Alla
ricerca dell’arte perduta
Ero
dispiaciuto per non essere riuscito a visitare Documenta
13,
ma poi sono stato alla conferenza della curatrice Carolyn
Christov-Bakargiev all’Accademia di San Luca di Roma, e lì ho
capito che andando a Kassel non avrei mai compreso a pieno il
significato e il valore di molte di quelle opere da lei spiegate
magistralmente. Ho realizzato che avrei corso il rischio di non
riuscire a vedere molte delle opere più interessanti perché
nascoste, come la piramide in cemento costruita all’interno delle
fondamenta del Fridericianum Museum, o perché mimetizzate nel
paesaggio, come la collinetta verde di fronte allo stesso museo,
oppure perché troppo lontane, come quelle ad Alessandria d’Egitto,
il Cairo o Banff, o ancora peggio perché distrutte dai talebani come
i famosi Budda di Bamiyan o che si credevano demolite, come l’One
Hotel di Alighiero Boetti a Kabul.
Tutto questo lo trovo curioso e
affascinante, ma non mi dispiace l’idea di aver evitato di
ritrovarmi all’interno di una sorta di caccia al tesoro dove il
premio consisteva nel raggiungere, scoprire e in fine comprendere il
significato di un’opera, ma forse Carolyn voleva proprio questo.
Diverse erano le opere fatte di compostaggio, sotto forma di
lingotti, di montagnole, di discariche, mentre altre erano votate al
fallimento (tema a me caro), come quel progetto nel quale si voleva
fare accettare all’UNESCO l’atmosfera come patrimonio intoccabile
dell’umanità.
Vi era anche un’opera pensata per spettatori non
umani: una sorta di giardino rialzato fruibile solo da farfalle e
insetti (anche privi di pass?). La curatrice ha rivelato inoltre che
l’importanza rivestita da certe opere della sua Documenta è dovuta
soprattutto dai viaggi da lei fatti con gli artisti, in quanto una
volta esisteva solo l’opera e basta, che poteva essere valutata
solo da chi vi si trovava davanti mentre oggi è l’intero sistema
che è stato ripensato. Io sono d’accordo, tanto a me (le mostre)
non me le fanno fare. Ma allora sarà pure presuntuoso pensare di
poter portare in un sol posto tutte le novità dell’arte
contemporanea che sorgono nelle varie parti del globo, ma se le cose
stanno così cosa si può fare per non correre il rischio che
l’artista e la sua opera diventino superflui?
Pubblicato
su;
"Juliet"
n. 166 February – March 2014
In
foto:
Foto
della curatrice durante uno dei momenti dell’inaugurazione
Foto
dei Budda Bamiyan distrutti e dell’One Hotel di Alighiero Boetti a
Kabul.
Foto
del Fridericianum Museum con alcune opere composte da compostaggio
esposte a Documenta 13.
Opera di fotocomposizione del ritratto di Carolyn
Christov-Bakargiev.
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