martedì 13 dicembre 2022

Introduzione + Indice

 

Introduzione + indice











Introduzione + indice

Cosa sono quelle io chiamo le mie litanie?

Ho sempre pensato che fossero solo una specie di appunti pretenziosamente poetici che si avvalevano di una costruzione il più delle volte composta da catene anaforiche. Scritti messi giù sull’onda di un’emozione, di una commozione, di una rivelazione, di uno sconforto, di una epifania, di una pietà, di una incazzatura, di una delusione, di verità personali scoperte qui e lì e niente di più.

Scritti che servivano più a me per superare alcune scoraggianti e sconsolanti circostanze, che di monito, per coloro a cui direttamente o indirettamente erano indirizzate, sicuro che se ne fregavano e se ne fregano. Né tanto meno composizioni necessarie per coloro che accidentalmente con queste si scontrano, considerandole per lo più, una sorta di valvola di sfogo personale di frustrazioni e sensazioni di impotenza. Ecco ho sempre pensato questo, e molto probabilmente è così, ma forse la poesia è anche questo, anzi, qualcuno sostiene che è soprattutto questo. Quando ho poi scoperto che anche Pier Paolo Pasolini o Dacia Maraini e molti altri si avvalevano di tale struttura per sintetizzare in qualche modo il loro pensiero, ho rivalutato queste mie esternazioni, e per questo ho deciso di pubblicarne qualcuna qui sul mio sito.


Litanie

 

1. Manifesto della Boresta.

2. Io chi sono?

3. Silenzio è morto.

4. C’è troppo silenzio nei musei.

5. Io sono autoreferenziale.

6. Sono io proprio io.

7. Il vero artista.

8. Io amo l’arte.

9. Ho continuato.

10. Io 096 AP.

11. Ho visto.

12. Silenzi.

13. Vita ora.

14. Lo scopo.

15. Forse.

16. Io urlo.

17. Io inutile.

18. Io Obliato.

19. La domanda.

20. Tutto relativo.

21. Dio alla sbarra.

22. !esroF.

23. Governo 2018, fatto!

24. Se un padre.

25. Mix objets trouvés.

26. Micro is better.

27. Many tanks.

 

 


 

 

 

 

 














In foto:
Io a Venezia durante la Biennale del 2019 curata da Daniel Birnbaum e un testo di Pier Paolo Pasolini e Dacia Maraini.

Nessun commento: