venerdì 1 febbraio 2013

Kermessart di Pino Boresta


Esserci e scomparire




Cosa esiste di più sperimentale che esserci, per poi sparire in mezzo a tutte le altre centinaia di opere sparpagliate in ogni dove; sopra e sotto a destra e sinistra di qua e di là, dentro e fuori e ovunque sia possibile infilare qualcosa. Questo il destino degli artisti italiani che hanno partecipato alla mostra nel padiglione Italia della 54° Biennale di Venezia. Una kermesse che nonostante le critiche o, forse, proprio grazie a queste, ha fatto il pienone, almeno nei giorni del vernissage. Infatti, visto il così alto numero di artisti, il successo di pubblico era probabilmente l’unica cosa prevedibile. Del resto come si poteva far mancare la propria presenza in un giorno così importante a tanti artisti che la biennale se la sognano anche di notte proprio come me, e pensare che Vittorio mi aveva pure telefonato ma dopo una breve chiacchierata mi ha detto che non lo avevo convinto, che sia un buon segno? 


Ora mi domando è meglio la grande ammucchiata di Sgarbi o un padiglione Italia assente? Ha chi ha veramente nociuto un pasticcio come quello di Sgarbi? A quei due artisti che sarebbero stati invitati perché appartenenti alla lobby dei soliti noti scelti al posto dei 300 (né giovani né belli né forti) o alla credibilità della nostra arte contemporanea nei confronti del mondo? Ma del resto chi ci dice che la prossima volta non sia peggio? Per questo io non ne farei un dramma ma proporrei Sgarbi santo subito: ha regalato un sogno a centinaia di artisti e la speranza ad altri migliaia, e in tutto questo non ci sarebbe niente di male se non fosse la stessa legge della natura a insegnarci che la specie non migliora senza selezione, e madre-natura sceglie realmente i migliori e in genere non sbaglia. 


Chi ama le statistiche sottolinea i numeri e le cifre vincenti di questa Biennale che il personaggio mediatico Vittorio Sgarbi ha contributo a migliorare, ma ora la palla (avvelenata?) passa ai prossimi curatori della 55° Biennale con la speranza che sappiano approfittare di tutta questa aumentata popolarità dimostrandoci che “L’arte non è cosa nostra”.



Pubblicato su; "Juliet" n. 157 April – May 2012


In foto: Due momenti della performance del cantante del complesso “Elio e le storie tese”durante il vernissage del Padiglione Italiano della 55° Biennale di Venezia, Foto opera composizione del manifesto del Padiglione Italiano.

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