ARIA. Una rivista fuori dagli schemi
Pasquale Altieri (1), Paolo Angelosanto (2), Barbara Ardau
(2), Mimmo Di Caterino (2), Angelo Bellobono (2), Emanuele Beltramini (1), Luca
Bidoli (1), Flavia Bigi (1), Arianna Bonamore (6), Pino Boresta (8), Andrea
Caminiti (3), Flavio Capotorti (1), Mariano Chelo (1), Lara De Angelis (1),
Carlo De Meo (7), Roberto De Simone (1), Baldo Diodato (1), Fa+ (2), Emanuela
Fiorelli (2), Sandro Fogli (3), Gastrovisione (1), Francesco Impellizzeri (3),
Antonio Lombardi (2), Aldo Olivo (2), Cristiana Pacchiarotti (4), Raffaello
Paiella (2), Laura Palmieri (2), Bruno Parretti (2), Mattia Pellegrini (2),
Giovannella Porrini (1), Claudia Quintieri (3), Paolo Radi (2), Paola Romoli
Venturi (5), Mariarosaria Stigliano (1), Mario Tosto (3), Alfredo Pirri (4),
Cesare Pietroiusti (3), Carla Accardi (2), Pablo Echaurren (4), Alessandro
Scarabello (3), Ciriaco Campus (1), Sergio Fermariello (2), Giorgio De Finis
(3), Simone Bertugno (2), Francesco Balsamo (1), Vito Bongiorno (1), Marco
Sibillio (1), Botto e Bruno (1), Gea Casolaro (1), Andrea Ceretto (1), Laura
Della Gatta (3), Paolo Desideri (2), Gilberto di Stazio (1), Mario Guerra (1),
Enrico Iuliano (1), Elena Pugliese (1), Andrea Lanini (3), Ria Lussi (1), Nora
Lux (2), Rita Mandolini (4), Carla Mattii (1), Armando Moreschi (4), Chiara Mu
(1), Dario Neira (1), Franco Ottavianelli (5), Daniela Perego (1), Gianni
Piacentini (5), Serena Piccinini (1), Paola Ricci (4), Livio Rotondo (1),
Fabrizio Sacchetti (3), Claudio Scanzani (3), Carlo Stoppa (1), Daniele Villa
(3), Giovanni Albanese (2), Marco Colazzo (1), Maria Migliore (1), Pino Modica
(2), Renzogallo (2), Sergio Lombardo (1), Tommaso Binga (2), Stefano Benni (1),
Gianni Asdrubali (3), Ali Assaf (3), Paolo Assenza (4), Tania Campisi (4),
Riccardo Caporossi (4), Laura Cionci (2), Iginio De Luca (3), Massimo Diosono
(2), Andrea Fogli (2), Simona Frillici (4), Dario Ghibaudo (3), Myriam Laplante
(4), Franco Losvizzero (4), Roberto Piloni (2), Lino Strangis (4), Naoya Takahara
(3), Franco Troiani (2), Roberta Nicolai (1), Enea Tomei (1), Carlo Quartucci
(1), Carla Tato (1), Vincenzo Preziosa (1), Maurizio Tatangelo (1), Massimo
Arduini (2), Luigi Battisti (1), Brigates (1), Giuseppe Casaburi (1), Krzystof
Czyzewski (1), Daniela de Daulis (1), Fausto Delle Chiaie (1), Rebecca Dyer
Szabo (1), Licia Galizia (2), Irene Gavioli (2), Werther Germondari (3), Carlo
Gianferro (1), Carlo Gori (1), Gianfranco Grosso (1), Piotr Hanzelewicz (1),
Hogre (1), Marco Imperi (1), Alfonso Maria Isonzo (2), Rosa Jijon (1), Gianluca
Lombardo (1), Franca Marini (1), Silvia Massotti (1), Salvatore Mauro (1),
Veronica Montanino (3), Stefania Perna (1), Pasquale Polidori (1), Daniele
Spanò (1), Jacqueline Tune (2), Andrea Valentini (1), Maya Zincone (1), Alfredo
Granata (1), Felice Levini (1), Lucamaleonte (1), Luca Patella (2), Luigi
Ontani (2), Giuseppe Salvatori (1), Marco Samorè (1), Cesare Viel (1), Elisa
Vladilo (1), Santino Drago (3), Matteo Fato (2), Izumi Chiaraluce (2), Nicola
