“Ehi, ho una nuova lamentela”. Così recita il titolo
dell’opera di un mio vecchio amico artista bolognese. Lui si è ritirato dalla
scena “artistica italiana” molto tempo fa e non faccio il suo nome perché non
so se può fargli piacere. Ma è proprio a lui, che avrebbe meritato più
attenzione per il suo lavoro, che voglio dedicare questo articolo.
“Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto
cambi”.
Erano vent’anni che non partecipavo più a questi bandi per
premi, borse di studio, concorsi ecc., non solo perché non vincevo mai, ma
avevo ormai capito come funzionavano. L’unico premio da me vinto è un concorso
del 1997 dove la scelta era determinata solo ed esclusivamente dalla qualità
dell’opera, in quanto le adesioni venivano inviate in forma anonima e il nome
dell’artista veniva scoperto dalla giuria solo dopo aver scelto i vincitori
basandosi esclusivamente sul valore e la qualità della proposta artistica. Tra
l’altro, la giuria di quella volta era composta anche da figure autorevoli del
mondo dell’arte che mai, né prima né dopo aver vinto il concorso, mi hanno
chiamato per i loro eventi. Credo che questo dica molto su come funziona un
certo tipo di “mondo dell’arte”.
Ma nel 2018 decido di partecipare ad alcuni di questi
concorsi che si ripromettono nuovi propositi e interessanti prospettive. Mi ero
convinto che qualcosa stesse cambiando realmente, purtroppo anche questa volta
mi ero illuso e mi sbagliavo. Come al solito il cambiamento c’è, e riguardava
qualcuno dei miei amici ma non riguarda me, il cambiamento non mi considera, il
cambiamento non mi vede, il cambiamento non mi vuole, e forse gli do pure
fastidio.
LE VICENDE DI PINO BORESTA
Del resto, potevo anche aspettarmelo, visto che io sono da
sempre un outsider tra gli outsider. Infatti, anche quando nel 2013, nel
Padiglione spagnolo della 54. Biennale di Venezia intitolato L’inadeguato, sono
stati invitati diversi miei amici artisti con i quali abbiamo condiviso
svariate vicende artistiche critiche e laterali a un certo sistema dell’arte,
io fui ignorato.
“E poi tu sei soprattutto uno street artist”, mi ha detto
qualcuno. Si! Va bene, sono anche uno street artist, ma quando ti accorgi che
quelli che hanno parlato di te più volte sui giornali, scrivendo: Pino Boresta
è un precursore della odierna street art, Pino Boresta è il pioniere del
graffito, Pino Boresta è il padre della Sticker Art, e poi pubblicano due o tre
libri sulla Street Art senza mai citarti, neanche in un trafiletto piccolo
piccolo in qualche angolo del loro libro, non puoi non domandarti: “Che cosa
avrò mai fatto di così terribile per essere ignorato pure, e soprattutto, da
coloro che sembravano apprezzare il mio lavoro?”.
Se a questo poi si aggiunge che può capitare, come è
successo a me, che esperti addetti ai lavori, esponendo nelle loro mostre il
mio lavoro, o parlando del mio lavoro, dimentichino spesso di citarmi o
segnalarmi come l’autore, cominci a pensare che ci sia un complotto contro di
te, oppure che sei vittima di un destino crudele. Siccome non credo che ci sia
qualcuno che possa perdere tempo nel complottare nei confronti di un artista
così poco importante come il sottoscritto, non mi rimane da pensare, pur non
essendo fatalista, che il tutto sia opera del crudele destino.
NON CAMBIARE MAI
E in verità non mi sembra di esagerare se chiedo solo che mi
venga riconosciuto niente di più di quello che faccio con il mio lavoro, il mio
impegno, la mia abnegazione. Possibile che questo, in Italia, sia così
difficile da fare? Io ho paura che queste distorsioni non cesseranno mai, anche
per colpa di chi, pur consapevole, non dice e non fa niente perché le cose una
volta per tutte cambino o almeno migliorino, anche se poi a parole vanno a dire
nei loro convegni, meeting, seminari, tavole rotonde, simposi, interviste,
libri e chi sa che altro, che stanno facendo di tutto per cambiare le
consolidate abitudini di un certo sistema dell’arte. Che brutto questo
maledetto Paese del Gattopardo, dove per non cambiare nulla si fa finta di
cambiare tutto.
Questo il cappello a cura della redazione:
Il destino di un artista ignorato. Parla
Pino Boresta.
Pino Boresta riflette sul suo destino di
artista tenuto ai margini della scena da un sistema dell’arte che non vuole
cambiare.
In foto:
Il mio lavoro vincitore del concorso “Serial
Pubblic” nel 1997. Una sorta di Album delle figurine.
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