Agendo/e a contatto
POSTFAZIONE
“La mano scrive, la
mano tocca, la mano ascolta, la mano questa volta impara ad ascoltare. La mano
ascolta colui che legge, la mano ascolta colui che vibra, la mano questa volta
registra il fremito, registra quel fremito altrui come regalo prezioso che conserverà
e forse passerà a qualcun altro”.
Fare un’esperienza per contatto potrebbe essere una forma di
conoscenza a rischio ma possibile, e a mio parere oggi esteticamente più che
mai necessaria, nella cosiddetta arte contemporanea. Per questo motivo ho deciso
di intraprendere questa mia performance durante l’esperimento relazionale
tenutosi a Montefiascone nell’agosto 2017 e denominato Face to Face, a cura di
Giorgio de Finis e dell’associazione ArteLiberaTutti (Marinella Breccola,
Martin Figura, Carmine Leta, Saskia Menting, Francesco Marzetti, Martapesta,
Regula Zwickyl). Ho ritenuto utile mettere in atto questa mio intervento anche
per contestare il mondo del virtuale e tentare una risposta emotiva e politica
che potesse ridurre le distanze e recuperare quel senso di responsabilità che
colma quella solitudine dell’individualismo imperante, che genera mostri come
quelli che al grido di “Allah Akbar” commettono orribili stragi che li portano
solo alla sconfitta di loro stessi.
E forse se si vuole fare veramente una nuova esperienza nel
campo dell’arte, oggi più di ieri, bisogna rinunciare al feticcio digitale
(dove via Internet il proselitismo impera) e tornare al contatto umano, quello
vero, quello del tastare le cose con mano anche quando ciò non sembrerebbe
necessario, né richiesto, né opportuno, ma di fatto dovuto a tutti coloro che
come San Tommaso vogliono toccare, vogliono mettere il dito nella piaga per
sentire le emozioni reali che vibrano all’interno del corpo del Cristo o di un
altro essere umano dentro il quale scorre sangue e non sequenze binarie del
tipo 1100101110101101.
Ebbene sì! Perché toccare la parte nuda del corpo di una
persona, mentre vi legge cosa ha scritto nelle pagine del diario di bordo di
una vita intera, ho creduto potesse dare corso a un nuovo tipo di esperienza
emozionale e in controtendenza alle abitudini della Generazione Y, sempre
connessa. Ho creduto che in un mondo dove l’esperienza virtuale è vista come
l’indagine più importante da indagare e sviluppare, fare qualche passo indietro
e tornare al contatto reale, quello del corpo, quello della carne nuda e cruda,
fosse la cosa giusta da fare. Ho creduto che rendere partecipe qualcun altro,
oltre che dei miei pensieri, anche del batticuore del mio fragile corpo, e
dello scorrere delle emozioni pulsanti in questo, potesse in qualche modo
aiutare ambedue ad avere qualche informazione utile in più per accorciare
quella distanza che sembra dividere sempre di più gli uomini del futuro. Ho
voluto vedere fino a che punto ci si poteva spingere nel mettere in
correlazione mondi diversi creando un cortocircuito in virtù della mise en
place di una situazione imbarazzante, e analizzare così come questo dissimile
mondo di ognuno di noi avrebbe reagito. E se pure oggi sembra che abbia tutto chiaro,
in realtà ho fatto ogni cosa senza preoccuparmi di capire il perché delle
motivazioni che mi inducevano a farla, ma piuttosto delle immotivazioni, poiché
è già da qualche tempo che ho percepito che è tra le immotivazioni che ti
spingono a non fare certe azioni che bisogna indagare, perché è qui che il
campo d’azione e d’investigazione è molto più vasto e interessante. E non
chiamate tutto questo “presentimento”, perché l’artista non ha presentimenti,
l’artista ha intuizioni o tutt’al più pre-intuizioni. Grazie a questo mio
approccio intuizionale sono riuscito a spostare lo spettatore verso un ruolo di
partecipante, innescando una fruizione operativa tipica dell’Opera Aperta.
“E poi lo stato dei corpi si invertì e quella mano parlò.
Quella mano che prima ascoltava, ora se vuole parlerà e dirà… dirà cosa ha
prodotto in lei ciò che ha ascoltato. E io diventai lo spettatore”.
Questa è la spiegazione del progetto/performance riportato anche nel catalogo:
Arte, Varie e Io
Io possiedo una serie di agende sulle quali annoto tutti i
miei appunti e sono di quattro tipi: ci sono quelle dove annoto argomenti
riguardanti l’arte che trovo leggendo le riviste di settore e non, poi vi sono
quelle dove annoto appunti riguardanti argomenti vari (di ogni tipo), in genere
stralci di libri che ho letto, e quindi una terza dove annoto i miei pensieri
scritti in prima istanza su foglietti e fogliacci sparsi qui e lì in ogni dove.
Vi è anche una quarta serie di agende dove riporto tutti i numeri e i conti
delle mie personalissime manie (in una di queste ci sono anche quelle che io
chiamo litanie), questa per chiari motivi non sarà inclusa nel pacchetto per
questo lavoro.
Per Face to Face porterò un’agenda per ogni serie e l’azione
si svolgerà nel seguente modo:
Io e il
visitatore saremo seduti uno di fronte all’altro.
Dopo aver
spiegato la differenza di contenuto delle tre agende gli chiederò di sceglierne
una e dirmi un giorno dell’anno. A questo punto io aprirò l’agenda proprio in
quel giorno e leggerò cosa vi è scritto in quella pagina, mentre lui poggerà la
sua mano su uno dei seguenti punti del mio corpo.
Queste le 10 unità:
Mano del
visitatore sulla mia testa.
Mano del
visitatore sul mio collo.
Mano del
visitatore sulla mia spalla.