Alessandrini (1), Edoardo Aruta (1), Sara Basta (1), Teal Baskerville (1),
Paolo Bielli (3), Pino Buffa (1), Alessandro Calizza (2), Daniele Canonica (1),
Daniele Carlo Maria Casaburi (1), Consuelo Celluzzi (1), Paolo Consorti (2),
Mario Cuppone (1), Daniele Contavalli (2), David Pompili Davil (1), Michele de
Luca (2), Stefania de Mitri (2), Mauro Di Silvestre (1), Ermanno Dosa (1), Epvs
(1), Stefania Fabrizi (3), Rebecca Goldman (1), Sandra Hauser (1), Micaela
Lattanzio (1), Ovidiu Leuce (1), Tiziano Lucci (1), Pablo Mesa Capella (1), Ugo
Magnanti (1), Paulina Mikol Spiechowicz (1), Lisa Nonken (1), Omino 71 (1),
Cristiano Petrucci (1), Anna Romanello (1), Jack Sal (1), Guendalina Salini
(1), Maurizio Savini (1), Ananya Sikand (1), Danilo Torre (1), Chelsea Torres
(1), Gian Maria Tosatti (1), Francesca Tulli (1), Vado (1), Fiorenzo Zaffina
(2), Valentino Zeichen (1), Andrea Aquilanti (2), Petra Arndt (1), Francesa
Romana Di Nunzio (1), Silvia Giambrone (1), Daniela De Paulis (1), abcd (1),
Bruno Ceccobelli (1), Coda Zabetta (1), Alvin Curran (1), Paolo Dore (1), Rocco
Dubbini (1), Daniele Galliano (1), Paola Gandolfi (1), Calogero Marrali (1),
Marzia Migliora (1), Leila Mirzakhani (1), Valentina Parisi (1), Gino Sabatini
Odoardi (1), Germano Serafini (1), Luca Vitone (1), Nicole Voltan (1), Vita
Accardi (2), Andrea Levialdi Ghiron (1), Alessandro Piangiamore (1), Giovanni
Lauricella (1), Pierpaolo Perilli (1), Piero Mottola (1), Elisabetta Benassi
(1), Adriano Nardi (1), Giuliano Pastori (1), Giacinto Occhionero (1), John
Cascone (1), Gioccachino Pontrelli (1), Francesca Pinzari (1), Andrea
Martinucci (1), Luciano Perrotta (1), Fiorella Rizzo (1), Oreste Casalini (1),
Daniela D’Areli (1).
GLI ESORDI
Vi state chiedendo il perché di tutti questi nomi e
soprattutto il significato di quei numeri tra parentesi? Ebbene sono tutte le
genti (artisti, fotografi, architetti, poeti, scrittori ecc.) che a vario
titolo hanno contribuito, almeno una volta con un loro lavoro, ad ARIA
magazine, o che hanno preso parte a uno degli eventi organizzati dalla
redazione.
I numeri tra le parentesi sono le volte che hanno
partecipato/collaborato con ARIA.
Questa iniziativa editoriale, nata in seno al collettivo
romano A.R.I.A. (acronimo di Artisti Romani riuniti In Assemblea), che si
riuniva intorno a due noti artisti romani (Cesare Pietroiusti e Alfredo Pirri),
è stata fondata da Cristiana Pacchiarotti, Carlo De Meo, Pino Boresta, Arianna
Bonamore, Tania Campisi e Mario Tosto. Nel tempo hanno collaborato per brevi
periodi anche Giorgio de Finis, Angelo Bellobono, Gianni Piacentini, Franco
Nucci, Roberto Piloni.
La rivista è uscita per la prima volta con un numero zero
sperimentale nel dicembre 2011 in occasione della Giornata del disorientamento
dal titolo da mezzogiorno a mezzanotte, tenutasi al Teatro Valle di Roma da
A.R.I.A. al Valle Occupato.
Il numero uno vedrà la luce nel marzo 2012 con il nome di
A.R.I.A. underground e con un titolo tematico che sarebbe cambiato ogni volta.
