15/03/2021
Al Micro Il Secondo Appuntamento Di Serve! Boresta Al Micro Arti Visive la seconda puntata dell'evento che vede protagonista Pino Boresta e personaggi del mondo dell'arte e della cultura romani.
Al Micro di Paola Valori è andata in scena la seconda puntata di #apranzoingalleria, evento di marzo inserito nel ciclo di performance de “Il Boresta che non ti aspetti”, una sei mesi dedicata a Pino Boresta, artista assolutamente outsider nel panorama dell’arte contemporanea nazionale ed internazionale.
Al secondo appuntamento schedulato prima dell’ennesimo
lockdown di questa infinita pandemia, hanno partecipato quattro esponenti di
spicco dell’arte contemporanea italiana ed internazionale: Daniela Lancioni,
curatrice per il Palazzo delle Esposizioni, Antonio Arévalo, curatore e
poeta cileno, Adriana Polveroni giornalista e curatrice d’arte
(direttrice artistica di ArtVerona e Arte in Nuvola) e Raffaele Gavarro,
critico, curatore della mostra di Pino Boresta, nonché docente all’Accademia di
Belle Arti.
A deliziare i palati dei
commensali, come d’abitudine, la chef a domicilio Maura Pierangelini, che per
questo secondo appuntamento ha preparato: crumble di verdure con mousse allo
yogurt, lasagnetta ai carciofi e provola su crema al parmigiano, perline ai
funghi in insalata e per finire tortino al vino rosso e lamponi.
Il sommelier Ettore Aimi ha
abbinato alle pietanze un Franciacorta Berlucchi 61 Saten, un vino estremamente
setoso ed elegante, abbinato alla lasagna e alle perline un Chianti Colli
Senesi Al Canapo (Azienda Bindi Sergardi) – da sottolineare che il canapo è la
fune con cui si da il via al Palio di Siena, e per il dolce un Recioto della
Valpolicella (Azienda Accordini).
Affidate a Marilyn Floral Art, le
decorazioni della tavola e degli interni che anche per questo secondo episodio,
hanno scelto tonalità accese, forti contrasti e texture floreali differenti.
Anemoni, i grandi Ranuncoli "Clone" ed un fiore Asiatico simile ad un
corallo, la "Jatropha", i protagonisti dei centrotavola.
Abbiamo chiesto a Paola
Valori la scelta dei commensali di questa seconda puntata:
“ho voluto una chiave di lettura differente, ci piace l’idea di cambiare ogni volta. I quattro commensali stavolta vengono non solo da realtà culturali romane di prim’ordine ma anche dall’estero, un tavolo molto intrigante, per avere degli elementi di conversazione sempre nuovi e differenti, che possano creare interesse anche durante la diretta dell’evento sui social.”
Abbiamo subito voluto chiedere
delle notizie aggiuntive a Raffaele Gavarro, oggi in doppia veste
di curatore della mostra di Pino Boresta e di commensale.
Un percorso espositivo lungo
addirittura sei mesi, come nasce questa idea?
È un’idea folle, ma non per
questo periodo, che mi sembra folle per altre ragioni… per cui assolutamente
plausibile come follia. L’idea nasce perché il percorso artistico di Pino
Boresta è talmente complesso, lungo e articolato, attraverso varie modalità espressive,
che ogni volta è come presentare un artista diverso, fondamentalmente. Era
anche interessante mettere alla prova lo spazio espositivo e l’idea stessa del
mercato dell’arte rispetto ad un artista che ha avuto così tanti aspetti, tante
forme, tanti linguaggi. Volevo vedere come rispondeva il pubblico ad una
situazione così inedita, sia l’artista che la modalità espositiva sono
totalmente fuori da “ogni regola”.
Passiamo poi ad Antonio
Arévalo, curatore d’arte ed affermato poeta cileno, che ha al suo
attivo ben sei volumi di poesie e da ultimo una raccolta antologica, che è
andata subito esaurita.
La sua attività creativa ha
risentito del lockdown forzato?
