Art
Driver
“Ma
dici a me? Ma dici a me?... Ma dici a me? Ehi con chi stai parlando?
Dici a me? Non ci sono che io qui”. Questa
la citazione fin troppo famosa, che potrebbe venire in mente a
qualche artista outsider o insider che abbia letto le dichiarazioni
di Cesare Pietroiusti rilasciate in un’intervista a Maria Rosa
Sossai dove sostiene di rifiutarsi di credere che la cultura italiana
in questo momento storico non possa avere individuato proposte
artistiche forti, e pertanto o queste si trovano nascoste in artisti
marginali, nei cosi detti invisibili fuori da ogni giro, oppure gli
artisti “visibili” non trovano i canali giusti per far emergere
questi contenuti. Ma io non credo, come suggerisce Cesare, che tale
stato di cose sia determinato in maniera prevalente da meccanismi di
auto-censura, ma credo piuttosto che sia colpa di una pigrizia
generale del sistema artistico italiano, dove predominano le solite
invidie e giochi di potere.
Sono d’accordo con Cesare quando
sostiene che il più delle volte le proposte migliori sono quelle
scomode, quelle che spesso in un primo momento possono sembrare
sbagliate, in quanto richiedono un impegno di ristrutturazione delle
modalità di pensiero che mettono in discussione l'ordine del
rapporto tra le cose, come per esempio fra mezzi e fini poiché è
solo in questo modo che le relazioni fra lavoro, guadagno, successo
ecc. possono essere interpretate con logiche diverse. Concordo con
Cesare anche quando afferma che le proposte più forti sono spesso
quelle che nascono dalla dimensione del disagio perché è questa la
prima fonte di conoscenza sulla base della quale, insieme al dolore,
noi impariamo le cose. Per cui, in conclusione direi che non bisogna
negare il disagio né si deve aver paura di mostrarlo, ma bisogna
viverlo fino in fondo e utilizzarlo come forma di azione per la
costruzione dei propri progetti e opere d'arte come hanno fatto molti
artisti in passato e come fanno alcuni tutt’ora. Ma come ha detto
qualcuno di cui non ricordo il nome: “Non è
sufficiente accettare la propria sofferenza bisogna esserne
entusiasti se si vuole trasformarla in energia positiva”.
Pubblicato
su; ("Juliet"
n. 171 February – March 2015)
In foto:
Rielaborazione
digitale di frame del film “Taxi Driver” (una mia opera).
Ritratto
digitale di Cesare Pietroiusti (una mia opera della serie AQPAC).
Maria
Rosa Sossai allo studio di Cesare Pietroiusti.