Collezionista
d’istanti
E.O. –
Esistenza Obliterata
Come
obliterare un’esistenza?
Come
obliterare una vita?
Obliterare
un’esistenza!
Obliterare
la propria vita!
Ho una vita
obliterata.
Oh! Vita
obliterata.
Vita
E se il tempo così come lo conosciamo esistesse solo nella
nostra testa? Questo è quello che pensano diversi scienziati con teorie sempre
meno strampalate. E io che da sempre cerco di capire da dove nasca questa mia
ossessione di obliterare la mia esistenza, facilmente riscontrabile in progetti
come: P.B.A. – Progetto Biglietto Arte, P.U.A. – Progetto Unghia Arte, R.A.U. –
Reperti Arteologici Urbani, R.C. – Residui Corporei e altri che scoprirete
strada facendo, non potevo non farmi catturare da nuove ponderazioni e
considerazioni.
Avete mai provato a mettere giù per iscritto qualche
riflessione o pensiero che vi passa per la mente mentre in auto siete fermi al
semaforo, proprio come sto facendo io in questo momento? Vi accorgereste che
fareste in tempo a scrivere solo qualche parola, che immediatamente scatta il
verde. State certi che se invece foste rimasti fissi a guardare il luccicone
rosso aspettando il segnale di via libera, il tempo vi sarebbe sembrato
infinito. Ebbene, vi assicuro che è esattamente così, perché io ho scritto un
libro intero in questa maniera; un progetto editoriale fermo lì, da decenni.
Lavoravo per una ditta di bottoni all’ingrosso, facevo le consegne ed ero
sempre immerso nel traffico congestionato di Roma, così ogni qual volta che mi
sorgeva una qualche riflessione interessante degna di essere ricordata me la
annotavo sull’agenda dove appuntavo anche tutti i miei incontri giornalieri con
i clienti. Spesso, però, facevo in tempo a scrivere giusto qualche riga, che
zacchete! scattava il semaforo verde, e quindi dovevo aspettare un nuovo
semaforo rosso per completare quello che avevo iniziato a scrivere.
Esattamente come la famosa storiella dei due pescatori che
si lamentano perché il pentolino dell’acqua sul fuoco, per un buon caffè, non
bolle mai, e quando improvvisamente si voltano per tirare su un pesce che aveva
appena abboccato, ecco lì che l’acqua gorgheggia alla grande. Questa è una di
quelle storielle che ci leggevano, a noi scolari delle scuole elementari, dal
libro di lettura. L’altra che ricordo ancora meglio di questa è quella del
“Gomitolo d’oro” (che sotto vi riporto) che è poi diventata la fiaba didattica
da me utilizzata per spiegare il senso del tempo ai miei tre figli nei loro
momenti di crisi adolescenziali, ma anche di dolore.
Ora! Mi sono sempre chiesto se sia un caso che di tante
storie (o brevi fiabe) lette in quegli anni le uniche che ricordo siano proprio
queste due che prendono in esame lo scorrere del tempo. Un’ossessione quella
del tempo che era già scritta nel mio DNA, oppure sono state queste prime
letture a stimolare questa mia ossessione? Ossessione che ha poi dato vita e
forma a molti miei progetti, alcuni dei quali citati in precedenza.