Esattamente l’opposto, ho
iniziato a scrivere delle cronache che pubblico una volta al mese sul Wall
Street International Magazine e da ultimo ho iniziato un nuovo lavoro. Ho preso
oltre mille tra selfie e fotografie dal 1975 ad oggi, per cui ho dovuto
rintracciare mille nomi e mille luoghi, un lavoro pandemico, che è pubblicato
interamente da ieri sui miei social Instagram, Facebook e Twitter. Io sono un
profugo che è arrivato in Italia quando avevo 16 anni ed è per questo che sono
stato chiamato dal regista a Nanni Moretti a fare il testimonial del suo
documentario “Santiago, Italia”.
Che cosa ne pensa di questa
iniziativa #apranzoingalleria?
Io sono un curatore abbastanza
anomalo, per cui sono fortemente interessato a queste iniziative di arte
contemporanea non “classiche”. Adoro e gioco molto con i pranzi e le cene con
delitto. Alla Biennale di Venezia, ho fatto fare a 26 artisti un autoritratto
che poi ho messo su un mio unico manifesto con il quale è stata tappezzata
tutta la manifestazione. Per cui questo appuntamento “mi solletica molto”!
Passo quindi a Daniela
Lancioni, curatrice senior dell’Azienda Speciale Palaexpo (Palazzo
delle Esposizioni).
La cultura è uno dei settori
più penalizzati, come tanti altri, dalla pandemia, come lo affrontate voi che
siete in grandi spazi espositivi, e che lavorate con grandi realtà artistiche?
Sicuramente la cultura è un
ambito molto penalizzato, ma è tutto penalizzato in questo momento.
Bisognerebbe parlare, ognuno per il proprio ambito di azione, con la coscienza
che è un male molto generalizzato. Noi abbiamo continuato a lavorare in maniera
indefessa, abbiamo cercato, in piccola misura, durante il lockdown, di produrre
dei prodotti, non solo contenuti di comunicazioni, delle piccole “cose”, che
avessero una loro completezza, per dare lavoro a tutti, anche alla filiera
dell’indotto. L’importante è continuare a lavorare con la stessa profondità,
riconoscendo ai critici, agli artisti e ai curatori quello che gli spetterebbe
in un periodo normale, o almeno provarci per non sminuire l’intensità del
prodotto. Questa è stata la nostra piccola strategia, certo a breve termine,
speriamo di ripartire quanto prima. Noi ci occupiamo di arti visive, come il
teatro e il cinema, senza la presenza ha poco senso. La cultura è un rituale di
creazione di comunità a tutti gli effetti, non bisogna dimenticarlo
Cosa ne pensa di questo
connubio di arte intorno ad un tavolo?
Questo lo devo ancora
sperimentare, l’idea mi sembra molto bella. Ho una piccola fissazione per i
luoghi espositivi che debbano assomigliare in qualche modo ad una casa, ad uno
stare insieme; quindi, mi sento particolarmente a mio agio. Le opere proposte
in mostra sono molto interessanti, una pittura figurativa anche molto intensa,
che precede il periodo per cui conosceva già Boresta. Un ottimo lavoro
dell’artista e del curatore Raffaele Gavarro.
Abbiamo rubato una battuta finale
ad Adriana Polveroni, al termine della performance di Serve!
Boresta:
“Forse non è la prima volta che
partecipo ad un evento così congeniato, ma è la prima volta in una versione
così ristretta, con amici. Quindi è stato un tavolo molto interessante,
divertente ed affettuoso, qualità che in questo momento apprezziamo particolarmente,
così come l’ottimo cibo e il vino eccellente.”
Aspettiamo con ansia il prossimo appuntamento, quando sarà
possibile riorganizzarne, al momento siamo tutti in balia delle nuances dei
colori che il Governo sceglie per noi e che condizionano la nostra vita!
Stefania Vaghi
Pubblicato su Unfolding:
Qui il video di questo secondo pranzo ed appuntamento:
Nessun commento:
Posta un commento