Non raccontiamoci balle, tutti gli artisti cercano il
successo, ma bisogna essere coscienti del fatto che diversi sono i percorsi che
si possono tentare per raggiungere la vetta, ma alcuni di questi non portano
alla cima.
Ci sono artisti che hanno capito che bisogna prima entrare
nella storia dell’arte e poi sperare di entrare nel mercato dell’arte. E che tu
sia un artista benestante, o povero in canna, questo comporterà comunque molti
sacrifici. Chiaramente, se appartieni a quest’ultima categoria, le difficoltà e
i sacrifici saranno maggiori, ma, con molta probabilità, entrambi i facenti
parte delle due diverse condizioni sociali che sceglieranno questo percorso
artistico rimarranno all’interno della storia. Saranno poi gli storici e gli
studiosi dell’arte a decidere, e forse anche a determinare, il valore e
l’importanza di uno o dell’altro.
Ci sono poi altri artisti che vogliono trarre immediatamente
un profitto dal proprio operato, spesso senza neanche avere un valido lavoro
alle spalle. Anche questi si dividono nelle due categorie dei poveri e dei
ricchi. I primi in genere, spinti dalla necessità economica, finiscono per
snaturare e tradire la propria ricerca assecondando le richieste di un basso
mercato artistico esclusivamente commerciale. I secondi sono quelli più
pericolosi e nocivi, perché incarnano gli smaniosi di successo: artisti che a
volte riescono a entrare velocemente nel mercato dell’arte e in molti casi
anche a infilarsi a forza nella storia dell’arte, almeno per un po’. Queste
sono operazioni commerciali, che se ben fatte, spesso sul breve periodo, il più
delle volte hanno esiti positivi, altrimenti difficilmente si venderebbero le
loro opere, e tutta la filiera presciolosa e quasi truffaldina ne verrebbe
colpita, facendo fallire l’intera operazione, e questo non se lo possono
permette. Per tale ragione alcuni di questi venditori di fumo spesso truccano
le carte in tavola.
IL BISOGNO DI CONSAPEVOLEZZA
Ma ne vale veramente la pena? Io mi domando. Dai miei pochi
studi, frutto di lunga militanza nel mondo dell’arte, ho avuto modo di
constatare che il più delle volte accade che chi sceglie questa seconda via,
spinto da quella che dalle mie parti chiamiamo “fregola”, spesso e volentieri è
completamente dimenticato, o tuttalpiù le sue opere continuano a gironzolare in
un mercato minore di scarso valore economico e nessun valore storico sociale.
Ebbene questo mio tentativo di semplificazione di uno stato
di cose, sicuramente ben più complesso, riguarda solo quegli artisti che
sentono il fuoco dell’arte che preme forte nel loro petto, mentre per tutti gli
altri “artisti” valgono le molte diverse teorie esistenti, che il mio animo più
profondo non è ora in grado d’analizzare, né ha interesse a farlo.
Non voglio dire che si debba tenere a freno il fuoco dal
profondo (per dirla alla Carlos Castaneda), che spinge per uscire e trovare
forma creativa, ma credo ci sia bisogno di acquisire consapevolezza di quello
che si è, di quello che si vuole fare, prima di pretendere il successo a tutti
i costi, perché il successo non è un diritto. Come ho già scritto in una mia
considerazione [FACE To FACE. The maieutic machine, Bordeaux, Roma 2017,
N.d.R.], nata guardando un giocoliere (artista di strada) improvvisare la sua
esibizione mentre ero fermo a un semaforo: “Tutti noi artisti cerchiamo e
vogliamo un pubblico, e anche se siamo timidi, introversi, poveri e
squattrinati pretendiamo il nostro pubblico, e andiamo a cercarlo ovunque esso
sia. Ognuno adotta strategie diverse: c’è chi trova i suoi spettatori dove il
pubblico già è presente intrufolandosi come un parassita e aspettando il
momento giusto per agire, e chi invece investe risorse per attirarlo alla
propria corte. Molti sono gli artisti che bramano il successo istantaneo, che
pretendono gloria e onori e vogliono piacere a tutti i costi. Come si può
resistere al desiderio di essere amati da una platea che sia la più estesa
possibile e che immediatamente ti circondi, ti accolga, ti acclami, ti consacri
il migliore? Tutti hanno fretta di diventare famosi, ma tutti lo meritano?
Diverso è invece il destino di altri, di altri artisti, che hanno capito che il
loro pubblico lo troveranno forse fra 30/40 anni, e per questo hanno smesso di
bramare il successo. “Che cosa deve fare un artista per suscitare un consenso
favorevole nei propri confronti?”. È la domanda che ho sentito fare una volta
da un artista esordiente all’esperto di turno in un convegno. La risposta non è
degna di considerazione, ma il fatto che un giovane artista abbia come prima
istanza questo tipo di preoccupazione mi fa ancora oggi riflettere, giacché è
diventato pensiero comune che l’artista contemporaneo se vuole riuscire nei
propri intenti deve anzitutto conoscere i meccanismi della comunicazione, prima
ancora della tecnica del proprio mestiere. Prego?… Scusate! Il valore del
lavoro di un artista? Il cuore, il sentimento, la passione, l’amore, l’odio
dove sono finiti? Ha detto Primo Levi al riguardo degli artisti: “E poiché non
si possono esprimere con il diritto e con la violenza si esprimono con l’arte”,
e con questo passo e chiudo”.
Questo il cappello a cura della redazione:
Il successo non è un diritto. L’editoriale
di Pino Boresta, in cui riflette sulla ricerca del successo da parte degli
artisti, evidenziandone luci e ombre.
In foto:
Una mia opera digitale della serie
“Testamenti”.
Un mio ritratto digitale omaggio a Primo
Levi.
Due mie foto durante una presentazione al
MACRO di Roma.
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