lunedì 28 aprile 2008

2002 Luca Lo Pinto





Un uomo una faccia





Avete mai notato, per le strade di Roma, l’immagine della smorfia di un’uomo attaccata nei luoghi più improbabili come cartelloni pubblicitari o segnali stradali? Sapete chi è? La risposta è l’ultima che vi potreste aspettare. Quell’uomo, infatti, è un’artista. E si chiama Pino Boresta. Fin dal 1994 è stato autore di numerose performance e azioni urbane, non solo in Italia, ma anche a Londra e in Germania. Dietro un aspetto apparentemente burlesco di questi lavori, molto vicini all’arte dei situazionisti, è interessante notare come Boresta, attraverso le sue autorappresentazioni, riesce a ricontestualizzare e decontestualizzare allo stesso tempo, nelle mente di migliaia di spettatori in/volontari, degli spazi urbani in/visibili come appunto i cartelloni pubblicitari o un manifesto elettorale. Un tipo di arte, questa, che sfugge
alle tradizionali regole e procedure del sistema dell’arte compreso il mercato; un’arte che ama si criticare il sistema artistico contemporaneo, ma, parallelamente,
tentare di costruire un’arte a carattere sociale, capace di creare uno stretto legame tra artista – opera d’arte - pubblico.




Lo stesso avviene nell’ultimo progetto dell’artista intitolato "Hey!…My friend what’s the matter?", che prende spunto da un fatto realmente accaduto che risale al 1989, quando Boresta viveva a Londra. Infatti, un giorno di dicembre, l’artista, dopo essere tornato a casa, assistette dalla finestra ad un suicidio senza intervenire, non volendo pensare che quella persona si stesse accingendo a compiere un atto così tragico. E rimase col rimorso di non aver nemmeno tentato di salvarlo, magari gridando "Hey!…My friend what’s the matter?" ("Hey!..Amico, qual’è il problema?" ). Adesso l’artista si rivolge al pubblico stesso, chiedendogli cosa avrebbe fatto al suo posto e se lo considera colpevole o innocente (potete anche voi partecipare a questo progetto visitando il sito www.arteutile.net/boresta/boresta.htm). Come in molti altri suoi lavori, Pino Boresta stimola un coinvolgimento attivo dello spettatore, che è invitato ad elaborare riflessioni personali e indipendenti su un fatto così particolare. Ci troviamo di fronte ad un tipo di arte, che tende quasi ad annullare l’azione manuale e la figura di artista-creatore, che, al contrario, tende qui a nascondersi e a far si che sia lo spettatore a creare l’opera (già Duchamp sosteneva questo). Un’artista difficile da inserire in qualsiasi etichetta storica e non, che lavora sul crinale tra arte e non arte (come nella performance "Un lavavetri a gratis" (Lavavetri No Profit) del 2001, realizzata a Trastevere, Boresta si era offerto di lavare i vetri alle macchine e donare i soldi che riceveva in beneficenza) e che spero, con questo articolo, di avervi fatto conoscere meglio o farvelo scoprire se ancora non lo conoscevate e che potrete vedere nel momento più inaspettato, magari alzando lo sguardo verso i segnali stradali di Roma.
Luca Lo Pinto

Pubblicato sulla rivista "Numb" n.13, dicembre 2002.

In foto; 3 Situazionisti, 2 L.N.P. – Lavavetri Not Profit., 3 foto del progetto C.U.S. - Cerca ed Usa la Smorfia,1 foto del progetto di web art "Hey! My friend what’s the matter?" , 1 Marcel Duchamp e 2 sue opere.

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