giovedì 26 marzo 2015

“In search of the miracolous” di Pino Boresta


L’ultimo atto possibile




È dovuto morire affinché la sua vita da perdente funzionasse e fosse amato dai più. Sto parlando dell’artista olandese Bas Jan Ader morto nel 1975 durante la performance intitolata “In search of the miracolous” (che consisteva nell’attraversamento in solitaria dell'Atlantico a bordo di una minuscola barchetta a vela). Bas muore a 33 anni (per salvare il sistema dell’arte dal disastro?) come un altro grande uomo nato più di 2013 anni fa e che decise di morire in croce per salvare il mondo dalla catastrofe. Se così fosse io mi auguro che ciò avvenga perché se pure il paragone tra i due pare azzardato (o perfino blasfemo), altre sono le analogie che mi fanno ben sperare. Infatti, il corpo di Gesù scomparve poco dopo dal sepolcro e mai fu trovato, al pari di quello di Ader, dando adito (anche su di lui) a non poche speculazioni su una sua eventuale consapevole messa in scena della propria morte. Quest’ultimo lavoro incompiuto di Ader viene invece considerato l’unico riuscito secondo coloro che ritengono i pochi lavori che ci ha lasciato (per lo più filmati e fotografie) come una sorta di tentativi di suicidio. 


A questo proposito si veda la serie “Fall” (cadute da un albero, dal tetto di casa sua o con la bicicletta in un canale di Amsterdam): azioni che in realtà per lui sono solo sperimentazioni sulla gravità del suo corpo, ma che qualche strizzacervelli tradurrebbe e spiegherebbe come il peso di vivere che ha la meglio sulla mente.



In conclusione, non sono troppo triste per dirvi (il titolo di un suo bel video è “I’m too sad to tell you”) che trovo oltremodo grotteschi tutti coloro che tentano di svilire il lavoro di Bas Jan Ader perché io so di certo che il suo agire non era quello di un folle ne era dettato da pulsioni autodistruttive ma bensì nasceva da un profondo amore per quello in cui credeva, dove la sofferenza era dovuta dall’urgenza del fare che cresceva in lui quasi come un dolore fisico che gli premeva dentro fino a fargli male. Il desiderio di raccontarsi in lui era troppo forte e questo gli dava il coraggio per superare tutte le inibizioni e le paure che avrebbero potuto frenare la sua ricerca: non poteva fare diversamente. Non aveva scelta, doveva andare avanti fino all’ultimo atto possibile, e così è stato.












Pubblicato su; "Juliet" n. 161 February – March 2013

In foto:
Performance di Bas Jan Ader intitolata “Alla ricerca di un miracolo.
Composizione di alcune performance di Ader della serie riguardante le cadute.
Foto composizione della performance di Ader intitolata “Sono troppo triste per dirtelo”.
Foto composizione dell’immagine della sacra sindone con B.J. Ader e immagine di Jesu.


Nessun commento: