07/05/2021
Ritorna L’appuntamento Al Micro Con Serve! Boresta Alla Galleria di Viale Mazzini il terzo appuntamento con l'artista Pino Boresta in una insolita veste, tra arte, cibo e cultura.
Finalmente la tanto anelata zona gialla ci permette di ripartire con mostre ed appuntamenti nelle gallerie di Roma. Al Micro di Viale Mazzini torna Serve Boresta! L’appuntamento “intorno ad un tavolo” tra arte, cultura e buon cibo del vulcanico artista Pino Boresta magistralmente orchestrato dalla gallerista Paola Valori e dal poliedrico curatore Raffaele Gavarro.
Ospiti in questo terzo incontro: Beatrice Bertini
(curatrice e storica dell'arte), Valentina Ciarallo (storica dell'arte e
docente allo IED), Claudio Libero Pisano (docente dell'Accademia delle
Belle Arti di Roma) e Carlo Alberto Bucci (Giornalista).
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Ormai consolidata la presenza della chef “a domicilio”
Maura Pierangelini, che ha preparato un menù gustoso e colorato, in linea
con i sapori della stagione: insalata di fave, menta e pomodorini confit;
crêpes agli asparagi; uova di quaglia insalata di fagiolini alla senape;
millefoglie scomposto alle fragole.
Ad un menù così articolato ha risposto una tris di vini scelti appositamente dal sommelier Ettore Aimi che ha proposto in degustazione: un Sauvignon Turranio Bosco del Merlo, un Trebbiano Barone Valforte e, per il dolce, un Moscato d'Asti La Serra Marchesi di Gresy.
Come sempre particolarmente curato l’allestimento della tavola con le splendide creazioni di Marilyn Floral Art, che in questa occasione ha voluto omaggiare la stagione delle peonie, scegliendone una particolare tipologia, grande e variopinta, la “Coral”, abbinandola ad Ortensie, alla Ixia, un fiore tipicamente africano e a foglie di Eucalipto
Abbiamo voluto, come d’abitudine scambiare un paio di battute con i quattro commensali per avere le loro impressioni, su questo appuntamento insolito e particolare, che ad ogni puntata diventa un vero e proprio un mix and match culturale tra i commensali .
Iniziamo subito con il giornalista Carlo Alberto Bucci:
Sono venuto assolutamente “al
buio”, senza sapere chi fossero gli altri commensali che poi, invece, conoscevo
tutti! Conoscevo Pino Boresta per i suoi interventi e i suoi volti attaccati in
giro per la Capitale, un po' un precursore della Sticker Art. Quanto Raffaele
Gavarro mi ha chiesto di partecipare mi è sembrata un’ottima situazione per
venire a conoscere personalmente l’artista e vedere questa sua mostra
personale. Sono giornalista ma in passato sono stato storico dell’arte, ho
mantenuto la passione per le arti visive.
Passo poi a Claudio Libero
Pisano, conosceva già l’artista, cosa ne pensa di questo appuntamento che
mescola cibo, arte e cultura?
Conoscevo già Pino Boresta da anni e conoscevo il progetto perché conosco Raffaele Gavarro, che lo segue. Trovo estremamente interessante la formula del pranzo con chi non conosco, anche se io oggi conosco tutti. Trovo che la cucina abbia un ruolo non banale, non solo per i trascorsi da cameriere di Boresta, ma perché la buona cucina è dispendio di energia e trovo geniale l’idea che tutto sia legato alla storia di questi lavori che sono realizzati su tovaglioli.
Arte, cultura, hanno avuto
un momento di stop, ma la creatività non si è mai fermata, la cultura è il
fiore all’occhiello del nostro Paese, si può vivere senza?
