"Balloon girl" vs "Gioconda"
Secondo un sondaggio promosso da Samsung TV “La bambina con il palloncino”, il graffito del noto e misterioso Banksy, è l’opera d'arte più amata dai britannici. Il dipinto a stencil, dal titolo originale “Balloon Girl”, che ritrae una bimba che perde un palloncino a forma di cuore, è comparso sul muro di un negozio dell'est di Londra nel 2002 per essere successivamente rimosso nel 2014 ed essere poi venduto per 500mila sterline, circa 560mila euro.
Questo quello che ho trovato scritto in un articolo del luglio del 2017.
Ora qualcuno mi spieghi cosa c’è di così eccezionale, di così intrigante o socialmente valido, ma fin anche di poetico o commovente in un’immagine che mostra una bambina che perde il suo palloncino rosso a forma di cuore. Un palloncino che le sfugge di mano, o da lei abbandonato, questo non è dato farcelo capire, ma a noi non ci importa, visto che non sappiamo neanche di chi sia figlia o che cosa rappresenti realmente. Ebbene devo dire che trovo questa immagine puerile ed inutile. Potrebbe forse trovare senso di esistere nel diario scolastico di uno scolaro di 2° elementare, e di questo se né accorto anche Banksy tanto che per rilanciarla ha deciso di utilizzarla per quella pantomima dell’asta di Sotheby’s.
Eppure, questa bambina è diventata un’icona mondiale al cui successo sto, purtroppo, contribuendo pure io con questo articolo, tant’è vero che credo abbia raggiunto quasi la stessa popolarità della Gioconda o poco ci manchi. Infatti, non ci crederete, ma nella classifica stilata e presente nello stesso articolo della citazione di cui sopra, parlando delle opere d’arte più amate dai britannici, si scopre che sotto questa sorta di capolavoro di Banksy ci sono opere di artisti come: John Constable, William Turner, Peter Blake, David Hockney, Anish Kapoor, Henry Moore. Non so se questo sondaggio, che ha coinvolto duemila persone, sia attendibile, ma a me che da sempre amo Londra e il paese di cui è capitale avendoci passato parte della mia esperienza artistica, renderà questa separazione, dovuta alla Brexit, meno amara da coloro che pensano all’arte in questi termini.
SOLO UN VIGNETTISTA
A mio avviso Banksy è solo un vignettista e come tale deve essere considerato. Un disegnatore satirico che trae inspirazione scopiazzando qual e là, e che inventa delle vignette “politiche-sociali” senza parole che poi riproduce sui muri delle strade, e questa sì! È stata la vera ed unica idea originale. Peccato che non ci abbiano pensato i vignettisti nostrani: Vauro, Staino e Forattini, a mio parere molti più bravi di lui, e le cui vignette trovo socialmente e graficamente molto più belle di quelle dell’artista britannico. Ma questi tre per loro fortuna, o per loro sfortuna visto il successo del writer di Bristol, non hanno mai avuto il bisogno di portare le loro opere sui muri delle città avendo i corrispettivi giornali che le stampano su milioni di copie, e per questo vengono pure regolarmente pagati. Quando si dice l’organo di stampa che ti ammazza la creatività, o forse sarebbe più giusto dire “l’intraprendenza creativa”. E poi questa storia dell’identità nascosta? Addirittura misteriosa, ma per quale motivo dico io? Per quattro disegnucci sui muri? Ma fatemi il piacere, ognuno potrà immaginare da solo quale sia il vero motivo, forse, grazie anche a questa mia sorta di lettera al popolo della street art, anzi no! Al popolo della strada, e qui la vorrei chiudere, ma non posso, se non dopo avervi detto quanto segue:
RISCRIVERE LA STREET ART
Spero non crediate davvero che gli artisti più importanti e rappresentativi della Street Art siano davvero Banksy o Obey.
