Ho
fatto tutto io
“Ho fatto
tutto io, faccio tutto io e farò tutto io”. Questo il tentativo
disperato di alcuni artisti a metà carriera non gratificati dal
sistema economico dell’arte i quali assaliti dall’insicurezza di
non riuscire a essere riconosciuti tentano in ogni modo di conferire
valore al proprio operato. E allora giù a procacciarsi conferenze,
incontri, mostre, interventi, collaborazioni, partecipazioni e
ospitate qui e lì e ovunque sia possibile ribadire, dimostrare, con
la giusta umiltà che lui è stato il primo, il migliore, il più
bravo. L’ho chiamata la sindrome dell’artista mid-career,
del resto accadde anche al nostro sommo poeta che scrisse “Nel
mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, che
la retta via era smarrita”.
Mi ricordo di un artista italiano che
mostrando un vecchio film di due persone che con una corda tesa si
muovevano su un terreno arato sosteneva di essere stato l’inventore
della Land Art, è stato uno dei primi soggetti affetti da questa
sindrome che ho incontrato. Dopo di lui nel tempo ne ho scoperti
molti altri. Probabilmente a questa tipologia di artista, dimostrare
di aver già pensato tutto loro, li tranquillizza e li mette in
condizione di sopravvivere alle continue frustrazioni a cui anche un
artista a metà carriera è sottoposto, magari per non essere stato
invitato a quella biennale, per essere stato ignorato da quel famoso
gallerista o critico o per non godere l’attenzione del tale
collezionista. E quindi non contenti e insofferenti su tutto e tutti
spesso rimettono mano al passato riesumando opere incomplete che
magari neanche ritenevano tali, o lavori che non avevano indagato
fino in fondo semplicemente perché qualche artista più giovane sta
ricevendo consenso con operazioni simili alle sue e di cui si sente
usurpato. Partono cosi aggiranti e striscianti operazioni di
delegittimazione nei confronti dell’uno o tal altro artista il
tutto ovviamente senza mai fare nomi per apparire sempre political
correct. Questi stessi artisti specialmente se famosi non si fanno
invece scrupoli quando sono loro a rubacchiare qua e là qualche
buona intuizione di artisti meno conosciuti avvalorando così la tesi
di chi sostiene che per aver successo in campo artistico non bisogna
affidarsi a professionalità e genialità ma bisogna invece mettere
in campo astuzia e cinismo sfrenato, osservando e sfruttando l’altrui
lavoro.
Pubblicato su;
"Juliet" n. 153 June – September 2011
In foto: Opera di land art dell’
artista Mehmet Ali Uysal in the Park Chaudfontaine (Belgium), Dante
ritratto, “MERDA” ditelo con i fiori Opera di land art di
artista sconosciuto.
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