giovedì 4 agosto 2011

2003 Isabella Falbo e Giovanna Coppa






























Gioco o concettuale tautologico?

Pino Boresta, utilizza ricami per i suoi Testamenti, elaborazioni digitali. Ripercorrendo il filo duchampiano del ready-made e proseguendo lungo la dimensione sintattica kosuthiana del “concettuale tautologico”, Boresta “gioca” sull’irriducibile dilemma tra esistenza fisica dell’opera e il ricorso al suo significato inserendo la personale visione critica sulla statuto dell’arte contemporanea.

Isabella Falbo

Pubblicato sul catalogo “La febbre dell’oro” 2003.
































Il fair play del Re Mida

Non sospetti né aggressivi si propongono i Testamenti di Pino Boresta elaborazioni digitali stampate su tela e ricamate con fili, pensieri sciolti resi con abbondanza di segni e colori, con ironia incontenibile. Evidente il richiamo alla mitica vicenda di Re Mida e l’accostamento al sistema dell’arte contemporanea. La grande virtù e insieme l’immensa sciagura di rendere prezioso tutto ciò che tocca viene indicata con un misto di sarcasmo e gioco che segnala con efficacia e fair play la convenzionalità di certe scale di valori.


Giovanna Coppa

























































Pubblicato sul catalogo “La febbre dell’oro” 2003.


In foto: 4 Testamenti esposti per la prima volta durante la personale del 2003 al MLAC Museo laboratorio di arte contemporanea dell’Università la Sapienza di Roma.

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