ALGORITMI PREDITTIVI
Per questo motivo, quando ultimamente ho letto che all’Università
di Bonn un gruppo di informatici capeggiati da Jurgen Gall è riuscito a mettere
a punto un software con il quale si possono elaborare degli algoritmi
predittivi che, anticipando fino a qualche minuto il comportamento umano,
riescono a predire il futuro, non ho potuto che rimanerne affascinato. L’idea
che questo possa essere non la porta, ma almeno la finestra per cercare di fare
dei viaggi nel futuro mi ha eccitato a tal punto che ho sentito la necessità di
lanciare i miei pensieri alla ricerca di qualche ragionamento, di qualche
riflessione che potesse essere utile come indagine di studio per aiutare un
software di tal genere, o che perlomeno tracciasse una qualche linea di ricerca
che valesse la pena di essere approfondita. Lì per lì non sono approdato a
nulla di concreto, ma la risposta è arrivata qualche giorno più tardi mentre
annotavo su una delle mie agende l’ennesimo déjà-vu. Un’altra di quelle mie
manie che pratico da circa tre decadi. C’è chi annota i propri sogni, io mi
appunto déjà-vu. Déjà-vu che sono sparsi qua e là su varie agende che spero un
giorno di riuscire a ordinare e raccogliere in un unico testo. Anche questo un
altro dei miei forse inutili progetti editoriali, come quello top secret già
pronto, ma in stand by dal 2003 per mancanza di un editore dal titolo "Il
collezionista d’istanti", che nessuno si azzardi a rubarmi il titolo.
DÉJÀ-VU E COMPUTER
Ora, tornando al software che riesce a predire il futuro del
comportamento umano, questa è stata la risposta che mi è stata suggerita da una
delle mie molteplici manie: ho pensato che potrebbe essere interessante
studiare gli effetti e le cause dei déjà-vu, in quanto questi potrebbero
nascere e sorgere grazie a degli algoritmi intuitivo-emotivi che ognuno di noi
possiede naturalmente, e di cui io ho già scritto molto. Infatti, ciò che tento
di fare ogni volta che ho un déjà-vu è quello di cercare di indovinare cosa mi
succederà subito dopo, e soprattutto se sarà un avvenimento positivo o
negativo. Ecco io ho un sacco di appunti al riguardo, quindi ora dovrei solo
farlo sapere a Jurgen Gall. Ok! Ok! Forse mi sono montato la testa. Ma vi
voglio rendere partecipi di un’altra mia scoperta, anzi forse sarebbe più
giusto dire deduzione.
Vi siete mai accorti di tutte quelle volte che con il vostro
PC avete fatto un viaggio nel tempo? Infatti, mentre scriviamo con “word” se
non siamo convinti di come la stesura del testo sta prendendo forma, abbiamo la
possibilità di copiare l’ultima parte (o la parte dell’elaborato che ci
interessa), e semplicemente cliccando sul comando “Annulla digitazione”
possiamo tornare indietro a nostro piacimento a un momento precedente della
costruzione dell’elaborato e lì incollarlo ricominciando a scrivere da quel
punto. In sostanza inseriamo una parte della costruzione di un elaborato che
stavamo compiendo nel presente in un momento passato dell’elaborato stesso.
Ebbene, non abbiamo così fatto un viaggio nel tempo? Un viaggio all’indietro?
Per cui, per viaggiare nel tempo, quello che, forse, dovremmo fare è concentrarci
su come selezionare l’ultima parte della nostra esistenza; cliccare “copia”
(non “taglia”, altrimenti rischiamo di cancellare l’ultima parte della nostra
vita inibendoci la possibilità di tornare indietro) e cercare il comando della
digitazione (quella che in “word” è in alto a sinistra) denominata “Annulla
digitazione” e cliccarci su. Così facendo, torneremo indietro fino al giorno
della nostra vita che ci interessa e a quel punto facciamo “incolla”, e il
gioco è fatto. Ora detta così potrebbe sembrare un’assurdità, ma questa è solo
una semplificazione teorica, che, secondo me, se ci concentriamo e lavoriamo
insieme, possiamo trasformare in qualche assioma di fondo che potrebbe essere
utile alla causa di noi dannati ossessionati dalle teorie del tempo. Sia ben
chiaro, non voglio costringere nessuno, è giusto un’idea ispiratami da quello
che scrive Carlos Castaneda: “Siamo esseri viventi; dobbiamo morire e
rinunciare alla nostra consapevolezza. Però se potessimo cambiare, anche solo
una sfumatura, un filo, che misteri ci attenderebbero! Che misteri!”.
IL GOMITOLO D'ORO
C'era una volta un piccolo principe che non aveva
voglia di studiare.
