Oreste è maggiorenne
Oreste è maggiorenne
«Mi stai chiedendo come funziona l'orologio. Limitiamoci a controllare l'ora».
Questo dice uno dei personaggi del film intitolato "Sicario".
E questo dico io a tutti coloro che mi chiedono cosa fosse "Il Progetto Oreste":
"Mi stai chiedendo come funzionava Oreste. Limitiamoci a studiare cosa ha fatto"
Vi sembrerà contraddittoria e inaspettata questa mia affermazione che sembra rifiutarsi di studiare il funzionamento di Oreste e volersi concentrare su quello che ha fatto, per un gruppo di artisti che si è rifiutato di organizzare opere e mostre. Ma dico io, come si può cercare di capire qualcosa se prima non si conosce neanche cosa ha fatto? Tanto più che quello che ha prodotto Oreste all'interno del sistema dell'arte potrebbe sembrare quanto di più aleatorio possa mai essere stato fatto, se non altro da un intero gruppo di artisti tutti insieme. Ma vi assicuro che non è così. E proprio perché non è così questo progetto continua a destare una crescente curiosità.
Per cui diventerà fondamentale come questo sarà gestito nell'immediato futuro, anche dopo questa importante presenza al MAMbo con "No, Oreste, No!"
Oreste è diventato maggiorenne già da diversi anni, ed è forse giunto il momento che decida come affrontare il futuro. Ma per fare questo è necessario costruire, un corpo composto da varie entità. Una di queste è sicuramente l'archivio che non deve essere solo conservato, ma va prima di tutto arricchito e completato, poi ordinato e sistematizzato ed infine gestito e utilizzato, possibilmente non a fini e tornaconti personali, ma in modo che vengano messe in luce le diverse anime e i diversi aspetti di Oreste.
Questo perché come molto bene scrive Marco Scotti su Dossier 4 di Ricerche di S/Confine del 2018:
Questa lunga ma fondamentale traccia permette di contestualizzare in particolare il ruolo centrale dell’esperienza veneziana. Già Vittorini (2016) aveva sottolineato come in retrospettiva l’intero progetto riflettesse «un momento specifico dell’evoluzione del pensiero e della cultura occidentale che negli anni Novanta ha innescato cambiamenti irreversibili specialmente nelle dinamiche di comunicazione, di negoziazione della conoscenza e di interazione tra le persone» momento in cui l’utilizzo appunto di spazi on-line e strumenti quali le newsletter per creare reti e contatti aprivano nuove prospettive di ricerca. Un problema centrale rimane tuttavia il recupero e la lettura delle fonti e l’individuazione di una metodologia per una storia di Oreste. Gli stessi artisti che in diverso modo avevano partecipato a diversi momenti dell’esperienza hanno restituito differenti punti di vista. Pino Boresta ad esempio in un articolo sulla rivista Juliet, parlando della difficoltà di inquadrare e classificare una simile esperienza, ricorda come Oreste «ha realizzato, residenze estive, laboratori, pagine Web, riunioni, viaggi, convegni, incontri, discussioni, chat, libri, cene, eventi, presentazioni ed esposizioni, ma mai una mostra. Forse questo è la sua grande forza, la mossa più azzeccata, il suo maggior pregio, il vero testamento» (Boresta 2008) La ricostruzione storica collegata cerca di definire i ruoli di tutti gli attori della vicenda a partire dal luglio 1997: l’associazione Zerynthia, in particolare Dora e Mario Pieroni, l’amministrazione di Paliano «che mise a disposizione la foresteria di Palianello per una residenza estiva di artisti visivi e non solo» (Boresta 2008), e Cesare Pietroiusti, che tra gli artisti ha da subito un ruolo particolarmente attivo. Questa dimensione collettiva - e i suoi attori - non possono non essere ricollegati alla scelta di partecipare - su invito - alla Biennale di Venezia:
Questo articolo pubblicato anche su Il cannocchiale.
Per coloro che volessero approfondire l'argomento vi rimando a questo mio articolo uscito su artribune:
https://www.artribune.com/arti-visive/arte-contemporanea/2019/06/mostra-progetto-oreste-mambo-bologna-pino-boresta/
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