Passo e chiudo
Passo e chiudo attraverso l’immagine più nitida di un’invasione dilagante: Pino Boresta con la sua capoccia pelata e gli occhi da psicolabile in libertà. Sono eccitanti quei cartelli stradali in cui spunta la sua faccina pazzoide che ti guarda da un senso unico, da uno stop o divieto d’accesso. La via di fuga è sicuramente dopo quello stop. L’invasione è appena cominciata. Occhio ai semafori rossi.
Gianluca Marziani
Gianluca Marziani
Pubblicato sul libro "Oreste alla Biennale", editore Charta, nella versione in Inglese dell’articolo “Stichers ideas-tagger actions”
Questo il testo completo:
AZIONI ADESIVE, IDEE ADESIVE
Anni Ottanta: Mimmo Rotella staccava pezzi di cartelloni da muri stradali. Erano frammenti pubblicitari coperti da fogli monocromi o da graffiti di varia specie. Tempi vicini in altri luoghi: dentro la città ideale camminava Keith Haring col suo attacco notturno alle metropolitane. Finivano gli anni Settanta quando il graffitista disegnava col gessetto sui poster che coprivano le pubblicità ad affissione scaduta. Il percorso dell’arte urbana vive qui il suo cortocircuito tra arte e vita, futuri musei e anarchia, soldi e moralità. Fu una forma radicale che si diffondeva per usare la libertà del mezzo e la potenza del messaggio. Una medesima sinergia riguarda gli adesivi urbani: altra invasione intelligente al sistema, una macchia dilagante che mette un marchio/messaggio per alterare il conformismo. Guglielmo Achille Cavellini ne divenne un profeta dai caratteri turbolenti. Produsse enormi tirature di stickers che altri usavano per invadere i nodi del passaggio umano. Un tale buZ blurr prese i suoi adesivi e ci riempì migliaia di carrozze delle ferrovie statunitensi, Bill Gaglione e Lon Spiegelman li appiccicarono su abiti ed automobili. La mail art ha così aperto la strada, mentre gli invasori urbani hanno messo sul campo aperto i materiali postali. Gli adesivi di Chuch Stake, Michael Leigh o Musicmaster, pur nascendo come opere autonome, potevano inoltrarsi su muri e pareti di qualsiasi luogo immaginabile. Massimo rispetto, in tal senso, all’italiano Piermario Ciani col suo supereroe Stickerman. I suoi adesivi girano, invadono, infastidiscono, abusano e stuzzicano. Con le loro frasi offrono il via a chi vorrà attaccarli dovunque reputi utile. Lo slogan appartiene spesso agli adesivi urbani. Frasi, singole parole, giochi di lessico e senso per rompere la logica facile del sistema. Il Partito del Tubo gioca con slogan anomali, li mette su locandine e sta inoltrandosi negli adesivi urbani. Passo e chiudo attraverso l’immagine più nitida di un’invasione dilagante: Pino Boresta con la sua capoccia pelata e gli occhi da psicolabile in libertà. Sono eccitanti quei cartelli stradali in cui spunta la sua faccina pazzoide che ti guarda da un senso unico, da uno stop o divieto d’accesso. La via di fuga è sicuramente dopo quello stop. L’invasione è appena cominciata. Occhio ai semafori rossi.
Gianluca Marziani
- Un intervento su cartello stradale del progetto Cerca ed Usa la Smorfia.
- Gianluca Marziani nel foyer dell’Auditorium di Roma durante la mostra Scala Mercalli da lui curata.
- Beowulf rettificato una dei miei lavori per la mostra SM.
- Intervento CUS a Londra.
- Gianluca Marziani nel foyer dell’Auditorium di Roma durante la mostra Scala Mercalli da lui curata.
- Beowulf rettificato una dei miei lavori per la mostra SM.
- Intervento CUS a Londra.
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