Alcune notti, dopo aver ricevuto una bella predica per
la sua pigrizia, sospirava tristemente, pensando:
Accipicchia! Quando finalmente diventerò grande per
fare tutto quello che mi va, senza dover sempre essere comandato dagli altri?
La mattina seguente, il principino trovò sul suo letto un gomitolo d'oro dal
quale uscì una voce sottile: Trattami con cautela, principe. Questo filo
rappresenta il trascorrere dei tuoi giorni: man mano che passano, il filo si
srotolerà dal gomitolo. Sono a conoscenza, caro principe, del tuo desiderio di
crescere alla svelta, ma fai attenzione! Ti è concesso il dono di srotolare il
gomitolo a tuo piacimento, ma ricorda: tutto il filo che avrai srotolato non
potrai riavvolgerlo, perché i giorni trascorsi non ritornano. Il principe, per
verificare se quello che gli aveva detto la vocina era vero, provò
immediatamente a srotolare una prima parte del gomitolo e in un baleno si
trasformò in un perfetto principe adulto con tanto di uniforme nuova. Tirò
ancora un po' il filo e subito si trovò la corona di suo padre sul capo.
Finalmente era diventato re! Tirò ancora un poco il filo e chiese al gomitolo:
Come saranno mia moglie e i miei figli? Nello stesso istante in cui lo chiese,
una bellissima ragazza e quattro bei bambini comparvero al suo lato. Senza
fermarsi a pensare, la sua curiosità prese il sopravvento e il giovane re
riprese a srotolare il gomitolo per sapere come sarebbero stati i suoi figli da
grandi. I figli divennero adulti e il re, guardandosi allo specchio si ritrovò,
all'improvviso, nei panni di un vecchio decrepito dai capelli bianchi.
Il re, ormai vecchio, si spaventò al vedere quanto
poco filo era rimasto nel gomitolo. Ormai rimanevano pochi giorni nella sua
vita, si erano esauriti a forza di tirare il filo. Disperato, cercò di
riavvolgere immediatamente il filo, ma senza riuscirci. A questo punto, la voce
sottile che gli era ormai familiare disse:
Hai sprecato stupidamente la tua esistenza. Ora tu sai
che i giorni passati non si possono recuperare, l'hai voluto provare sulla tua
pelle. Sei stato presuntuoso e pigro per aver voluto veder trascorrere la tua
vita senza muovere un dito. Non hai saputo aspettare, né lavorare, né seminare.
Così non hai potuto raccogliere nessun frutto. Ora soffri, questo è il tuo
castigo. Il re, dopo un urlo di panico, cadde a terra e morì.
Questo il cappello a cura della redazione:
Viaggiare nel tempo è una delle ossessioni
dell’uomo fin dalla notte dei tempi, e se non fosse così difficile? Pino
Boresta propone una serie di ipotesi, tra immaginazione e scienza.
In foto:
Alcuni momenti di miei progetti artistici, e un ritratto digitale omaggio a Carlos Castaneda.
1 commento:
ma non viaggiamo nel tempo ogni istante e giorno passato della ostra vita?Quando andiamo a dormire e ci annulliamo in quel sonno tanto simile alla morte,non è per la fatica che abbiamo fatto viaggiando nel tempo ed anche nello spazio?Anche se restiamo confinati nelle mura di una camera,in fondo la terra si muove assai velocemente attorno al sole ed il sistema solare si muove nella via Lattea e la Galassia si muove nel cosmo:migliaia di kilometri al gorno.Per questo è così stancante,faticoso vivere;oltre a tutti i dolori del cuore c'è tutto questo movimento nello spazio-tempo che consuma la vita.Vedere poi quello che accadrà,da un momento del presente a qualche giorno spesso non è difficile,perchè le situazioni sono sempre una ripetizione.Se un amico ti dice:stasera guardo la tv,o vado al cinema,o alla partita,non è facile vedere quelle ore future?Il porblema è quello di uscire,dallo spazio-tempo e purtroppo c'è solo un modo,quello che aspetta tutti noi alla fine di una vita di fatica.
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