venerdì 1 febbraio 2013

Glamourart di Pino Boresta


Ce l’ho fatta


Finalmente sono riuscito a partecipare a uno dei vernissage più glamour della capitale. Alla grande galleria a due passi da Piazza di Spagna, arrivo presto e c’è già una piccola fila per entrare, mi guardo intorno e vedo tanta bella gente. Entro, salgo le scale e mi trovo al centro di una enorme sala ovale, e noto subito una bella bionda, magra e senza petto ma di gran classe. Porta un vestitino nero haute couture, su alti sandaletti con tacchi a spillo, vispa come un furetto: si guardava intorno e parlando al cellulare, lo stesso che poco dopo utilizza per fotografare quei grossi quadri perfetti per il salone della sua casa. Anche questa volta incontro il rimorchione che con molta probabilità conosce di arte contemporanea più del 90% dei presenti. Lo saluto, anzi questa volta gli stringo pure la mano. 


Poi incontro Simone che mi racconta di quella volta che dormii in camera con Maurizio Cattelan, a Venezia, e di come discussero animatamente e con opinioni contrarie sulla necessità che un artista realizzi con le proprie mani le sue opere d’arte. Era l’anno in cui Cattelan partecipò alla sezione “Aperto” della Biennale di Venezia con l’opera “Lavorare è un brutto mestiere 1993” che consisté nell’affittare il proprio spazio espositivo a una nota marca di cosmetici. Pare che il Maurizione nazionale, nonostante non fosse ancora quella star che oggi tutti conosciamo, si innervosì molto per l’insistenza della controparte nel sostenere la propria tesi e anche se la storia gli ha dato ragione oggi vi è un dibattito aperto sulla questione in cui le posizioni di molti degli addetti ai lavori è piuttosto vicina a quella del suo temporaneo vicino di letto. I due non si sono mai più rivisti per colpa pare di un cornetto alla crema pacificatorio offerto da Cattelan non accettato da Simone… Dopo un po’ vado via ma questa volta non attacco neanche una delle mie smorfie, Roma non mi merita più. Ah dimenticavo di parlarvi dei quadri: “Dipinti, caratterizzati da una forte gestualità astratta. Si intravedono, come sommerse, scene di corpi attorcigliati dissolte in voluttuose pennellate”.


Pubblicato su; "Juliet" n. 158 June 2012

In foto: L’opera di Maurizio Cattelan alla Biennale di Venezia del 1993, Piazza di Spagna a Roma.




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