La cultura almeno per noi è
essenziale, qualcuno aveva detto “con la cultura non si mangia” (frase poco
felice dell’allora ministro Tremonti, ndr.). Io posso dirti che con la cultura
si respira, lo dico sempre, prima di mangiare bisogna poter respirare. Con la
cultura non si fanno soldi, sulla cultura bisogna investire, così come sulla
sanità, non si fanno profitti, questo è quello che penso. Di questo momento
storico, di questa pandemia ne potremmo parlare liberamente tra qualche anno,
vedo che gli artisti hanno cambiato il loro modo di creare, perché i momenti di
forte crisi producono grande creatività. Come diceva Orson Wells “In Italia per
trenta anni sotto i Borgia ci sono stati guerra, terrore, criminalità,
spargimenti di sangue. Ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo, il
Rinascimento. In Svizzera vivevano in amore fraterno, avevano cinquecento anni
di pace e democrazia. E cosa hanno prodotto? L’orologio a cucù!” – senza
togliere nulla alla Svizzera che adoro, in effetti nei momenti di grande crisi
l’arte è quella che ti da un’altra possibilità di visione, oltre quello che
puoi vedere con i tuoi occhi. Gli artisti stanno lì per questo, un passo sempre
avanti a noi comuni mortali.
Quello di oggi non è un semplice pranzo ma un discorso a
tuttotondo sulla creatività, l’artista ci invita a guardare oltre le sue opere
a muro.
Al termine del
pranzo-performance scambio due battute con Valentina Ciarallo per sapere
cosa ne pensa di questo nuovo format, per lei assolutamente nuovo.
È la prima volta che effettivamente partecipo ad un evento così strutturato. Amo molto le fusioni tra diversi linguaggi, quindi l’associare arte e cibo, come arte e moda e arte e design, superare, quindi, i confini del “sistema arte” è sempre molto interessante e stimolante.
Conosceva già Pino Boresta?
Sì, ma non in maniera
approfondita, ho apprezzato molto l’installazione creata appositamente per
l’occasione, una vera e proprio quadreria di tovaglioli, nel quale è evidente
una serialità ma nell’unicità della singola opera.
Una battuta e una riflessione
anche con Beatrice Bertini.
Cosa ne pensa di questo
incontro, di questo connubio arte, cultura, cibo e se conosceva già l’artista?
Si conoscevo benissimo Pino Boresta, ho accettato entusiasta subito l’invito dell’artista, anche perché penso che sia uno degli agitatori culturali della città, e gli va assolutamente riconosciuto questo credito e questo tributo.
Ho incontrato queste sue opere che coinvolgono, super colorate, oltre all’invito inconsueto trovo che l’ambiente sia vivace, pieno di stimoli. Ho declinato la questione a livello d’incontro con persone che conosco, amici con cui non mi capitava da tempo di stare in una situazione di piacevole intimità.
Io sono un po' femminista, sostengo che, durante la
pandemia, le donne hanno un po’ fatto “la fine del sorcio”, abbiamo prestato un
servizio assoluto all’interno della famiglia, con i parenti, con il lavoro...
L’idea di mettersi a tavola e trovare qualcuno che si occupa di te è stato
bellissimo, qualcosa di unico!
Interviene Valentina Ciarallo: “Guardando i tovaglioli di
Pino Boresta potremmo dire che i ritratti femminili ricordano la Marcella (Marzella)
di Ernst Ludwig Kirchner, noi potremmo essere le Marcelle attuali.” Ribatte
Beatrice Bertini: “In effetti noi tutte siamo un po' la Marcella di
Kirchner, un po' disperate ed a un passo dalla nevrosi. Nel confronto con le
donne ho sentito una grande vicinanza durante la pandemia, di tutte quelle
professioniste, che sono dovute ripiombare in ruoli sociali un po' dimenticati
o accantonati, abbiamo anche riscoperto delle dinamiche umane, anche e,
soprattutto, con i figli. Tutto questo da un valore maggiore al nostro
“risveglio”.
Stefania Vaghi
Pubblicato su Unfolding:
Qui il video di questo terzo pranzo ed appuntamento:
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