Per questo primo numero venne scelto il titolo ROSSO. La presentazione in pompa
magna venne fatta nello spazio AREA del Macro, una bella sala tutta rossa.
L’idea geniale che contribuì in maniera determinante alla sopravvivenza della
rivista per due anni in un settore editoriale sempre e perennemente in crisi fu
quello di pensare una pagina bianca tra le pagine del magazine nella quale ogni
volta dieci autorevoli artisti realizzavano un intervento unico che veniva
messo in vendita a 100 euro e che permetteva di trovare così i soldi per
realizzare il numero seguente. Vincente risultò anche la decisione di
realizzare ogni volta dieci copie trasparenti sulle quali affermati artisti
realizzavano un intervento visivo unico, che veniva poi messo in vendita
durante la presentazione della rivista.
Tra coloro che si sono generosamente prestati mi piace
ricordare: Carla Accardi, Pablo Echaurren, Luigi Ontani, Sergio Lombardo,
Tommaso Binga, Marco Samorè, Marzia Migliora, Giovanni Albanese, Cesare Viel,
Alfredo Pirri, Sergio Fermariello e Cesare Pietroiusti, che intervenne anche su
99 copie del primo numero con altrettanti contributi cromatici sulle tonalità
del rosso che furono messe in vendita a 20, 30 euro l’uno.
UNA RIVISTA IN EVOLUZIONE
Per il numero due di ARIA underground (presentato alla
Fondazione Volume) si sceglierà un titolo tratto da un testo di Stefano Benni,
non-si-sa-poi-cosa, proposto come slogan metaforico della condizione
dell’attuale per “raffigurazioni dell’incertezza”, e a sostegno di una
rinnovata energia partecipativa e comunicativa. Con questo numero, pubblicato nel
luglio 2012, grazie anche al successo avuto con il precedente si deciderà di
aumentare la tiratura che però raggiungerà le 1000 copie solo con il numero
successivo.
Nel dicembre 2012 uscirà il terzo numero di ARIA, che
perderà, dopo una lunga discussione redazionale, la sua appendice
“underground”, e sarà dedicato quasi interamente al MAAM – Museo dell’Altro e
dell’Altrove di Metropoliz di Roma, che proprio in quei giorni stava nascendo
grazie all’antropologo, artista e curatore Giorgio de Finis. Questo numero,
nato dalla necessità di modificare le proprie certezze per esplorare territori
ignoranti e per scoprire il senso della realtà con occhi nuovi, sarà presentato
proprio al MAAM e vedrà la partecipazione di Vita Accardi in una breve pièce
con il singolare oggetto di scena Uovo pineale di Luigi Ontani.
Per il primo anno di vita di ARIA (anche se un po’ in
ritardo sui tempi) nell’aprile 2013 si organizzò l’evento Festa d’artisti alla
Casa dell’Architettura (ex Acquario Romano) all’interno del quale mi venne
l’idea di mettere in piedi e curare RiffARIA. Una sorta di tombola con le
cartelle (da me rettificate e quindi diventavano loro stesse delle opere)
all’interno di ogni numero della rivista che, venduta a 20 euro, dava il
diritto a partecipare alla riffa. In palio opere di artisti visivi a supporto
di ARIA (rivista indipendente e totalmente autofinanziata). Per quest’occasione
donarono le loro opere anche: Gianni Astrubali, Ali Assaf, Matteo Fato, Myriam
Laplante, Veronica Montanino, Franco Losvizzero.
LA CONCLUSIONE
Arriviamo così al numero quattro, non con poca fatica, e a
seguito di discussioni, ripicche, diverbi e litigi continui inevitabili quando
si mettono insieme più di tre artisti, del resto anche le importanti riviste
Dada non arrivavano quasi mai al secondo numero, e noi invece eravamo già al
quarto, eureka direi io…. Il numero quattro di ARIA (che vanta al suo interno
la presenza di un testo poetico di Valentino Zeichen) vide la luce nel giugno
2013 con il titolo C’era una volta una volta sola che come sempre era pure il
tema sul quale tutti coloro che volevano partecipare dovevano mandare le loro
opere che venivano poi da noi selezionate e scelte. Selezionare, includere,
escludere era un compito nel quale non mi trovavo mai a mio agio, in quanto
conoscevo, e conosco bene, i meccanismi che lo determinano e lo regolano.
