La domanda giusta non è "Gli artisti più bravi sono quelli che fanno più mostre?", bensì "Gli artisti bravi fanno le mostre?" o meglio "Gli artisti migliori fanno ancora le mostre?" Ma si, fatevi pure tutte le biennali e quadriennali che volete, tanto l’essenziale per un artista non è quello che mostra ma quello che dimostra, in quanto l’importante è ciò che riesce a fare e dire senza aspettare che qualcuno glielo chieda. Non si diventa grandi artisti per committenza ma per passione. Oggi giorno tutti gli artisti possono fare mostre più o meno importanti, tutti gli artisti possono ottenere pubblicazioni, interviste, articoli su riviste più o meno prestigiose (spesso basta pagare), ma pochi sono quelli che dicono e fanno opere realmente interessanti e di valore.
Quindi, essere dentro o fuori a questo sistema non è indice di valore come non lo è partecipare a molte di quelle ammucchiate collettive che spesso non servono né agli artisti né tanto meno a chi le va a vedere. Come non serve neanche fare personali una dietro l’altra senza dire niente di nuovo o senza reali obbiettivi se non quello di alimentare il mercato. A cosa serve pavoneggiarsi a destra e a sinistra mostrando sempre il solito lavoro, spesso simile se non uguale a quello di 10, 100 altri artisti che in giro per il mondo fanno le stesse cose e hanno le stesse idee? A cosa serve stare lì ad aspettare che qualcuno prima o poi ti dia un premio? A cosa serve aspettare che un critico ti chiami per fare una mostra? Pensate che sia questo l’unico modo per farsi conoscere? Ebbene, vi sbagliate, è solamente il modo più comodo, il meno faticoso utilizzato da coloro che hanno limitate capacità d’iniziativa.
Qualcuno sostiene che non è il valore di un artista che fa sì che questi emerga ma il fatto che se ne parli molto e più se né parla più salgono i prezzi, e non importa come se ne parli l’importante e che se ne parli. Se realmente fosse così, cosa significa quando questo non avviene? Cosa significa quando un artista pur diventando un fenomeno sociale e culturale invece di essere premiato continua a essere ignorato dal sistema? Forse che ogni rapporto interpersonale di questi operatori culturali è guidato solo dalla logica del potere e del profitto? Probabilmente come dice Harry Potter "Non esiste il bene e il male, ma il potere bello e brutto, utile e inutile, superfluo e necessario."
Pubblicato su; "Juliet" n. 143 June 2009
In foto; Intervento CUS a Venezia, Intervento urbano CUS Colleferro (RM), MR Manifesto Rettificato a Venezia, Harry Potter.
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