venerdì 1 febbraio 2013

Scodificare di Pino Boresta



L’inattuale

Marco Senaldi ha scritto: “L’arte o manifesta una coscienza critica, o non è. Un’arte non critica non produrrebbe nuovi modi di pensare e di vedere, si limiterebbe ad avvallare l’esistente e non sarebbe arte.” 


Questo vale a mio modo di vedere anche quando la critica è rivolta verso se stessa, pertanto una lotta diretta e continua verso il sistema non incarna la solita sterile lamentela, non rappresenta la solita rivendicazione sociale e non vuole essere un’opera di persuasione, ma in alcuni casi un reale lavoro d’arte. Io credo che per generare il nuovo c’è bisogno di coraggio e voglia di rischiare, gridando al mondo intero i propri intenti. C’è bisogno di un vento d’innovazione per rendere più vivi e veri i luoghi dell’arte. Ci vogliono delle impresa e delle azioni indispensabili e necessarie per correggere un sistema e un mondo dove tutto e terribilmente piatto, scontato, prevedibile e codificato. È giunta l’ora di riconoscere il valore e la diversità di chi si impone fuori dagli schemi contro le leggi codificate del sistema, in forme ed espressioni intellettuali inaspettate, bisogna imparare a conoscerle e a riconoscerle senza aver paura di apprezzarle fino in fondo per quelle che sono e cioè un salto di qualità rispetto a tante altre forme d’arte alquanto ingessate e stantie. Marcel Duchamp l’ha scritto “Il grande artista di domani sarà nella clandestinità” e se lo diceva lui che un pizzico di intuito in queste cose credo gli vada riconosciuto qualcosa di vero dovrà pur esserci, non credete? Infatti, in alcuni casi non essere assorbiti dall’establishment culturale può risultare utile per testare le capacità, il valore e la combattività di un vero artista che spesso è proprio nell’ostracismo e nelle condizioni a lui avverse che trova la forza di superare ogni tipo di difficoltà. 


Questo perché essere relegato e stare ai margini del sistema piuttosto che essere confusi tra la massa uniforme e molteplice degli omologati, allineati e ben coperti del sistema aiuta in alcuni casi a stimolare l’ingegno e la fantasia. C’è anche chi trova tutto questo inattuale, ma pare che sia un complimento visto che c’è chi ha scritto dell’opera di Alighiero: “Il concettualismo di Boetti non è modernista né postmoderno è inattuale”. Per cui come dice John Fante Fallire può essere positivo. Non è una di quelle cose che ti distruggono, ma ti ispirano, spingendoti a continuare. Il fallimento è una sfida a continuare. In un campo in cui gli strumenti sono carta e penna cosa c’è da perdere? Mi piace perdere. C’è sempre da imparare.”


Pubblicato su; "Juliet" n. 152 April – May 2011

In foto: Foto composizione Marco Senaldi, Foto composizione Alighiero Boetti.

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