Quello della scelta delle opere inviate per la pubblicazione era per me
un’incombenza che avrei volentieri delegato ad altri, ma avevamo deciso fin da
subito che la avremmo assolta sempre tutti insieme, perché solo così potevamo
garantire una reale pluralità di visioni, e devo dire che, a dispetto delle
controversie, delle dispute e finanche delle sceneggiate e quasi psicodrammi,
riuscivamo sempre a trovare una quadra piuttosto soddisfacente, anche se
probabilmente non raggiungemmo mai la perfezione perché la perfezione non fa
parte della natura degli artisti. Ma grazie ad ARIA molti sono gli artisti che,
affiancati ad artisti famosi e famosissimi, hanno avuto quella visibilità che difficilmente
avrebbero potuto trovare da altre parti, ma forse sarebbe più giusto dire
impossibile procurarsi gratis. Poi fu tempo per il collettivo di ARIA di
organizzare anche un paio di mostre; una di queste, particolarmente risuscita,
dal bislacco titolo TUFFFO, si è tenuta nel complesso architettonico Torre di
Mola a Formia (Latina).
Infine, approdiamo, attracchiamo e sbarchiamo, con
De-Siderio Dis-Astro, titolo/tema del numero cinque di ARIA, all’epilogo di
questa faticosa ma divertente avventura. Il prologo e lo svolgimento, se avete
avuto la pazienza di leggermi, ve lo sarete già sciroppato nelle righe
precedenti in una breve storia non esaustiva, che del resto questo scritto non
ha la pretesa di essere, ma che altri potranno sempre fare e che anzi spero che
questo sia stato d’incoraggiamento. Quindi, prendete questo mio testo piuttosto
come il sommario dei punti salienti della breve vita di un magazine d’arte
fuori dall’ordinario, una rivista che ancora oggi desta molte curiosità proprio
perché, come l’aria, è rimasta inafferrabile e nessuno ha ancora capito bene
cosa fosse, cosa è stata realmente, è questo è un bene, questo, probabilmente,
è ancora la sua forza e la sua bellezza. ARIA per me era un’urgenza espressiva,
un urlo che doveva emergere, una voce, anzi tante voci che avevano la necessità
di farsi ascoltare, ma soprattutto di farsi vedere per affermare “presenti ci
siamo!”. Una rivista diversa che ha dato spazio alla bellezza di quello che
Verdone definirebbe “famolo strano” e che a molti non solo è piaciuta ma li ha
portati a impegnarsi nel disperato tentativo di possedere la collezione
completa dei sei numeri che probabilmente possiedono solo i soci fondatori.
APPENDICE
Approfitto di quest’articolo per ringraziare in maniera
particolare i miei compagni di viaggio (soci fondatori e non) che con me hanno
condiviso questa difficile ma eccitante esperienza, rendendo possibile mettere
in piedi questa che più che una rivista è stata un’avventura. Avrei voluto
spendere per ognuno di loro delle meritate parole e qualche ricordo, ma il
tempo è tiranno e lo spazio deve rimanere leggero, per cui ho deciso che lo
farò in seguito, forse in un libro se vi riesco. Ringrazio anche tutti gli
artisti che hanno partecipato con una loro opera, intervento o altro almeno una
volta alla rivista ARIA o a uno degli eventi da questa curata. Per i più
pignoli in cerca di cavilli rendo noto che la lista dei nomi dei partecipanti
rispetta un ordine misto. Un elenco formatosi durante la spunta per creare la
presente lista in una sorta d’apparizione nei vari elenchi e indici, in ordine
alfabetico (escluso il numero zero dove l’ordine alfabetico non è stato
rispettato e per questo è inserito alla fine) dei vari numeri di ARIA e
relativi eventi in successione temporale. Spero di non aver dimenticato
nessuno, eventualmente me ne scuso.
Questo il cappello a cura della redazione:
L’artista romano narra la breve ma
fulminante epopea di una rivista d’arte lontana da qualsiasi standard, rivista
che ha visto impegnato un incredibile numero di artisti, famosi e non.
In foto:
Titolo della rivista, i componenti della
redazione, alcuni numeri di ARIA, io durante RiffARIA, il progetto di una
pagina promozionale della rivista.
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