In principio era il corpo. Prima del segno, della figura, astratta e riconoscibile, scolpita o dipinta, c’è il corpo. Il segno vien dopo in quanto emanazione – Marshall McLuhan l’avrebbe chiamata estensione – del corpo e dei sensi e del loro rapportarsi e percepire le cose del mondo per raggiungervene altre che portano il nome di "arte"
Ad assumere il corpo come linguaggio fu ad inizio anni 60 per primo un gruppo di giovani artisti viennesi capeggiati da Hermann Nitsch che scandalizzarono la stampa più conservatrice per l’introduzione, nelle loro performances, di agnelli squartati, sangue e feci. Tuttavia la poetica da loro inaugurata, che la si chiami body art, arte comportamentale o altro ancora, ebbe l’apogeo solo negli anni ’70 quando emersero altri validi campioni di questa disciplina (rivissuta da taluni in maniera anche più soft), quali Urs Luethi, Gilbert & George, Giuseppe Chiari, Vito Acconci, Orlan ed altri.
Ad incrementare l’impatto psico-visivo, le istantanee di questo teatro delle smorfie subiscono ulteriori manipolazioni e violazioni come la bi o tripartizione delle stesse in segmenti autonomi eppure accostati, la loro collocazione su supporti galleggianti, in secchi ricolmi d’acqua, l’arrotolamento tubolare e inserimento in preservativi pendenti da un filo teso in un ambiente o l'incollatura, a mo’ di foto-oggetto, sulla superficie esterna di un barattolo.
Una provocatoria campionatura di icone estreme dell’espressione umana, questa, tesa a riscattare la parte più intrigante del corpo umano dalla gabbia dei riti comportamentali imposti dalla società delle apparenze. Una società, peraltro, che tende sempre più a respingere e a ritenere inutili presentazioni non finalizzate ad un loro utilizzo "produttivo" alla quale il giovane artista risponde con la performance dal polemico titolo "Azioni inutili" dove, vicino ad operazioni del tutto quotidiane come lavarsi i denti e apparentemente insensate come lo strappo di pagine da un libro, quale azione "inutile" compare pure l’esecuzione delle sopra descritte installazioni fotografiche.
È forse pure questo uno dei ruoli che deve svolgere l’arte oggi: preservare l’uomo, iniziando il discorso magari proprio dalla forma-contenuto del corpo.
Guglielmo Gigliotti
Pubblicato sulla rivista "Foto & Dintorni" n. 2 del giugno 1995.
In foto; Marshall McLuhan, Hermann Nitsch, Orlan, Giuseppe Chiari, Vito Acconci, Gilbert & George, io in performance, Luethi.
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