipare all'operazione, rivolto indistintamente a tutti coloro che in un modo o nell'altro vengano in contatto con l'attività di Boresta. La smorfia funziona in questo caso come parodia della maschera quotidiana, rovesciamento delle modalità di approccio ritenute socialmente accettabili, e come tali inevitabilmente omologate. Agendo attraverso il principio della disseminazione, della disordinazione, Boresta punta a scardinare, con il grimaldello dell’ironia, le consuetudini e le convenzioni sociali, con azioni che, in un’ottica vicina ai détournement situazionisti, mirano soprattutto ad intervenire a livello del quotidiano. Ma la smorfia diviene in questo modo anche marchio o logo dell’artista, in opposizione ai loghi che quotidianamente vengono imposti dal martellante condizionamento pubblicitario. Un logo scanzonato e irridente, tanto più prezioso quanto meno legato ad intenti commerciali, totalmente svincolato dalle logiche economiche e di mercato. Un aspetto non secondario, infine, e comune a tutti gli interventi urbani di Boresta, è il desiderio di agire direttamente sulla e nella realtà metropolitana, al di fuori degli spazi normalmente preposti alla fruizione artistica: in questo modo l’agire artistico diviene parte del paesaggio urbano, offrendosi agli occhi più o meno interessati di un pubblico indistinto. E degli elementi costitutivi del paesaggio urbano le smorfie di Boresta condividono anche le sorti: sono soggette agli agenti atmosferici, all’inquinamento, agli interventi di graffitisti e writers, al semplice deterioramento dovuto al passare del tempo. Con graffitisti e writers Boresta ha d’altronde, una sorta di affinità elettiva: come loro, preferisce inserire le proprie opere nell’ambito di un contesto urbano, piuttosto che all’interno degli spazi tradizionalmente deputati all’arte, perché possano entrare a far parte del panorama urbano, della città, intesa non tanto come insieme di elementi architettonici, quanto come luogo del vissuto e del vivere, insieme di esistenze ed esperienze diverse, ma accomunate dall’identità dello spazio fisico.Silvia Biagi
Qui il link di una intervista:
Esposizioni:
3. Muffe
Collettiva "Fiori Frutta Ortaggi", Galleria Eralov, Roma 1994.
Collettiva "Stelle cadenti", Bassano in Teverina, (Viterbo) 1994.
Collettiva "Al Chiostro S. Cosimato", Ospedale Nuova Regina Margherita, Roma 1995.
Collettiva "In Scala", Municipio di Bracciano (Roma) 1995.
6. Ritmi
Collettiva Itinerante "La porta di Duchamp", Galleria Campioli, Monterotondo (Roma), Libreria Grandmelò, Roma, Sala Valadier, Terracina, (Viterbo) 1995.
Personale "Foglie d'Uomo - Azioni Inutili", Galleria Spazio Oltre, Roma 1995.
7. Progetto Biglietto Arte
Intervento Urbano "DisordinAzioni", Bollettino n. 3, Roma 1996.
Collettiva "Dimensioni Variabili", Associazione Didée, Siena 1996.
Intervento di gruppo "Giochi del senso e/o non senso", Villa delle Rose, Bologna 1996.
Collettiva "Centro Documentazione Artisti Romani" Ass. Futuro, Roma 2001.
Collettiva "Interventi urbani", MLAC dell’Università La Sapienza, Roma 2004.
8. Reperti Arteologici Urbani
Intervento Urbano "Progetto d’Arte Urbana", Galleria Spazio Oltre, Roma 1995.
Progetto "Invito alla Quadriennale", alla XII Quadriennale d’arte, Roma 1996.
Intervento Urbano "Artedotti Romani", Parco degli Acquedotti, Roma 1996.
Intervento Urbano "Giubil e Art", Parco degli Acquedotti, Roma 1996.
Collettiva "Isole penisole arcipelaghi", Liceo Majorana, Roma 1996.
Collettiva "L’Arte del recupero", M.I.F.A.V. Università Tor Vergata, Roma 1997.
Collettiva "Interventi urbani", MLAC dell’Università La Sapienza, Roma 2004.
Intervento Urbano "Big Torino 2000", ex-CEAT Corso Reggio, Torino 2000.
10. Cerca Usa Smorfia
Foto del 1989.
Collettiva "Stelle cadenti", Bassano in Teverina, (Viterbo) 1995.
Intervento Urbano non codificato a Roma nel 1995.
Intervento Urbano "DisordinAzioni", Bollettino n. 2, Roma 1996.
Collettiva "In-Stallo", Discoteca Gilda, Roma 1996.
Pubblicazione "Riconoscete questa faccia?", 1° pagina quotidiano Libertà, Piacenza 1997.
Collettiva con donazione "A mano libera", Opera Paese, Roma 1997.
Personale "Progetto CUS", Magazzini Generali, Roma 1999.
Happening "Adesivi Urbani Autoprodotti", Oreste alla 48° Biennale di Venezia 1999.
Evento "Identità Differente", Intervento "Ritratto Autoritratto", Cormons (Gorizia) 1999.
Collettiva "Materiamorfosi", Galleria Comunale d'Arte Moderna e Contemp., Roma 2000.
Collettiva "Ironic", Trevi Flash Art Museum, Perugia 2000.
Collettiva "Sentierinterrotti", Palazzo Bonaguro, Bassano del Grappa (Vicenza) 2000.
Collettiva "Città Di-Continua", Certosa di Potignano (Siena ) 2003.
Collettiva "Biennale di Porto Ercole", Forte Stella, Porto Ercole (Grosseto) 2003.
Collettiva "Interventi urbani", MLAC dell’Università La Sapienza, Roma 2004.
Collettiva "Guardami in faccia", Torretta Valadier, ponte Milvio, Roma 2004.
Personale "Simpers 05", Metaverso, Montetestaccio Roma 2005.
Intervento Urbano Clandestino sempre presente alla ultime 7 edizioni della Biennale di Venezia 1995/2007.