venerdì 1 ottobre 2021

I'am comunist

 Il mio commento inviato ad un Amarcord di Giancarlo Politi e la sua risposta.










Pino Boresta (commento)

Gentile Giancarlo Politi ho letto il suo ultimo amarcord il 18°. Anzi in realtà li ho letti tutti e li conservo in una cartellina su Yahoo, fin dal primo quando ancora non erano numerati ed il n. 6 è stato nominato due volte: il primo parla di Alberto Burri e il secondo invece di Bruno Bischofberger, quindi in realtà quest’ultimo inviato, se ho fatto bene i calcoli, dovrebbe essere 19° e non il 18°. Ma non è questo il motivo per il quale le scrivo, purtroppo queste mie inutili precisazioni sono una sorta di malattia della quale le chiedo venia. La realtà dei fatti è che ho trovato i suoi amarcord bellissimi e ogni volta che li leggevo sono stato sul punto di scriverle, ma poi un po’ per pigrizia, un po’ per impegni e un pizzico di timidezza mi sono sempre fermato prima. Questa volta nulla ha potuto fermarmi (grazie anche al fatto che sono a casa ammalato, incriccato con la schiena), e volevo dirle che, non so bene il perché, ma mi sono ritrovato un po’ nello spirito e nello stile di vita di quegli artisti cecoslovacchi che lei ha cosi ben descritto. Forse perché il mio lavoro da collaboratore scolastico (bidello) è molto simile a quello del guardiano di museo, forse perché il mio disincanto e le mie aspettative nei confronti dell’arte e del sistema, che ho spesso criticato, mi avvicina filosoficamente a quegli artisti, forse perché quando ho scoperto Jiri Kolar me ne sono subito innamorato avendo in gioventù, nelle mie sperimentazioni artistiche, lavorato con il collage in maniera molto simile a quella del grande maestro Jiri, che all’epoca non conoscevo. Insomma io credo che i ricordi, specialmente quelli di certe persone, sono ORO, oro colato indispensabile e necessario, e quanto più sono sinceri e veri tanto più sono preziosi, e suoi lo sono, e per questo la ringrazio. E poi oggi era uno di quei  giorno un po’ così come quando sei affranto per qualche motivo che non sai bene il perché, ma quando leggendo il suo amarcord sono arrivato alla parte dove racconta dello sventato incidente diplomatico con la sua affermazione “I am comunist.” mi sono messo a ridere cosi forte che i miei famigliari incuriositi sono venuti tutti in camera (dove sono io con il pc) per capire cosa era successo. Concludo salutandola e se vuole un giorno le racconterò di quell’unica volta che ho avuto il piacere di parlare con lei (che non credo lei ricordi) nel parcheggio interno della Fiera di Bologna, riguardo anche il mio album delle figurine degli artisti che avevo/ho realizzato. I miei più cordiali saluti. (Pino Boresta)


Giancarlo Politi (risposta)

Caro Pino,
ti ringrazio molto per il tuo contributo. Mi ricordo vagamente, come in una nebbia, che forse c’era, delle figurine di Bologna. Anche perché io sono stato ossessionato una vita per realizzare, sulla scia degli albi di Panini, l’albo degli artisti. Avevo anche raccolto alcune centinaia di foto (a partire da Mondrian, Klee, Kandinski, Balla, Fontana, Burri, Rauschenberg, sino agli ultimissimi di allora: molte pubblicate sulla copertina del volume di Flash Art 40 anni. Se non lo hai e ne ritrovo delle copie te lo spedisco). Però la grande distribuzione non mi accettava questi albi per le edicole, dubitando della loro vendibilità (e certamente aveva ragione), quindi avrei dovuto pubblicarli insieme a Flash Art. E il gioco dello scambio finiva. Ma avrei dovuto farlo ugualmente. Mi resta dunque il rimpianto di non averlo fatto. Assieme a poche altre cose, perché se mi guardo indietro o anche solo il magazzino di Trevi, mi stupisco di aver potuto fare tante cose. Spesso senza molti mezzi, ma la necessità di fa aguzzare l’ingegno. Guarda Napoli, le persone più creative del mondo. Dalle varie edizioni di Flash Art (tedesca, francese, spagnola, polacca, cinese, russa e ancora oggi, con grande successo, la edizione ceca e slovacca). E Art Diary, una idea dell’epoca assolutamente vincente, una sorta di internet ante litteram che mise in contatto artisti, gallerie, musei, collezionisti di tutto il mondo che non si conoscevano. E poi decine di libri, con Baudrillard, Lyotard, Toni Negri, Paul Taylor, ecc. e cataloghi (insuperato ancora quello di Aperto ’93, con testi di Julia Kristeva, Maffesoli, Bourriaud, Galimberti, Akira Asada, Slavoj Zizek, Vaclav Havel. E Mike Hubert, americano, una grande promessa della critica d’arte internazionale, morto giovanissimo di Aids). E poi Tirana Biennale e Prague Biennale. E l’esperienza incredibile del Trevi Flash Art Museum (ma di cui sono amaramente pentito; spesi un patrimonio, 2.5 miliardi di allora in dieci anni) pensando di portare l’arte contemporanea in Umbria. Invece a Trevi (come in tutta la provincia italiana) interessa la sagra della bruschetta e del sedano. Mi fece riflettere un signore, tal Marino Gentilucci, che tra l’altro era anche un pittore dalla buona mano, che un giorno a Trevi mi fermò e mi disse: caro Giancarlo, ricordati che qui a Trevi non abbiamo bisogno di nulla. Proprio di nulla. E me lo disse con aria risentita. La gente perbene, giustamente, non ama gli sconquassi e l’anarchia dell’arte contemporanea: io avevo portato un asino dentro il museo, performers trasgressivi e rumorosi, artisti apocalittici e proprio di fronte al Duomo. Grazie a Marino Gentilucci capii allora che giustamente il sedano e la bruschetta avevano vinto. E lasciai il Trevi Flash Art Museum purtroppo ad un incapace, che in poco tempo ne distrusse la bella reputazione che si era fatta, almeno tra gli addetti ai lavori. Ma con un grande insegnamento. Mai portare l’arte dove non è richiesta. Voler imporre l’arte è un atto di nazismo, fascismo e stalinismo. Mentre l’arte deve essere una conquista. A volte faticosa. (Giancarlo Politi)


Pubblicato anche qui:   http://www.cagliariartmagazine.it/amarcord-gino-de-dominicis/ 


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