Mano del
visitatore sul mio petto.
Mano del
visitatore sulla mia pancia.
Mano del
visitatore sul mio braccio.
Mano del
visitatore sulla mia mano.
Mano del
visitatore sulla mia coscia.
Mano del
visitatore sul mio polpaccio.
Mano del
visitatore sul mio piede.
Una volta che avrò finito di leggere, se avanzerà del tempo,
la mano del visitatore dovrà mantenere il contatto con la parte del mio corpo
che gli sarà stata casualmente assegnata e potrà scegliere se stare zitto per
il tempo restante dei 10 minuti della performance, oppure esporre il suo punto
di vista su ciò che gli è stato appena letto, dove potrebbe aver trovato un
pizzico di premonizione, un consiglio o uno spunto di riflessione.
Qui alcuni esempi di quello che si potrebbe trovare nelle tre agende:
Agenda “Arte” alla pagina 28 novembre 1988
“Non trovo disdicevole per un artista parlare dei problemi
nel proprio lavoro, e dunque delle emozioni che prova di fronte al mondo e alla
vita. Se non fa questo, infatti, cosa ci sta a fare un artista? Capisco d’altra
parte che un certo ripiegamento intimistico esistenziale possa in qualche modo
tradire le attese di coloro che nell’arte chiedono una visione più politica
delle cose, e dunque un impegno essenzialmente sociale e civile. Bene io non
sono sicuro che tale impegno possa e debba essere così diretto come si
pretendeva fino a non molti anni fa. Anche parlare di rose o di amore, in altri
termini, ha una sua connotazione politica quando tutti parlano dei movimenti
del marco e della lira”.
Emilio Isgrò
Agenda “Varie” alla pagina 23 giugno 1988
“Quando a una persona rimane soltanto la fama attribuitagli
come un favore della benevolenza di una corte spettacolare, può cadere in
disgrazia da un momento all’altro. Una notorietà antispettacolare è diventata
una cosa rarissima: io sono uno degli ultimi viventi a possederne una; a non
averne mai avuta un’altra. Ma è diventata anche estremamente sospetta. La
società si è proclamata ufficialmente spettacolare. Essere noto al di fuori
delle relazioni spettacolari equivale già a essere noto come nemico della
società”.
Guy Debord
Agenda “Io” alla pagina 26 gennaio 1984
“Fin da giovane ho sempre cercato qualcosa di mio,
profondamente mio, che potessi far da solo senza bisogno di
nessuno, senza il bisogno degli altri che diventavano sempre
meno affidabili. Qualcosa che mi facesse stare con me, qualcosa che mi facesse
stare bene quando lo facevo, ma che non fosse del tutto sconnesso con il mondo
circostante, ma che anzi in qualche modo servisse e fosse utile a questo mondo
circostante. E ho trovato l’arte. Bisogna sbrigarsi a fare qualcosa, a lasciare
una traccia di sé prima che il caso ti porti via, via per sempre”.
Questa la breve storia di questa mia ultima fatica che potrete trovare, esclusa la postfazione, sul catalogo FACE To FACE ‒ The maieutic machine.
Vi troverete anche tanti altri testi e storie singolari
scritte dai seguenti partecipati: Pasquale Altieri, Paolo Angelosanto,
Francesco Bancheri, Barracuda Trio, Fabio Benincasa, Sara Bernabucci, Gabriele
Boccaccini, Fausta Bonaveri, Pino Boresta, Nicoletta Braga, Gerafin Brunur,
Paolo Buggiani, Livia Cannella, Joshua Cesa, Mario Ciccioli, Anna Maria Civico,
Angelo Colagrossi, Cobol Pongide, Mauro Cuppone, Gianfranco D’Alonso, Giovanni
De Angelis, Aurelia Delfino, Giorgio de Finis, Massimo De Giovanni, Daniela De
Paulis, Francesco D’Incecco, Salvatore Dominelli, Santino Drago, EPVS,
Alessandro Ferraro, Martin Figura, Francesca Fini, Giulia Fiocca, Marco
Fioramanti, Hans Janos Fischer, Simona Frillici, Roberta Gentili, Riccardo
Chiodi/ Piotr Hanzelewicz, Andreas Kloker, Hans-Hermann Koopmann, Natasa
Korosec, Illimine Collective, Itto, Andrea Lanini, La Voce dell’Innocenza,
Carmine Leta, Ada Lombardi, Giuliano Lombardo, Nora Lux, Mauro Magni, Marcello
Mantegazza, Salvatore Manzi, Florencia Martinez, Nicolas Martino, Martapesta,
Francesco Marzetti, Riccardo Marziali, Massimo Mazzone, Antonio Milana,
Veronica Montanino, Maria Giovanna Musso, Omino 71 Eredi, Massimo Orsi, Anna
Maria Panzera, Monica Pirone, Anna Pironti, Cristina Pistoletto, Carlo Prati,
Elisa Resegotti, Giulia Fiocca/Lorenzo Romito, Paola Romoli Venturi, Barbara
Salvucci, Cinzia Sarto, Stefano Sevegnani, Ivana Spinelli, Silvia Stucky,
Stefano Taccone, Francesco Saverio Teruzzi, Alberto Timossi, Daniele Vazquez,
Samuele Vesuvio, Daniele Villa Zorn, Paola Zanini, Luciano Zucaccia, Regula
Zwicky.
Questo il cappello a cura della redazione:
L’artista romano descrive la sua performance
andata in scena nel 2017, durante un esperimento relazionale tenutosi a
Montefiascone, e poi confluito in un libro, a cura di Giorgio de Finis.
In foto:
Due momenti della performance, due ritratti
omaggio ad Emilio Isgrò ed a Guy Debord, il catalogo di Face to Face.
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