Forse mi sbaglierò ma ho motivo di credere che la storia della Street Art
deve ancora essere scritta e molto di quello che è stato scritto (affermato) dovrà essere riscritto a seguito di un’analisi non condizionata da fattori dai quali la storia e gli storici non dovrebbero farsi condizionare. Da quando vi è stato il boom della Street Art l’attenzione mediatica nei confronti di questa non si è mai fermata ed anzi è in continua ascesa, per cui ritengo che ci sia ancora in circolazione troppa eccitazione ed interessi in ballo affinché si possa fare una vera attenta analisi del fenomeno dell’arte urbana in tutte le sue manifestazioni. Ma io credo che prima o poi qualcuno dovrà farlo, anche se ho paura che dovrà passare ancora un bel po’ di tempo prima che qualcuno, pur avendo studiato il fenomeno, trovi il coraggio e incominci a scrivere, o meglio a riscrivere, una corretta storia della Street Art nazionale ed internazionale ancora tutta da raccontare.
ESPERIENZE A CONFRONTO
Detto questo a me il misterioso Banksy sta pure simpatico (e la felpa di Obey che mio figlio si è comprato è ancora nel suo cassetto), e sono comunque felice che ci sia lui a vivacizzare la scena artistica con le sue trovate sempre ben architettate, ma soprattutto molto enfatizzate. Infatti, sono in molti quelli che pensano che il suo successo sia dovuto essenzialmente al battage propagandistico continuo di cui sono molto bravi gli inglesi (e gli americani) e con il quale riescono a vedersi benissimo, sia commercialmente che artisticamente, e io proprio non ci posso fare nulla se non riesco a trattenere la mia invidia che ha ragione di esistere in virtù di un sistema artistico debole e cieco come quello italiano, nonché dalla mia incapacità, forse, di rischiare di più: anche se con la mostra dei M.E.R.d.A.- Manifesti Elettorali Rettificati da Asporto, come si dice dalle mie parti “me la sto a rischià”, visto che non mi sono mai nascosto dietro pseudonimi, come usano fare molti pavidi artisti. Io ci ho messo sempre la faccia (in tutti i sensi) e per questo non mi sono mai aspettato premi, ma un minimo di considerazione e rispetto quello sì!
L’ESEMPIO INGLESE
Ma del resto stiamo parlando di un paese come l’Inghilterra che è riuscito a far diventare delle semplici cabine telefoniche e dei bus addirittura delle icone mondiali, che attraggono turismo da tutto il mondo, superando di gran lunga le nostre icone come il Colosseo, il Pantheon, la Basica San Pietro, la Cappella Sistina o Fontana di Trevi e molte altre, che dovrebbero per ovvie ragioni attrarre viaggiatori da tutto il mondo molto di più di quando riescono a fare oltremanica, eppure non è così, e questo dovrebbe spiegare molte cose, non credete?
Qualcuno avrà pensato “Boresta attacca Banksy, ma cerca solo visibilità”. Potrebbe avere ragione, ma ognuno di noi ha diritto di dire quello che pensa e credo che queste mie riflessioni meritino un approfondimento del dibattito per altro già in corso. E poi considerate che ho rischiato la vita per mettere giù queste mie considerazioni scrivendole su 14 foglietti* mentre guidavo sull’ autostrada tra Bologna e Asti partito da Roma per arrivare a Torino dove vado ogni anno a novembre per la fiera di Artissima. Ma mi raccomando voi non fatelo mai, tutt’al più usate la tecnologia di cui io non riesco ancora ad avvantaggiarmi a pieno.
Pubblicato sul sito di “Artribune” 3 dicembre 2018
In foto:
Alcune opere di Banksy rettificate: “Balloon
girl” digitalmente e “Toy” realmente a Londra.
Alcune opere/installazioni della mia mostra
M.E.R.d.A. alla galleria Bianco Contemporaneo di Roma.
Alcuni foglietti di brutta, che hanno poi
generato questo articolo.
* Allego documentazione fotografica del carteggio
Nessun commento:
Posta un commento